Si salvano gli speculatori e i banchieri e si fa pagare la crisi ai salariati. Non è una novità. In Francia, la protesta contro l’aumento dell’età pensionabile e il taglio delle pensioni ha portato nelle ultime settimane nelle strade e piazze milioni di manifestanti. Il ministro del lavoro Eric Woerth, incaricato di portare avanti i tagli, è lo stesso su cui pende l’accusa di aver aiutato la miliardaria corrotta Liliane Bettencourt ad eludere milioni di euro dovuti al fisco.
Tutte le fonti (salvo gli sgherri, ovviamente) sono d'accordo che la partecipazione è stata superiore anche a quelle, pur imponenti, che si sono tenute nelle scorse settimane: 330.000 salariati hanno manifestato a Parigi; 230.000 a Marsiglia; 145.000 a Tolosa, a Bordeaux 130.000, 95.000 di Nantes; oltre 70.000 sia a Rouen, a Montpellier e Grenoble. Complessivamente, in tutta la Francia, oltre tre milioni.
La classe dominante, ben consapevole di dover affrontare una protesta sociale di ampie proporzioni e che potrebbe trasformarsi in una minaccia politica, si augura che i sindacati siano in grado di contenere l'opposizione di massa in modo che il governo possa mantenere la legge sui tagli alle pensioni. Il quotidiano Est Républicain (nel cui sito è possibile vedere delle immagini delle manifestazioni), ha scritto:
«Tutti gli ingredienti di rivolta sociale sono presenti: un governo molto impopolare, una riforma che viene considerata ingiusta, l'opinione pubblica disorientata dalla crisi, la disoccupazione cronica e gli studenti delle scuole superiori che sono tentati di dimostrare. I lavoratori stanno lottando per mantenere le loro conquiste sociali pur consapevoli che un’epoca sta finendo».
Infatti, i salariati stanno prendendo coscienza del fallimento dei sindacati e dei partiti esistenti, la cui opposizione ai tagli sociali è solo una posa e una frode. Si stanno rendendo conto che l’organizzazione pacifica di queste proteste episodiche è inefficace. In un'intervista a Libération, la settimana scorsa, il segretario Cgt Bernard Thibault ha spiegato che la richiesta di uno sciopero generale è stata «uno slogan che per me è del tutto astratto, astruso. ... Ciò non corrisponde al modo in cui si aumenta il rapporto di forze». Il tradimento di questi venduti costituisce il principale vantaggio della borghesia sulle classi salariate: il controllo politico sugli scioperi, attraverso i partiti e i sindacati esistenti, utilizzati per scongiurare che gli scioperi possano evolversi in una lotta politica contro il governo e la borghesia, diffondendo l'illusione che i tagli possono essere "migliorati", attraverso il rito della negoziazione.
Per motivi impliciti ma non meno evidenti, i media italiani non parlano di queste imponenti manifestazioni, ma dedicano ampio spazio all’uomo forte della Confindustrai, Marcegaglia, il quale sarebbe oggetto, da parte di un giornale di proprietà di Berlusconi, di minacce e violenza privata per aver comunicato informalmente all’addetto stampa di Confindustria di voler svolgere un’inchiesta sugli affari poco puliti della famiglia del presidente degli industriali. Sul contenuto delle “rivelazioni” che il quotidiano avrebbe “minacciato” di fare non si parla. Ci sarebbero storie di evasione fiscale (tanto per non cambiare) e di smaltimento di rifiuti tossici (un tema invero poco appassionante) e poi dell’altro.
In Italia ci si occupa inoltre di quei manifestanti definiti dai ras sindacali quali squadristi per aver tracciato con lo spray una scritta sul muro di una sede sindacale e lasciato in portineria una confezione di uova fresche con un biglietto: lanciatevele da soli.
Verranno tempi in cui la borghesia e i suoi servi ricorderanno questi fatti con nostalgia.
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