A giudicare dall'immagine non si direbbe!
La Cina ha aumentato i tassi. E chi se ne frega!
Si tratta invece di una manovra necessaria: primo perché i tassi reali erano ormai in negativo; secondo, perché deve raffreddare l’economia per evitare l’incendio. Se questo aumento dei tassi, e conseguente rivalutazione dello yuan, comporti anche una corsa degli investimenti esteri verso la moneta cinese è cosa tutta da verificare. Invece potrebbe provocare un rallentamento dei consumi cinesi a danno delle esportazioni coreane, giapponesi, americane ed europee. Si tratta comunque di tendenze e controtendenze tutte da dimostrare.
Il dato macro resta: la Cina è una potenza economica e militare di tutto rispetto, quindi un antagonista assai poco gradito agli Usa. Ma non alle multinazionali Usa che operano in Cina o vi esportano. E meno ancora alla miriade di produttori di materie prime, in primis di idrocarburi, che fanno affari d’oro con la voracità energetica del Dragone. Se la Cina saprà crearsi dei canali di approvvigionamento svicolati dal controllo e dall’eventuale minaccia militare Usa, avrà centrato un importante obiettivo.
Ma una pipeline può essere distrutta, da chi ne possiede i mezzi necessari, in pochi minuti. Ecco perché in questo post citavo le parole di Robert Gates, uno degli uomini più potenti del pianeta, non da oggi.
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