Da un intervista di repubblica a Pierluigi Bersani:
«Sono irritato per come qualcuno ci descrive. Noi non siamo incerti, non abbiamo una linea opportunista. Chi lo dice non capisce un accidente».
Con chi ce l'ha?
"Con qualche commentatore. Il Pd è un partito che discute. Ma soprattutto ha un compito diverso da quello di aderire o meno a manifestazioni sindacali".
In definitiva qual è l’idea di Bersani?
"Serve un nuovo "patto sociale". In tutto l'occidente c'è la crisi del lavoro. Certamente bisogna spostare l'attenzione sul livello aziendale di contrattazione e flessibilizzare il livello nazionale".
Anche lei definirebbe Marchionne un dittatore?
"No, semmai è diventato un po' americano. Ma il problema è che non ha avuto un governo e un ministro. Nessuna interlocuzione, non hanno fatto niente. In questo contesto Marchionne fa un po' il battitore libero".
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Il Compito del Pd non è quello di stare attivamente dalla parte dei salariati, di aderire alla loro protesta contro il governo e il padronato. Il compito del Pd è di chiacchierare, di aderire alle convention della Confindustria, agli incontri con gli Istituti dell’imperialismo, con i bureau finanziari, fare il ruffiano con il Vaticano, dirigere organismi dell’intelligence, di sedere con propri rappresentanti nei consigli di amministrazione, di “avere una banca”, ma soprattutto di rendere innocua la lotta di classe. Insomma, una classe politica “nuova”, formatasi esclusivamente nelle organizzazioni di partito, negli uffici studi, nelle università, nei traffici degli enti pubblici e nelle professioni forensi, che ha come scopo quello di “salvare” lo Stato mantenendo sostanzialmente intatte le basi tradizionali dello Stato stesso, cioè l’alleanza tra il parassitismo industriale del nord e le camorre del sud, con un piede nei consorzi di “privatizzazione” e l’altro negli organismi del business nucleare, eccetera. Un “nuovo” trasformismo di stampo giolittiano.
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