Berlusconi è nella brace, Bossi in padella. Una cosa è certa, questa legislatura è prossima alla fine, non dura in coma altri tre anni.
Tuttavia si tratta di una crisi di sistema, che data da una ventina d’anni e che il cavaliere aveva occultata con il suo faccione, le promesse, la demagogia, insomma la réclame, l'appoggio della rendita, dell'evasione, del populismo leghista, del neofascimo ravveduto.
Tuttavia si tratta di una crisi di sistema, che data da una ventina d’anni e che il cavaliere aveva occultata con il suo faccione, le promesse, la demagogia, insomma la réclame, l'appoggio della rendita, dell'evasione, del populismo leghista, del neofascimo ravveduto.
Il potere reale chiede alla politica di agire. C’è la questione economica, il riassetto industriale e produttivo nazionale (Fiat docet), l’esigenza cioè di un’ulteriore stretta sulle condizioni di vita e di lavoro di parecchia gente. La dichiarazione di guerra deve essere accompagnata da qualche specchietto per le allodole, delle misure che vadano a colpire, almeno a chiacchiere, certe posizioni di rendita e di evasione fiscale.
L’urgenza potrebbe essere dettata da un abbassamento del rating sul debito pubblico. Diciamo sul finire dell’estate o nel primo autunno. Un aiutino.
All’orizzonte c’è quindi un governo tecnico, non è escluso che possa essere di larghissime intese, se Berlusconi si farà da parte in cambio di alcune autorevolissime assicurazioni sul suo futuro. Poi le elezioni, con sorpresa.
Viceversa, potrebbero entrare in gioco manine e manone.
* * *Scrive il primo agosto Eugenio Scalfari:
E aggiunge sibillino:
* * *
La richiesta di scioglimento anticipato delle Camere comporta in via preliminare che il presidente della Repubblica verifichi se esiste una maggioranza favorevole al proseguimento della Legislatura. Se questa maggioranza c'è, dovrà indicare il presidente del Consiglio. Ma il capo dello Stato può anche dar vita ad un governo istituzionale che abbia la fiducia del Parlamento, se ritiene che la fine anticipata della Legislatura esponga il Paese a gravi rischi.
Nel nostro caso i gravi rischi obiettivamente esistono e sono di natura economica e soprattutto finanziaria. Scadrà a partire dall'autunno una massa di titoli pubblici dell'ordine di cento e più miliardi di euro che imporranno al Tesoro una gestione tecnica particolarmente oculata e richiederanno al tempo stesso una guida politica che abbia una sua visione degli interessi generali e della coesione sociale.
Passare attraverso una campagna elettorale estremamente accesa e dall'esito incertissimo che dovrebbe svolgersi proprio nell'arco di tempo in cui il Tesoro si troverà al centro di mercati ribollenti e fortemente speculativi significa alzare le vele in mezzo ad un tifone che potrebbe diventare uno «tsunami» catastrofico. Il presidente Napolitano credo sia perfettamente consapevole della pericolosità che la strategia d'attacco di Berlusconi ha messo in moto. Sarà perciò suo diritto-dovere esplorare tutte le soluzioni che evitino un'imprudenza di massimo rischio.
Tutte le forze politiche e sociali che abbiano consapevolezza degli interessi del Paese dovranno fornire pieno appoggio al capo dello Stato creando le condizioni che assicurino successo alle sue iniziative. La condizione numero uno è di evitare le elezioni finché durerà l'emergenza del debito pubblico. Da questo punto di vista gli inviti ripetutamente lanciati da Di Pietro e anche da Vendola alle elezioni anticipate sono – è il meno che si possa dire – irresponsabili e sconsiderati, anteponendo meschini interessi di bottega a quelli reali del Paese. Darebbero di fatto una mano all'irresponsabilità berlusconiana e aprirebbero la strada alle peggiori avventure. È perciò auspicabile che si rendano conto di quale sia la risposta necessaria per evitare un caos politico e uno «tsunami» finanziario.
Bersani propone da tempo un governo di larghe intese. Casini ha detto più volte che in caso di emergenza è disposto a partecipare ad una soluzione di questo tipo. L'emergenza c'è, è in atto e raggiungerà il suo culmine se Berlusconi chiederà lo scioglimento anticipato delle Camere.
Nel nostro caso i gravi rischi obiettivamente esistono e sono di natura economica e soprattutto finanziaria. Scadrà a partire dall'autunno una massa di titoli pubblici dell'ordine di cento e più miliardi di euro che imporranno al Tesoro una gestione tecnica particolarmente oculata e richiederanno al tempo stesso una guida politica che abbia una sua visione degli interessi generali e della coesione sociale.
Passare attraverso una campagna elettorale estremamente accesa e dall'esito incertissimo che dovrebbe svolgersi proprio nell'arco di tempo in cui il Tesoro si troverà al centro di mercati ribollenti e fortemente speculativi significa alzare le vele in mezzo ad un tifone che potrebbe diventare uno «tsunami» catastrofico. Il presidente Napolitano credo sia perfettamente consapevole della pericolosità che la strategia d'attacco di Berlusconi ha messo in moto. Sarà perciò suo diritto-dovere esplorare tutte le soluzioni che evitino un'imprudenza di massimo rischio.
Tutte le forze politiche e sociali che abbiano consapevolezza degli interessi del Paese dovranno fornire pieno appoggio al capo dello Stato creando le condizioni che assicurino successo alle sue iniziative. La condizione numero uno è di evitare le elezioni finché durerà l'emergenza del debito pubblico. Da questo punto di vista gli inviti ripetutamente lanciati da Di Pietro e anche da Vendola alle elezioni anticipate sono – è il meno che si possa dire – irresponsabili e sconsiderati, anteponendo meschini interessi di bottega a quelli reali del Paese. Darebbero di fatto una mano all'irresponsabilità berlusconiana e aprirebbero la strada alle peggiori avventure. È perciò auspicabile che si rendano conto di quale sia la risposta necessaria per evitare un caos politico e uno «tsunami» finanziario.
Bersani propone da tempo un governo di larghe intese. Casini ha detto più volte che in caso di emergenza è disposto a partecipare ad una soluzione di questo tipo. L'emergenza c'è, è in atto e raggiungerà il suo culmine se Berlusconi chiederà lo scioglimento anticipato delle Camere.
E aggiunge sibillino:
Le persone di buon senso e di sollecitudine nazionale ed europea sanno benissimo in quale direzione muoversi purché trovino il coraggio di metter da parte le proprie botteghe e si assumano il carico di responsabilità che la situazione richiede.
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