Il sole è al tramonto, quella domenica del 29 luglio. Nel parco, da una carrozza scoperta, un uomo alto e robusto, circondato da un’enorme folla, sta consegnando delle pergamene, degli attestati, a degli atleti che hanno partecipato a un saggio ginnico. Per il gran caldo non indossa la maglia d’acciaio per le apparizioni pubbliche. Improvvisamente, un uomo, un giovane ben vestito, dai capelli tirati a lucido con la brillantina, con dei bei baffi, apparentemente calmo, sereno, estrae dalla tasca una piccola rivoltella, una Harrington & Richardson calibro 32, con il braccio teso la punta al volto del re d’Italia e spara tre colpi.
Era tornato dall’America, Gaetano Bresci, operaio, per compiere quell’atto di giustizia, per riparare al crimine di due anni prima, quando le truppe avevano aperto il fuoco con i cannoni contro la folla affamata, contro i proletari che protestavano per il rincaro della farina. Oltre 88 morti e 400 feriti, dissero le fonti ufficiali; secondo altre fonti, più di 300 i morti e tra i 400 e gli 800 i feriti.
Il comandante delle truppe fu insignito dal monarca della gran croce dell'ordine militare di savoia e nominato senatore del regno.
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