martedì 6 luglio 2010

Nato il 6 luglio



Il primo studioso che ebbe a occuparsi dell’imperialismo moderno fu John Atkinson Hobson, nato il 6 luglio 1856 e morto 70 anni or sono. Era un fabiano, apparteneva cioè alla Fabian Society, fondata da un gruppodi intellettuali borghesi a Londra nel 1884. Tra i promotori furono anche i coniugi Webb e G.B. Shaw. L'associazione prese il nome dal famoso condottiero romano Fabio il Temporeggiatore; i fabiani ritenevano infatti che il proletariato dovesse evitare le battaglie decisive ed erano per un gradualismo evoluzionistico di tipo illuministico. Hobson fu autore di un’opera fondamentale (L’imperialismo, tr. it. ISEDI) che ebbe lo scopo, tra l’altro, di precisare il significato di una parola che fu sin da quel tempo sulle labbra di tutti e che venne usata “per designare il più importante movimento esistente della politica del mondo occidentale” di allora e di oggi. L’opera è del 1902 e da essa trasse spunto Lenin per il suo studio: L’imperialismo, fase suprema del capitalismo, scritto nel 1916 a Zurigo.
Scriveva Hobson a riguardo del controllo del potere economico sulla stampa:
« […] l’influenza diretta esercitata dalle grandi aziende finanziarie sull’“alta politica” è sostenuta dal controllo che esse esercitano sul corpo dell’opinione pubblica attraverso la stampa, che in ogni paese “civile” sta diventando sempre di più un loro obbediente strumento. Mentre i giornali finanziari specializzati impongono “fatti” e “opinioni” alla comunità degli affari, la maggior parte della stampa passa sempre di più sotto il dominio consapevole o inconsapevole dei finanzieri; […] molti giornali influenti appartengono alle aziende finanziarie, che non li usano principalmente per trarne profitti, ma per suscitare nell’opinione pubblica credenze e sentimenti tali da influenzare la politica nazionale e di conseguenza anche il mercato del denaro. […] il fatto che la stampa dipenda interamente per i suoi profitti dalle colonne di pubblicità, ha creato una riluttanza peculiare a opporsi ai gruppi finanziari organizzati che hanno il controllo di una parte molto grande di essa [pp.54-55].
Le questioni finanziarie ed economiche non sono solo gli affari degli altri, dei ricchi, della politica. Sotto molti riguardi esse sono invece soprattutto e direttamente cazzi nostri. Se esse appaiono complesse, difficili, inestricabili, ciò non è dovuto alla loro natura, di per sé semplice come i conti della serva. La difficoltà sorge nel momento, cioè sempre, in cui tali materie vengono manipolate dall’ideologia, cioè nell’interesse dei padroni del vapore e dei loro manovali, gli addetti alla propaganda che mascherano con un fluente inglese gli sporchi traffici.

Nessun commento:

Posta un commento