Nel post precedente, do conto di come il potere economico multinazionale, con in testa le banche tedesche, intenda affrontare la crisi del debito che vede coinvolti numerosi paesi europei: avocando a sé, cioè alle banche, il potere sovrano degli Stati in materia di bilancio, quindi sugli aspetti più importanti di politica economica e sociale.
A tale scopo, il Club di Berlino intenderebbe assegnare formalmente, per ogni paese interessato alle “restrizioni del potere sovrano”, ad “un individuo o gruppo di individui con familiarità con le caratteristiche regionali del Paese debitore”, il quale, o i quali, fungerebbero da commissari liquidatori. Venderebbero cioè ai loro datori di lavoro, le banche, l'argenteria e i beni di famiglia dei paesi debitori. Naturalmente basterà abassare ulteriormente il rating di tali paesi (vedi la settimana scorsa il Portogallo), quindi far salire il tasso d'interesse sul debito, perché il gioco continui fino alla rovina completa dei malcapitati.
Se non si comprende che la finanza internazionale agisce come una bisca, è difficile vedere chiaro sul resto.
Una conferma ulteriore di tale svolgimento è data da Eugenio Scalfari nel suo editoriale di questa mattina. Scalfari è un personaggio di un certo ambiente, oltre che egli stesso molto ricco. Perciò se parla per sentito dire, nondimeno quello che sente proviene da fonte altolocata e attendibile. Scrive:
«Occorre che si formi un'altra diversa maggioranza. Quest'ipotesi non è impossibile; potrebbe quindi formarsi un governo di transizione sostenuto da uno schieramento parlamentare che vada da Casini fino alla sinistra, con l'appoggio anche di Fini e dei suoi seguaci.
L'obiettivo dovrebbe essere limitato: cambiare la legge elettorale in senso uninominale, affrontare nel segno della continuità la crisi economica perseguendo l'obiettivo di stabilizzare il debito pubblico e se possibile sostenendo i redditi più deboli e diminuendo il carico tributario su imprese e lavoratori dipendenti.
L'obiettivo dovrebbe essere limitato: cambiare la legge elettorale in senso uninominale, affrontare nel segno della continuità la crisi economica perseguendo l'obiettivo di stabilizzare il debito pubblico e se possibile sostenendo i redditi più deboli e diminuendo il carico tributario su imprese e lavoratori dipendenti.
[…] C'è un solo personaggio nel centrodestra interessato a non interrompere la legislatura anzitempo ed è - o dovrebbe essere - Giulio Tremonti.
Il ministro dell'Economia ha legato il suo nome alla politica europea di stabilizzazione del debito. Un'interruzione traumatica della Legislatura proprio in coincidenza con massicce scadenze di titoli del debito pubblico italiano, potrebbe mettere il Tesoro in gravissima situazione. Dal punto di vista dell'interesse nazionale sarebbe un'avventura estremamente rischiosa della quale sembra strano che Tremonti possa rendersi corresponsabile.
La domanda allora è questa: è ipotizzabile un governo Tremonti senza Berlusconi e senza la Cricca, cui non risulta che Tremonti appartenga? Oppure un governo Monti? Oppure ancora un governo Draghi? E insomma un governo del Presidente, con una maggioranza di "chi ci sta ci sta"?».
La domanda allora è questa: è ipotizzabile un governo Tremonti senza Berlusconi e senza la Cricca, cui non risulta che Tremonti appartenga? Oppure un governo Monti? Oppure ancora un governo Draghi? E insomma un governo del Presidente, con una maggioranza di "chi ci sta ci sta"?».
C’è un solo punto sul quale forse Scalfari si sbaglia, ovvero quando dice che «Questa partita si giocherà probabilmente all'inizio della prossima primavera». I mercati, cioè il capitale finanziario, i padroni, non è detto che possano aspettare tanto.
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