lunedì 6 marzo 2023

“Mussolini non dà ascolto agli asini”

Io lo so come si chiamava quel Piero di Torino: Fassino. A bastonarlo furono i comunisti, quelli dell’Istituto Tecnico Gramsci, noti fiancheggiatori delle brigate rosse.

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Una cosa dimenticano questi einaudiani del senno di poi: che dopo la marcia su Roma, i liberali fecero parte del governo Mussolini per anni. Consiglio loro una lettura: le lettere accorate e adulatorie che Einaudi, oppositore delle “mortificanti dottrine socialistiche”, scrisse a Benito Mussolini. Si possono leggere in appendice al volume dello storico Giuseppe Carlo Marino, L’autarchia della cultura. Intellettuali e fascismo negli anni trenta, Roma 1983.

Il 27 marzo del 1928, ad esempio, Einaudi scriveva di nuovo a Mussolini, ringraziandolo per averlo voluto subito ricevere e per avere calmato la sua “angoscia di padre”. Si riferiva all’arresto del figlio Roberto reo di aver diffuso volantini antifascisti, liberato poi per intervento diretto del Duce: «Solo una momentanea, per me incomprensibile, giovanile assenza, ha potuto fargli dimenticare come io avessi dato da anni l’esempio della più scrupolosa riservatezza nel parlare, nello scrivere e nell’operare. Tutta la mia famiglia, la quale attende con ansia la notizia del generoso atto d’indulgenza che l’E.V. ha voluto farmi sperare, ubbidirà, ne resto io garante, all’imperativo derivante da questa mia dichiarazione; né mai accadrà che si ripeta, in qualunque forma, l’atto sconsiderato che di tanto turbamento nostro fu causa».

E ancora, all’avvento di Hitler al potere: «La Germania hitleriana – riassumo quel che si lesse e si sentì – è la barbarie, l’orda unna accampata in mezzo all’Europa, è il più nero medio evo redivivo. L’Italia è cosa tutta diversa. Mussolini non perseguita gli ebrei; non licenzia a centinaia i professori. Ha chiesto ad essi bensì un giuramento, ma poi li lascia liberi nelle loro opinioni scientifiche; non dà ascolto agli asini, che da sé si dicono fascisti, per cacciar di seggio studiosi innocui accusati come antifascisti. Mussolini non brucia libri sulle pubbliche piazze e lascia ad Hitler il vanto di ripetere l’incendio della biblioteca di Alessandria. Egli non epura le Accademie e rispetta la scienza».

3 commenti:

  1. "il fscismo è l'autobiografia della nazione" diceva il povero Piero. si starà rivoltando nella tomba

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  2. È singolare che proprio quando i comunisti sono al minimo storico l'anticomunismo si faccia rabbioso. Devono essersi veramente cacati sotto nel secolo passato se gli è rimasta questa grande paura del babau.
    Pietro

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