lunedì 21 febbraio 2022

Stupidi e ciechi

 

Con la Risoluzione 47/1 del 19 settembre 1992, L’Assemblea generale, considerata la dissoluzione della Repubblica federale dell’ex Iugoslavia, decise che una nuova domanda di ammissione alle Nazioni Unite dovesse essere presentata dagli Stati sorti sull’ex territorio iugoslavo. Tuttavia, il Consiglio giuridico dell’ONU ritenne che la missione permanente dell’ex Iugoslavia potesse continuare a funzionare e, conseguentemente, potesse partecipazione ai lavori dell’Assemblea generale, ricevere e far circolare documenti.

Immaginiamo i diplomatici e il personale addetto della missione permanente dell’ex Iugoslavia accreditati all’ONU, residenti con ogni probabilità a New York, chi con la rispettiva famiglia, in che situazione paradossale e difficile vennero a trovarsi, vale a dire a rappresentare una federazione di Stati che si stava estinguendo o che già nei fatti non esisteva più come tale. Slovenia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina e Macedonia si erano proclamate indipendenti, solo Serbia e Montenegro decisero di rimanere uniti come federazione e fino al 2003, quando la Repubblica Federale di Iugoslavia cambiò denominazione in Unione Statale di Serbia e Montenegro, tuttavia la federazione restò in vigore fino al 21 maggio 2006.

Un caso analogo accadde per l’Iraq, al cui governo transitorio, costituito dall’Autorità della coalizione occupante, nel 2003, non venne riconosciuto il potere di indicare propri rappresentanti alle Nazioni Unite e, pertanto, i rappresentanti precedenti del governo deposto dell’Iraq continuarono a rappresentare lo Stato membro, sebbene in via provvisoria.

Rappresentanti che erano stati nominati da quello che era diventato, causa l’invasione americana (in assenza di un’autorizzazione esplicita del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite), il latitante Saddam Hussein, in precedenza usato come alleato contro l’Iran.

Altro caso singolare e che per certi versi ci riporta ai giorni nostri. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite, a proposito della riduzione del 40% dell’organico che gli Stati Uniti richiesero nel 1986 alle missioni dell’Urss, dell’Ucraina e della Bielorussia presso L’ONU, adottò varie Risoluzioni (*) al fine di ridurre, in quattro tappe, gli effettivi delle tre missioni permanenti. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America ingiunse tale riduzione delle missioni permanenti sovietiche con la motivazione di ridurre “il rischio di attività illecite e di proteggere la sicurezza nazionale”.

Gli USA non potevano imporre misure unilaterali, come nel caso delle rappresentanze diplomatiche accreditate a Washington. L’unica via percorribile al riguardo era quella preconizzata dal Consigliere giuridico delle Nazioni Unite nella riunione del 14 marzo 1986 del Comitato per le relazioni con lo Stato ospite, consistente in un negoziato bilaterale, seguito in caso d’insuccesso da una procedura di conciliazione. Tuttavia, ben presto la questione si trasformò da querelle giuridica in caso politico e, di fronte all’intransigenza degli Stati Uniti, le repubbliche sovietiche procedettero alla riduzione sollecitata nella misura e nei tempi richiesti.

Come si può notare, le provocazioni e le forzature non sono nuove da parte degli USA. Oggi, con provocazioni e forzature di ogni genere, gli USA e i loro galoppini vogliono costringere la Russia a intervenire direttamente nel territorio del Donbass, a difesa della popolazione russa che lì è in larga maggioranza.

Già si stanno evacuando migliaia di abitanti che confluiscono nella regione di Rostov in Russia, ma questo non fa notizia nei media liberi e democratici. La guerra è già iniziata, quella combattuta dalla propaganda mediatica, che descrive con dovizia i piani d’invasione fissandone il giorno. Sono senza vergogna, privi di qualsiasi dignità personale. La pace e la guerra, il destino dei popoli, è ostaggio di banditi internazionali e dei loro volenterosi complici che controllano i media.

Votiamo ed eleggiamo liberamente i nostri rappresentati politici, abbiamo le più belle Costituzioni del mondo. Decine di milioni di persone lo stanno sperimentando, finalmente a occhi aperti e sulla propria pelle. Quanto al resto, se non con le armi chimiche “di distruzione di massa”, altri pretesti li trovano sempre per annientare “i regimi” e fare terra bruciata con milioni di morti e di profughi da accogliere in Europa. Il mondo intero si prepara alla guerra, è una questione del prossimo futuro. Stupidi e ciechi.

(*) Le Risoluzioni: 41/82 del 3 novembre 1986; 43/48 del 30 novembre 1988; 43/49 del 2 dicembre 1988 e 43/172 del 9 dicembre 1988.


4 commenti:

  1. Storicamente la Russia ha retto molte delle invasioni che ha subito (da quella delle orde mongole fino a quella delle armate naziste) chiudendosi al mondo e radicalizzando la propria diversità, soprattutto rispetto agli Occidentali. Se accadesse anche questa volta sarebbe una apparentemente sconfitta per la NATO ma una concreta vittoria per gli USA, che sottrarrebbero agli Europei, ancora una volta, il loro Sudamerica. Può sembrarci uno scenario fantastorico ma cosa è stato in effetti per 70 anni l'URSS se non un grande congelatore della Storia? I processi di modernizzazione appaiono spesso più strumentali che radicalmente trasformativi.
    (Peppe)

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    1. l'Urss congelatore della storia? lungi da me prenderne le difese, ma l'Urss ha portato la Russia dal medioevo alla storia moderna.

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  2. https://tg24.sky.it/mondo/2022/01/06/2022-partito-repubblicano-usa-prospettive-trump

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  3. Per non parlare di quella spocchioso vicepresidente K.Harris.
    E quella sarebbe la paladina dei diritti civili e la pace?
    Sono da voltastomaco!

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