martedì 15 febbraio 2022

Gust in time

 

Era solo ieri.

Purché si fermino le fastidiose visite dei politici stranieri Putin ritira i soldati dal proprio confine con l’Ucraìna. E poi le chiamate super urgenti di Alexander de Pfeffel e Joseph Robinette (non sapete chi sono? i veri nomi di due pagliacci internazionali). Questo dovrebbe essere l’autentico messaggio sulle pagine web dei giornali, dopo che per settimane ci hanno scassato la guallera sull’imminentissimo, micidiale e proditorio attacco russo, infine dato per certo per il 16 febbraio, vale a dire per domani. Sono arrivati giusto in tempo questi pagliacci a Mosca, merito loro ovviamente.

Pare che Putin si sia lasciato sfuggire queste considerazioni: «Spero che sia finita. Cos’altro devo fare perché mi lascino in pace? Entrare nella NATO? Dare Pietrogrado alla Finlandia? Farò come Gorbaciov, firmerò tutto se smetteranno di rompermi il cazzo!».

Proprio quando Washington e il suo burattino di Londra, senza uno straccio di prova, stavano suonando i tamburi di guerra, a 24 ore dalla presunta invasione dell’Ucraìna da parte delle truppe russe, è diventato chiaro che ciò non accadrà. In Ucraìna da domani ci saranno più agenti dell’MI6 e della CIA in giro di qualsiasi russo.

Scusate ragazzi. Potremmo riprovare in Iraq, oppure in Siria, lanciare operazioni false flag usando i terroristi per incolpare il presidente Assad.

L’intera “crisi ucraina” è stato un non-evento ancora prima di iniziare. Se qualcuno avesse ascoltato Mosca, sarebbe stato perfettamente chiaro fin dall’inizio. Le autorità russe hanno sempre affermato che stavano conducendo operazioni militari in tutte le regioni militari occidentali per testare la prontezza operativa, e che non ci sarebbe stata alcuna presunta “invasione”. Truppe Usa e britanniche possono esercitarsi in Estonia e le truppe russe non possono esercitarsi in Russia? Che tipo di logica è questa?

Qualcuno pensa seriamente che la Russia abbia bisogno di più territorio, che s’impegnerà in un pantano simile all’Iraq? Gli stupidi l’hanno pensato e continueranno a farlo. Gli stessi che ignorano com’è davvero cominciata la faccenda afghana alla fine degli anni Settanta.

Pensassero invece a cosa è successo alle isole Chagos, la deportazione di massa degli abitanti, la gasazione dei loro animali domestici e la consegna del territorio da Londra a Washington per stabilirvi una gigantesca base militare. Ora le Mauritius contestando il possesso britannico dell’arcipelago, rivendicano la propria legittima sovranità (peraltro confermata nel 2019 dalla Corte internazionale di giustizia, dunque è un caso molto diverso da quello delle Falkland, così come invece si vorrebbe far credere).

Che cosa dire di quell’altra pagliacciata, quella del tavolo lungo, il rifiuto di farsi il tampone accampando una scusa ridicola, ma sono cose da fare a quel livello? Tutto ciò mentre si produceva ansia e panico, si ritirava personale dalle ambasciate a Kiev. Vorrei vedere a parti invertite quali titoli avrebbe fatto la libera stampa, quale idiozia russofoba e puro odio. Perché non starsene a casa, perché non starsene zitti?

3 commenti:

  1. Come ho già scritto, questa pantomima ha il solo scopo di definire un'area di tensione permanente a ridosso della Russia per sigillare il più a lungo possibile un suo confine.
    Ciò che mi preoccupa è il legame tra la gestione delle crisi internazionali e le vicende interne agli USA: almeno dalla fine dell'amministrazione Obama sono emersi preoccupanti conflitti sociali (movimenti tipo Black Life Matters e Woke, Cancel Culture, Defund the Police, una miriade di gruppi miliziani e paramilitari civili bianchi, ed ovviamente la masnada del 6 gennaio '21) sommariamente liquidati come azione e reazione al populismo trumpiano. Non si potranno negare a lungo le contraddizioni (economiche e razziali) interne agli Usa ma la tentazione delle élite di coagulare la sempre più iniqua società americana contro un nemico esterno concreto (non più ectoplasmi tipo al-Qaeda, Isis o Talebani) sarà sempre più probabile. Questo proprio quando la NATO è sovraestesa e dall'altro lato si sono aperti troppi fronti che avvicinano Russia e RPC. Che fare quando un impero traballa?
    (Peppe)

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    1. sia chiaro, non è che trovo confortevole difendere le ragioni di un imperialismo contro un altro imperialismo, tuttavia l'aggressività della NATO, che altro non è che uno strumento militare e politico in mano agli Usa, sta diventando troppo pericolosa e va a rompere degli equilibri precari faticosamente raggiunti nel dopo Urss.
      Quanto ai problemi interni degli Usa, sono d'accordo, sono nodi che stanno venendo al pettine, il risultato di tutte le contraddizioni di quella società.

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    2. Purtroppo non vedo nessun equilibrio messo in discussione. Sembra che ancora una volta una civiltà si stia espandendo più che può (anche nello spazio, vedi la strategia di E. Musk di inondare le orbite geostazionarie coi propri satelliti; in coordinamento col dipartimento della Difesa, s'intende) e rischia di proiettare fuori di sé le crisi interne, perdendo coesione. Il capitalismo consumistico, l'ideologia di questa civiltà, non ci piace, e va bene, anche perché non può durare; ma ci sono alternative accettabili? Le illusioni alla Sassoli portano all'incendio del Reichstag.
      (Peppe)

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