venerdì 3 settembre 2021

Tutto è nelle loro parole

 

Panem et circenses da qualche millennio a questa parte è un modo sicuro per garantirsi la pace sociale: dare al popolo ciò che gli serve per tirare a campare e qualche trastullo secondo rango sociale.

Gli antichi schiavi domestici non se la passavano male, in genere, vitto e alloggio erano assicurati, e pure qualche divertimento. Tanto è vero che con la crisi dell’Impero molti schiavi liberati perorarono il ritorno a servizio presso i vecchi padroni. Ci penserà Costantino a elevare la Chiesa a previdenza sociale, di modo che le plebi più povere trovassero panem et vinum, in agapi non prive di distrazioni. In un’epoca di ferro e d’angoscia che potevano sperare di più della promessa del paradiso?

Quando in età moderna i più diversi regimi politici e sociali si sono dimenticati di seguire tale prassi, ossia quando hanno ricondotto il problema sociale non a una questione di sussistenza ma a un problema di ordine pubblico, facendo di quest’ultimo la sostanza di un programma di governo, ne hanno pagato le conseguenze nelle occasioni di grave crisi alimentare ed economica. I cinesi, avvedutamente, stanno aprendo i cordoni della borsa del welfare.

La mera sussistenza nelle società nostre è problema superato. Piuttosto sorgono problemi opposti, quello della dieta dimagrante e dell’abbondanza di junk food. In genere a queste latitudini non si soffre la fame e la miseria nelle forme antiche, e le distrazioni più varie non mancano. Può capitare che il luogo in cui abiti sia stato scelto per diventare la più grande discarica di scorie nucleari d’Europa, ma anche in tal caso il dissenso politico e la protesta sociale si esprimono entro l’alveo di questa garanzia di sazietà. Suvvia, la cosa peggiore, se non sei stritolato da una macchina operatrice, è alzarsi presto la mattina e dover prendere un mezzo pubblico.

Ogni frazione di ceto sociale, ogni singola coorte anagrafica, traduce panem et circenses secondo il proprio estro del momento. La lotta di classe si fa in palestra e va in onda sulle piattaforme televisive. Il conflitto sociale resta latente, ma non è più questione di regime politico e nemmeno tanto legato alla condizione lavorativa. Per il panem è sufficiente assicurarsi un reddito da lavoro, da pensione oppure un sussidio, comunque denominato, in aggiunta a un po’ di “nero”, piccoli cabotaggi familiari, che nell’insieme consentono di tirare a campare e pure ogni tanto una pizza il sabato sera.

Per il resto puoi condurre un’esistenza marginale, ma anche guidare uno Sport Utility Vehicle per andare al supermercato, scrivere qualcosa di aggressivo su twitter, o di sovversivo in un blog, pubblicare un bestseller anonimo, inventarti una start-up, sollazzarti con un sito porno, interpretare un no-vax per un giorno o un tizio pieno di debiti per sempre. Insomma, tante cose, persino ministro dell’istruzione.

Quali ricadute sociali, istituzionali e politiche potrebbe avere una grave crisi finanziaria che si traduca in una pesante e persistente crisi economica, con un debito pubblico che non trova più adeguato sostegno, e altre contingenze eccezionali come una pandemia, senza escludere a priori estese avversità naturali dovute a effetti di crisi climatica? Che sfiga, dai. E però i mali, si sa, non vengono soli. Non ci resta che incrociare le dita, ma ricordiamoci che nel gennaio 2020 tutto sembrava trascorrere tranquillo e ci preparavamo per la settimana bianca e la champions league.

Però dopo tanta nevrosi parrebbe abbastanza tranquillo  quest’ultimo scorcio dell’anno. Salvo le elezioni in Germania, ancora un’incognita. E pare che a Roma in molti stiano valutando di poter eleggere un sindaco straniero. Non sarebbe un’idea cattiva neanche per scegliere il nuovo inquilino del Quirinale. Tutto è nelle parole dei vip telegenici al loro rientro dopo tre mesi di vacanze.


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