venerdì 11 marzo 2022

L’altra faccia delle sanzioni (che non interessano i "sepolcri imbiancati")


Quello che i signori Joseph Robinette Biden Jr, Alexander Boris de Pfeffel Johnson, Olaf Scholz, Emmanuel Jean-Michel Frédéric Macron, Vladimir VladimiroviPutin e Volodymyr OleksandrovyZelens’kyj, sanno è questo: la Russia e l’Ucraina rappresentano, tra l’altro, quasi un terzo delle esportazioni mondiali di grano, un quinto del commercio di mais e quasi tre quarti della produzione di olio di girasole.

Secondo il Fondo monetario internazionale (FMI), il prezzo del grano è aumentato dell’80% tra aprile 2020 e dicembre 2021 quando la pandemia ha preso piede e le tensioni geopolitiche sono aumentate, mentre i prezzi del grano sono aumentati del 37% e i prezzi del mais del 21% finora nel 2022.

Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti prevede che Iran, Siria, Iraq, Turchia ed Egitto dovranno insieme aumentare le importazioni di grano nell’anno agricolo 2021-22 a 35,5 milioni di tonnellate, ovvero il 17% del totale mondiale, da 25,9 milioni di tonnellate del 2020- 21 quando costituiva il 13% del totale.

L’aumento dei prezzi dipende in parte dalle speculazioni degli investitori (che, sia chiaro, fanno il loro mestiere), di cui si parla poco, dalla destinazione dei seminativi verso la produzione di etanolo, alla siccità e ai cambiamenti climatici nei principali paesi produttori, tra cui l’Iran, che ha subito la più grave siccità degli ultimi 50 anni, la Siria, Marocco, Iraq, Turchia ed Egitto. Le riserve di grano, ciò che resta dei raccolti passati, è ai minimi dal 2008, quando i prezzi dei generi alimentari sono aumentati.

Il World Food Program (WFP) delle Nazioni Unite, che fornisce cibo ai paesi più poveri e vulnerabili del Medio Oriente, come la Siria e lo Yemen, e del Nord Africa, dipende dal grano ucraino. Già a marzo dell’anno scorso si stimava che il numero di persone che rischiano la fame in tutto il mondo è aumentato da 135 milioni a 270 milioni nei quattro anni precedenti l’attuale conflitto bellico ucraino, a causa del cambiamento climatico e della pandemia.

Nel sito del WFP, si legge: la Federazione Russa e l’Ucraina sono responsabili del 29% del commercio mondiale di grano. Qualsiasi grave interruzione della produzione e delle esportazioni dalla regione potrebbe spingere i prezzi dei generi alimentari oltre i massimi attuali di 10 anni. Ciò eroderà la sicurezza alimentare di milioni di persone, specialmente quelle che sono già sotto stress a causa degli alti livelli d’inflazione alimentare nei loro paesi.

“Questa non è solo una crisi all’interno dell’Ucraina”, ha dichiarato il 4 marzo scorso David Beasley, direttore esecutivo del WFP. “Ciò influenzerà le catene di approvvigionamento e in particolare il costo del cibo. Ora stiamo osservando un aumento dei prezzi che ci costerà, in costi operativi, da 60 a 75 milioni di dollari in più al mese, e questo significa che più persone andranno a letto affamate”.

L’Egitto, il più grande importatore mondiale di grano, riceve circa l’86% delle sue importazioni da Ucraina e Russia e non è in grado di trovare significative forniture alternative. I prezzi del pane sono particolarmente sensibili in Egitto, dove il 30% della popolazione vive con meno di 1,50 dollari al giorno e fa affidamento sul prezzo politico del pane, che costituisce un terzo delle calorie e il 45% delle proteine. Il tentativo di aumentare il prezzo del pane è stato un fattore importante nel rovesciamento del presidente Hosni Mubarak nel 2011. Ma i media parlarono di “primavere” e di “democrazia”.

La Turchia si rifornisce per il 75% delle sue importazioni di grano dai due paesi in guerra. La Libia importa il 43% del suo consumo totale di grano dall’Ucraina e lo Yemen il 22%.

Lo Yemen ha affrontato una guerra catastrofica in seguito all’invasione saudita del paese sostenuta dagli Stati Uniti nel 2015 per reprimere l’insurrezione guidata dagli Houthi che aveva estromesso il governo appoggiato dall’Occidente. Dipende fortemente dal pane, che rappresenta più della metà dell’apporto calorico per la famiglia media. Dopo sette anni di guerra, milioni di minori sono già sull’orlo della carestia e le famiglie sono esauste (*).

Il Libano importa il 60% del suo consumo totale di grano dall’Ucraina. I prezzi sono aumentati del 1.000 per cento in meno di tre anni, c'è solo un mese di forniture a portata di mano. In un’economia al collasso, nel marzo 2020 il governo è andato in default sul suo debito internazionale e ha ridotto i sussidi su una serie di beni, incluso il pane, alcuni dei quali ora costano da cinque a nove volte di più rispetto a tre anni fa.

La Tunisia, importa quasi il 50% del suo consumo di grano dall’Ucraina. Il presidente Kais Saied ha destituito il parlamento la scorsa estate tra disordini per la disoccupazione e l’aumento dell'inflazione. Mentre il governo controlla il prezzo del pane, da mesi non rimborsa i panifici per il costo della farina, portando i panifici a chiudere anticipatamente o razionare le forniture. Saied è alla disperata ricerca di un prestito del FMI per coprire il debito internazionale, le cui condizioni richiedono tagli ai salari e ai sussidi del settore pubblico.

Il Sudan dipende dalle importazioni di grano e olio vegetale dalla Russia e dall’Ucraina. Le sue riserve estere sono crollate a meno di 3 miliardi di dollari questo mese e devono affrontare la minaccia di rinnovate sanzioni statunitensi dopo l’uccisione di massa di attivisti pro-democrazia. Il vice leader sudanese Mohamed Hamdan Dagalo è volato a Mosca per offrire alla Russia una base navale sul Mar Rosso nel tentativo di prevenire le sanzioni. Si chiama politica estera.

Il mese scorso in Marocco sono scoppiate proteste anti-governative e rivolte per il cibo. Questa settimana, i camionisti hanno scioperato per tre giorni per protestare contro l’aumento vertiginoso dei costi del carburante e hanno chiesto un tetto ai prezzi.

Anche il costo dei fertilizzanti per la produzione interna è in aumento. Il prezzo del gas e della potassa è aumentato dopo che l’Unione Europea ha annunciato sanzioni contro la Bielorussia, uno dei principali produttori di potassio, e la Russia, che fornisce circa un quarto dei nutrienti chiave utilizzati nella produzione alimentare europea, insieme alla Cina, ha adottato misure per salvaguardare le proprie forniture. Yara International, l’azienda chimica norvegese dei fertilizzanti, ha dichiarato alla BBC che una carenza di fertilizzanti potrebbe incidere sui raccolti, portando a “una crisi alimentare globale”.

Quanto all’Italia, secondo l’analisi della Coldiretti, importa il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame, laddove l’Ucraina è il nostro secondo fornitore di mais con una quota di poco superiore al 20% ma garantisce anche il 5% dell’import nazionale di grano.

Washington e le maggiori potenze vedono la guerra in Ucraina come una “opportunità” di politica estera, come evidenziavo in un post di ieri, per costringere i loro stati clienti ad allinearsi e riordinare l’economia mondiale nei loro interessi. Nel contesto del grano, altri paesi esportatori come Stati Uniti, Canada e Australia, sebbene non possano colmare il deficit causato dal conflitto e dalle sanzioni, trarranno vantaggio da un’impennata della domanda e dall’insufficiente offerta.

I padroni del mondo sono consapevoli che la crisi dei prezzi alimentari aumenterà l’instabilità sociale in molti paesi del mondo, compresi gli Usa e l’Europa, nonché il fenomeno delle migrazione, ma pensano di farvi fronte con vari strumenti, non ultimo la propaganda mediatica, di cui detengono anche in tal caso il monopolio.

(*) Per una panoramica di notizie sullo Yemen, qui, ma non ditelo alle tv occidentali, a quelli con l’elmetto con scritto “press” e il fiatone corto come se fossero costantemente inseguiti da un missile, che però fa tanto inviato “sul campo”. Non ditelo a quell’ineffabile di Formigli, che raccomanda i genitori di portare “i bambini a bere una Coca-cola [che altro sennò?] perché le immagini che trasmetterà potrebbero turbarli”. 

8 commenti:

  1. In più noi a casa Italia (ma anche in altre parti del mondo, come da te sottolineato nel post), abbiamo una grave siccità, che non fa bene né all'agricoltura né alla produzione di energia elettrica (e quindi per quest'ultima dobbiamo importare più gas per produrla). Il po è a secco come in agosto, e siamo in inverno porcodio!
    Ma sti imbecilli (che io non voto) al governo e nelle sacre istituzioni della repubblica, riescono a vedere che stiamo andando incontro ad un baratro gigantesco?
    Ha (con la acca) stato Putin! No?

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  2. Guarda un po' qua
    https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10226481003202163&id=1557210851

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    1. e il Quotidiano Comunista ha censurato l'articolo di Manlio Dinucci per non perdere i finanziamenti governativi, vero? Qui si legge meglio l'articolo https://giubberosse.news/2022/03/11/ucraina-era-tutto-scritto-nel-piano-della-rand-corp/

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    2. avevo letto l'articolo e devo dire con sorpresa, riaccreditando il manifesto, dal quale sono distante da molto più di un decennio (che Rossana avesse ragione, non ho dubbi). tutto ciò non mi sorprende. non credo ai complotti, ma alle "convenienze & connivenze" di certo.

      grazie ad entrambi, sentinelle della controinformazione. ;)

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    3. Tempi difficili per chi non vuole spegnere il cervello.
      AG

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    4. Il Manifesto che si accuccia ai piedi degli americani. Poi ci resta da vedere la Società dei Vegani che elegge Dracula presidente.

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  3. Dati molto interessanti, grazie.
    Con la montante crisi interna temo che nei prossimi mesi a dire di sparare sui barconi non saranno solo i consueti fascioleghisti. Minniti ha inoltre le phisique du role per celebrare l'infausto centenario di ottobre.
    (Peppe)

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  4. La sovrappopolazione presenta i suoi conti.

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