sabato 18 luglio 2020

Come gli Stati Uniti oggi



La guerra europea e poi mondiale del 1914-18 fu uno spartiacque nella storia europea. Interrompendo un lungo periodo di pace, gettò le basi per la costituzione di nuovi equilibri tra gli Stati e chiuse definitivamente l’antico regime. Tuttavia, senza di essa i fascismi non sarebbero nati.

Anche per quanto riguarda l’Italia, dalla necessità di affrontare l’emergenza del conflitto con leggi speciali e con il conferimento di poteri eccezionali al Governo, vennero a prodursi profonde e durature trasformazioni nell’ordinamento giuridico e nella società italiana. Tali deroghe ed eccezionalità assunsero poi carattere stabile e mutarono l’assetto ordinario dei poteri e degli equilibri, ridisegnando il volto del sistema (*).

In occasione di questa pandemia virale, con le misure di carattere emergenziale che sono state adottate e imposte, si è creata una situazione per certi aspetti analoga a quella che caratterizzò quel periodo bellico, laddove vennero per la prima volta rese indisponibili alcune libertà garantite costituzionalmente, compresa quella di circolazione delle persone nelle zone interessate direttamente dal conflitto e alle sue retrovie.


Nel caso attuale si è andati oltre, imponendo la domiciliazione coatta (questa la traduzione pratica del termine lockdown) a tutta la popolazione nazionale, impedendo a chiunque di uscire dal proprio domicilio se non muniti di autocertificazione che giustifichi, sotto pena di sanzioni sia penali sia amministrative, i motivi di urgenza e necessità per lo spostamento, comunque consentito entro percorsi circoscritti e con tempistica coerente.

Di là dei rilievi di carattere costituzionale e giurisprudenziale sollevati (con merito per es. da Vitalba Azzolini) in ordine la decretazione d’emergenza e in relazione alla goffaggine e agli errori della macchina burocratica, c’è da chiedersi quali effetti di somatizzazione avrà questa vicenda dal lato dei comportamenti e della psicologia di massa.

Lasciando da parte le posizioni estreme, vale a dire di quelli che, per esempio, si fanno beffe anche in particolari situazioni sull’uso della mascherina, e di quelli che per contro indossano la mascherina in auto anche quando stanno da soli o con il proprio congiunto, abbiamo assistito per mesi a qualcosa d’inedito per dimensioni ed intensità, ossia la creazione di un panico generalizzato e spesso ingiustificato. 

Situazione comunicativa che peraltro perdura incessante, basti pensare a notizie come quella apparsa l’altro ieri citando l’Istat, secondo la quale l’89% dei morti positivi in Italia sarebbe deceduto, secondo certificazione medica, per Covid. La notizia è di per sé già ridicola nella proporzione data, ma è incredibile che sia stata presa sul serio. Non spiegherò qui i motivi, rilevando solo che chi non li intuisce è persona assai ingenua (per usare un blando eufemismo).

Un altro dato mi sembra significativo sulla strategia terroristica messa in atto attraverso i media, riguarda l’indice di capacità di contagio, il famoso fattore “Rt”, che giustamente la rivista Le Scienze definisce “il parametro incompreso della pandemia”. Un parametro, “una fissazione malsana” che, come sottolinea la stessa rivista, è “saltato dalle pagine delle riviste scientifiche al discorso quotidiano di politici e giornalisti, prospettato come il numero che determinerà le condizioni della vita di noi tutti”.

E siccome i media ci hanno intrattenuto per mesi anche su questo parametro babau, nonché sui contagi in paesi come gli Stati Uniti e il Brasile, dei vituperati Trump e Bolsonaro, offro di seguito i dati riferiti al famoso fattore Rt aggiornati in tempo reale: Brasile, 0,99; Regno unito, 1,15; Spagna, 1,53; Francia, 0.95; Svezia, 0.70; Russia, 0,98; Italia, 1,01; Lombardia, 1,14, lo stesso Rt degli Stati Uniti!

Questo solo per dire a che punto d’infezione mediatica siamo giunti.

(*) Con lo stato di guerra veniva ridotto il ruolo della legislazione e del controllo parlamentare, venivano limitati i diritti costituzionali, lo stesso consiglio dei ministri incontrava problemi di funzionalità.

Lo stato di guerra comportava profonde ripercussioni sull’intero ordinamento costituzionale. Le modifiche intervenute riguardavano sia l’assetto dei poteri che il regime dei diritti costituzionali dei cittadini. La legge delega attribuiva al governo poteri straordinari (22 maggio 1915, n. 671), riducendo il ruolo della legislazione e del controllo parlamentare, limitava i diritti costituzionali. La legislazione veniva sostanzialmente trasferita al governo che agiva attraverso decreti legislativi sulla base diretta della delega ma soprattutto attraverso decreti legge. Il ricorso al decreto-legge dava al governo un’illimitata capacità di manovra.

Il decreto riguardante i provvedimenti straordinari in materia di pubblica sicurezza (r.d. 23 maggio 1915, n. 674), non prevedeva principi e criteri direttivi vincolanti il governo. L’esecutivo impiegò i “pieni poteri” per accordare ai prefetti la facoltà di vietare le riunioni pubbliche e per varare la censura su giornali, telefoni, telegrafi e radiotelegrafi e posta, in continuità con il processo inaugurato dalla legge “portante provvedimenti per la difesa economica e militare dello Stato” (l. n. 273 del 1915).

Non solo decreti governativi in forza dei “pieni poteri”, ma anche circolari dei singoli ministeri, bandi e ordinanze del Comando Supremo, che avevano valore in base al codice penale militare, come riaffermato anche dalla legge n. 671. Con la motivazione dell’urgenza, l’autorità civile e militare era abilitata ad assumere qualsiasi provvedimento ritenuto indispensabile per la tutela dell’ordine pubblico (r.d. n. 674). Aumentò la sottomissione progressiva di un vasto numero di cittadini alla giustizia militare. Non solo i civili che vivevano in zona di guerra o in aree dichiarate in stato di guerra, ma anche i civili della restante parte del Paese subirono la giustizia militare attraverso le militarizzazioni del personale di alcune categorie di lavoratori quali i ferrovieri, gli addetti agli stabilimenti militari e anche gli operai dell’industria.


Va ricordato il decreto 4 ottobre 1917, n. 1561, contro il disfattismo, inteso a colpire chiunque tenesse comportamenti idonei a indebolire la capacità di resistenza della popolazione di fronte alla guerra in corso. Le misure adottate riguardavano inoltre persone dei territori occupati ritenute favorevoli al regime austro-ungarico, stranieri di varie categorie, soggetti ideologicamente opposti alla guerra.

15 commenti:

  1. perché scatenare il panico? A chi e a cosa serve?

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    1. leggere e meditare:

      https://oggiedomani.substack.com/p/lo-stato-di-emergenza-non-garantisce?utm_campaign=post&utm_medium=web&utm_source=twitter

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  2. @ragionier perché è più facile orientare le masse con un virus piuttosto che mettendo bombe nelle banche? Che poi qualcuno si mette a pensar male.

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    1. infatti, siamo passati dal regno delle bombe (vedi teatro Diana, ecc.) alla repubblica delle bombe.

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    2. le masse obbediscono anche senza panico. Il panico`come nel terrorismo è generale negli obiettivi fisici, selettivo in quelli psicologici.
      La strategia della tensione era in chiave anticomunista, o meglio - per trasformare il pci in pd e farlo entrare nel governo coi fascisti.
      Un panico usato adesso è contro cosa? Paura che cambi cosa? Siccome alla pandemia non siamo tutti esposti allo stesso modo (i morti hanno quasi tutti 80 anni) è usato contro chi rischia meno, in particolare contro chi potrebbe voler cambiare governance. Questo l'aspetto politico della questione. La diffusione del panico è stata usata al principio (neanche troppo...) per costringere TUTTI a casa, cosa impossibile con i soli carabinieri. A molti è stato sufficiente garantire reddito e si son messi a fare subito il pane, contenti, viva Conte. Per gli altri terrore, minacce, debiti, fame.
      Per quel che riguarda lo stato d'emergenza, è importatne come copertura della decretazione, sebbene svincolato formalmente: Italia. Non credo costituisca un precedente più forte dell'ordine del giorno Grandi o dell'8 settembre, precedente a cui la grande proprietà (ma anche la media) guarda sempre come mossa risolutiva.

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    3. aggiungo: lo stato d'emergenza è stato usato in questo contesto emergenziale non per l'emergenza in sé, ma per non cambiare governo e arrivare a negoziare il futuro dell'Italia con un autentico Carneade come Conte, poteva essere Palamara.

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    4. cara Olympe, il panico è stato diffuso per evitare cambi politici, sei d'accordo?

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    5. dentro c'è un po' anche di quello, ma a determinare il tutto è stata la situazione sfuggita al controllo in certe province. poi ci hanno inzuppato il pane, come sempre.

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    6. è vero. Serve sempre l'incidente.
      da codogno al lockdown son passate settimane...

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    7. ovvio che con lo stato d'emergenza e tanto più con il lockdown siano andati a nozze

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  3. secondo te è servito a livello sanitario? Dobbiamo ringraziarli?
    Non era meglio fare un lockdown solo per gli anziani?

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    1. come fai quando hai incasinato tutto, con ricoveri in massa e anche nelle case di riposo, quando i media mostrano teorie di camion militari che trasportano bare?

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    2. fai che cambi subito governo

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    3. appena possibile, prima di essere presi a pallonate in Europa almeno... Prima di ripetere gli stessi tragici errori. Invece vince sempre la logica delle correnti.
      Come si è formato l'attuale governo?

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    4. se l'Europa avesse un senso politico, un segno politico, avrebbero già chiesto di cambiare questo Conte - come si fece a Rapallo per Cadorna - invece è il solito gioco che lasciano il debole per fare i loro comodi. Conte torna a casa dicendo che ha vinto tutto e ora abbassa le tasse. Non dimetterà mai, dirà che ha fatto tutto al meglio. In fondo basta non dire "patrimoniale", non toccare successioni, non toccare conflitto d'interessi e diventi Professore.

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