Sul Domenicale, Vincenzo Barone ha pubblicato un articolo dal titolo La gravità, una vera attrazione. Ripercorre con rapidi cenni i grandi nomi che hanno segnato la teoria della gravitazione nella sua evoluzione storica, dal “Dio della Genesi” ad Aristotele, passando per Galileo e senza dimenticare Newton, ovviamente, giungendo infine e a coronamento dell’impresa al nome di Einstein.
Va bene, si saranno detti in redazione, che lo zoccolo duro del Domenicale è costituito da persone colte e semicolte, tuttavia è d’uopo star leggeri in simili materie.
Ma non credo che sia per questo motivo che non c’è alcun cenno nell’articolo sul rapporto dialettico tra massa ed energia, ossia tra attrazione e repulsione, tra la gravità e il suo opposto. A far tramontare la “visione newtoniana della gravità” fu, scrive Barone, “l’acuta interrogazione sui fondamenti da parte di un altro genio, Einstein”.
Basta la parola, al sapore dolce di prugna.
Barone non lo rievoca, ma per quanto riguarda l’autore dell’acuta interrogazione sui fondamenti, in principio tutto sembrò trovare sostanza nell’osservazione di un fenomeno: la deviazione dei fotoni che passano vicino al Sole confermerebbe non già l’attrazione gravitazionale da parte del Sole, bensì la “curvatura dello spazio-tempo”! E così l’incontestato Einstein divenne al secolo il “genio” per antonomasia.
Barone rileva che, nonostante l’acuta interrogazione sui fondamenti, “Rimangono, tuttavia, alcuni [!!] enigmi irrisolti. Uno di questi “è legato al fatto che la gravità è, nello schema teorico attuale, l’unica interazione che ha che fare con la geometria spazio-temporale”. Benissimo, e dunque? È anche questa, continua Barone, una peculiarità “che non sappiamo spiegare. Ci riusciremo, probabilmente, quando saremo in grado di conciliare la teoria della gravitazione con la teoria quantistica, il grande obiettivo della fisica contemporanea”.
Mi permetto nutrire seri dubbi sulla possibilità che la fisica teorica contemporanea riesca a spiegare qualche cosa di reale. Per quanto riguarda lo specifico cosmologico, dando retta alla teoria dominante (chi ardirebbe contestarla?), a muoversi sarebbe solo lo spazio che si trascinerebbe dietro la materia presente in esso. È lo spazio che si espande, le masse resterebbero ferme e si muoverebbero solo di conseguenza. Come l’uvetta nell’impasto che lievita! Ciò che evolve non è la materia nello spazio e con una durata che chiamiamo tempo, ma è lo spazio-tempo come qualcosa che si stira, ondeggia, rimbalza e si contorce!
Lo spazio e il tempo sono diventate categorie metafisiche, cui celebrare sante messe e Te Deum di equazioni. Se poi qualcosa non torna, si può sempre tirare in ballo la “materia oscura”, così oscura che si sa solo che esiste. Come dio, del resto.
Lo spazio e il tempo sono diventate categorie metafisiche, cui celebrare sante messe e Te Deum di equazioni. Se poi qualcosa non torna, si può sempre tirare in ballo la “materia oscura”, così oscura che si sa solo che esiste. Come dio, del resto.
Discussione che si era abbozzata già diversi anni fa in relazione al rapporto scienza/ideologia -che a guardarle mentre scrivo sembrano sinonimi...
RispondiEliminaDi seguito posto due link sul tema: articolo originale:
http://www.marxist.com/quantum-mechanics-on-the-cusp-of-scientific-revolution.htm
e ricopiatura-traduzione in un blog che tengo come deposito della qualunque, qui:
https://idduautru.blogspot.com/2015/11/pilot-wave-dynamics.html
Ciao. Buona 'domenica'.
Franz-Malestro e quant'altro
"È altrettanto banale negare la solubilità di questo problema sostenendo che il mondo materiale, in quanto tale, non esiste affatto indipendentemente dalla nostra osservazione."
EliminaMi sembra una sintesi perfetta. Lo capirà il commentatore qui sotto? Dubito, troppo preso dal suo sarcasmo.
Capisco che associare il termine "genio" a chiunque non sia Marx suoni blasfemo ai fedeli. Epperò la dialettica non spiega come farebbero i fotoni a risentire dell'attrazione gravitazionale del sole essendo privi di massa, né come possa darsi dialettica fra attrazione e repulsione con la gravitazione che è soltanto attrattiva. Per quanto i Te Deum di equazioni suonino sgradevolmente idealistci (perché, poi?) senza gli intrecci tra spazio e tempo non si spiegherebbero le dilatazioni dei tempi in sistemi di riferimento in moto che pure si osservano abbondantemente in tutti i laboratori del mondo, per quanto l'idea al sapore di prugna stimoli certe deiezioni intellettuali.
RispondiEliminaPer esempio La fisica teorica dell'elettromagnetismo spiega benissimo i fenomeni reali (eccome) delle onde radio e della propagazione luminosa per dirne una; fenomeni che senza una unificazione permessa dalla teorizzazione rimarrebbero apparentente distinti. Forse è utopostico pensare che si possano trovare teorie unificatrici ulteriori; ma non è che si possa ridurre la complessità del reale alle quattro operazioni con cui culmina la legge della caduta del saggio di profitto. Che per carità, è verissima e a molti richiede un duro lavoro di comprensione:capire che se aumenta il denominatore il rapporto diminuisce è una grande acquisizione ma non esaurisce tutto quanto.
La cosa che mi fa sorridere è che i testi migliori su cui abbia studiato (ai tempi che furono) sono stati proprio quelli delle mitiche e sovieticissime edizioni mir. Il mio testo di relatività citava in nota addirittura Lenin (con quale pertinenza mi sfugge) ma evidentemente all'epoca Einstein era ancora apprezzato oltrecortina.
Nell'insuperato corso di fisica teorica di Landau, Einstein è presentato come il più grande fisico di ogni tempo.
Quando è arrivato il contrordine, compagni?
Enrico
quanto sarcasmo degno di miglior causa
Eliminaeccoci dunque arrivati al cosiddetto dualismo onda-particella
l'enorme calore del big bang permette l'esistenza della materia soltanto in forma di energia pura, pertanto all'inizio la massa è assente, dunque pare non sia chiara l'origine delle masse, e via di seguito
dopo la morte di dio ne avete trovato un altro: Einstein. Non lo si nomini invano che si fa peccato.
Guardi, a me pareva che il sarcasmo fosse nel suo richiamo implicito alla dolce Euchessina come modo elegante per dire che queste cose la fanno andare di corpo, cosa di cui peraltro sono lieto e ho cercato di esserne all'altezza. Mi fa solo sorridere il fatto che se non le piace il dualismo onda particella, se la sta prendendo con il dio sbagliato: neanche ad Einstein piaceva l'interpretazione di Copenhagen della meccanica quantistica. Poi mi permetto di rilevare che coloro che sostengono che sia l'osservazione a creare la realtà non sono la maggioranza ed è questione molto dibattuta perchè il significato della funzione d'onda non è chiaro. Purtroppo i concetti della meccanica classica non si applicano altrettanto bene ai fenomeni microscopici. E nonostante tutti i suoi strali non ci possiamo fare niente. Purtroppo come diceva il sovietico Landau "la fisica non è per tutti" e pazienza se non le piace lo spaziotempo che si stira, ma se trova un modo migliore di spiegare l'alterazione del ritmo di un orologio in dipendenza di un campo gravitazionale potrebbe fregiarsi di un Nobel. O anche l'esperimento di Aspect con strumenti dialettici andrebbe bene. Non capisco questa ossessione sulla divinità: sulla meccanica quantistica pare che Einstein avesse torto quindi tanto divino non doveva essere. Non sappiamo se esista o no una teoria del tutto ma siamo abbastanza certi che non sia il materialismo dialettico. Che non è neppure popperianamente falsificabile (altra vostra bestia nera, immagino).
EliminaSinceramente mi dispiace, perché sottoscriverei in toto tutto quanto Marx ha scritto di economia,ma mi sfugge perché lei detesti così tanto chiunque dica che ci sono ancora cose che non si riescono a spiegare all'interno di una teoria (neanche a me piace la parola "mistero") Se ha la verità in tasca la proponga, non ci lasci tutti nell'ignoranza.
Infine - senza sarcasmo - quando scrive dei "dubbi sulla possibilità che la fisica teorica contemporanea riesca a spiegare qualche cosa di reale" usa i corsivi come in contrapposizione tra loro. Una teoria non è sinonimo di invenzione a membro di segugio ma è qualcosa che con un minimo di ipotesi possibile (anche astruso) riesca a descrivere la massima quantità di fenomeni osservabili. E' una specie di geometrizzazione della natura, dove, a partire da tutto ciò che si osserva, si cerca di risalire ai postulati più semplici possibili. Forse è un programma troppo ambizioso e per molti è così. Ma il non sapere non mi spaventa, proprio perché non ho divinità di riferimento. Non Einstein, figuriamoci Hegel o Engels
Enrico
credo che lei presuma di sapere troppo sulla mia persona. mi sembra inoltre che a non avere dubbi sia lei.
EliminaLe suggerisco un libro: Havemann, dialettica senza dogma. Uno dei pochi studiosi che hanno collegato i concetti di possibilità e realtà al rapporto caso-necessità, anche se poi il suo tentativo di conciliare determinismo e indeterminismo è sfociato nella fittizia conciliazione del materialismo dialettico con il "probabilismo", ma il cap. 7 in particolare è molto valido.
Mi scuso, ma non capisco bene il tono dell'articolo.
RispondiEliminaSi tratta di metodo scientifico, ovvero teorie con seguenti esperimenti volti a confermarle o meno.
Che la teoria della relatività generale e la teoria della meccanica quantistica non siano compatibili è noto, come è noto che vi sono varie teorie in progress che cercano di renderle casi particolari di una teoria più grande che le comprenda.
Un articolo a caso
https://www.lescienze.it/news/2016/04/29/news/spaziotempo_discreto_gravitazione_quantistica-3070086/?refresh_ce
Se, invece, il concetto guida dell'articolo era la corrente canonizzazione mainstream di Einstein come genio assoluto, sono d'accordo sul tono e mi permetto di rilevare che, in realtà, è assai probabile che si tratti del frutto del lavoro della moglie Mileva Marič, l'unica tra i due ad aver studiato fisica, di cui l'abile fancazzista si è impadronito costruendoci una carriera clamorosa.
Trobo
non si tratta del semplice rapporto tra moglie e marito, sul quale non voglio mettere dito
Eliminaqui si tratta di ben altre questioni. premetto che non ho da esibire pezzi di carta in fisica, ma credo non sia semplice opinione rilevare che quando si stabilisce che la realtà fisica (qui non parlo solo di Einstein) è conseguenza dell'osservazione, ebbene non voglio farmi coglionare da dei nuovi teologi.