Molti anni fa, per evitare le spiagge affollate e vocianti d’agosto, decidemmo per il lago di Caldonazzo, a un colpo di tosse da Pergine (TN). Questo accadeva prima che scoprissimo le suggestioni del Garda, precisamente tra Riva e Torbole, sulla sponda nord con la veduta più bella sul lago, anche rispetto alla vista dalle “Grotte di Catullo” a Sirmione.
Riva è il centro turistico più importante della zona, molto bella e tenuta bene, con incantevole lungolago collegato a Torbole (punto d’incontro per gli amanti del windsurf). Alla fine di agosto offre lo spettacolo pirotecnico secondo solo a quello del Redentore a Venezia. C’è anche una libreria antiquaria che merita più di una visita.
All’inizio del secolo scorso Franz Kafka vi soggiorna due volte, ospite del Sanatorium von Hartungen, e nel 1917 vi ambienta un suo racconto (Il cacciatore Gracco), descrivendovi il porto e la piazza, i vicoli del centro storico, il sindaco:
«Subito l’uomo nella barella aprì gli occhi, con un sorriso doloroso volse il capo al signore e disse: Chi sei?. – Il signore, senza grande stupore, si alzò dalla sua posizione in ginocchio e rispose: Il sindaco di Riva».
Tra il 12 e il 13 settembre 1786, Goethe è a Torbole, una tappa di trasferimento del suo Grand Tour italiano. In una piazzetta interna, occupata dai tavolini dei bistrot, una targa ricorda il sito esatto del soggiorno, così come Gothe non dimenticò il pranzo torbolano:
«Con enfasi italiana l’oste mi annunziò che era felice di potermi servire una trota squisitissima. Le pescano vicino a Torbole, dove il torrente [Sarca] scende dalla montagna e i pesci tentano di risalire la corrente. L’imperatore ricava da questa pesca diecimila fiorini di appalto. Non sono come le nostre trote: sono grosse, pesano a volte anche cinquanta libbre e sono punteggiate lungo tutto il corpo fino alla testa; il sapore sta fra la trota e il salmone, ottimo e delicato» (*).
I nordici amano la trota in modo particolare, un pesce che sta sotto la protezione di Schubert.
Non comune il paesaggio sulla ciclabile da Torbole per Arco, località che diede i natali a Giovanni Segantini, non solo grande pittore ma anche eccellente diarista. Qui il Castello tra le rocce non lasciò indifferente nemmeno Albrecht Dürer, che vi dipinse un famosissimo acquerello. Arco fu all’epoca di Franz Joseph un soggiorno di gran fama, vi soggiornò tra gli altri Nietzsche. Il patrimonio ecclesiastico costituito da teorie di ville e villini è ancor oggi degno di nota e, nel caso, di considerazioni d’impronta blasfema.
Ad ogni modo quell’anno la nostra tribù fu di stanza nei pressi di Caldonazzo, lago considerevole ma assai più modesto di quello del Benaco. Il tempo si mantenne sul bello per tutto il periodo, salvo un paio di giorni che piovve copiosamente. Fu grazie agli esiti di quella pioggia che potemmo raccogliere, lì intorno e senza fatica, alcune centinaia di chiocciole. Comunemente le chiamano lumache, ma in realtà le lumache non presentano il tipico “guscio” delle chiocciole, e soprattutto le lumache non sono edibili, almeno alle nostre longitudini.
Quando le raccolgo in giardino, le faccio spurgare per diverse settimane. In quel caso, invece, trattandosi di molluschi di montagna, adusi ad un pasto particolare, era possibile far giustizia sul momento, accusando le chiocciole di essere troppo belle e grosse, quasi quanto quelle borgognone, e però più gustose di quelle galliche che servono nei ristoranti stellati di Francia.
Pertanto, consiglio a chi non è molto pratico, di acquistare quelle di allevamento, che non hanno bisogno di essere spurgate e troppo lavate. La mia ricetta è semplicissima:
Pertanto, consiglio a chi non è molto pratico, di acquistare quelle di allevamento, che non hanno bisogno di essere spurgate e troppo lavate. La mia ricetta è semplicissima:
mettere le chiocciole con acqua fredda in una pentola capiente, possibilmente con qualche foglia di ortica, portare ad ebollizione per qualche minuto; sgusciare le chiocciole aiutandovi con uno stecchino o simili, togliendo il ricciolo di coda (amarognolo); lavarle accuratamente sotto acqua corrente; a parte, in una teglia, rosolare appena, in olio e.v., dell’aglio che poi sarà tolto; versare le chiocciole sgusciate, indi cuocere a fuoco lento aggiungendo di volta in volta del buon vino rosso (non si cucina con vino scadente!!), un po’ di burro e un generoso trito di prezzemolo, sale, continuare la lenta cottura per diverse ore, fino a quando le poverette diventano tenerissime. Consumare accompagnandole con polenta (di mais bianco di qualità). Se poi ne avanzano, da provare le chiocciole come sugo per la pasta.
Non è un piatto estivo da consumare in riva al mare, però anche in questa stagione ci sta benissimo se dalla vostra finestra le Alpi vi sembra poterle toccare con mano. Segue ovviamente grappino.
Non è un piatto estivo da consumare in riva al mare, però anche in questa stagione ci sta benissimo se dalla vostra finestra le Alpi vi sembra poterle toccare con mano. Segue ovviamente grappino.
(*) “Con enfasi italiana”, scrive Goethe riferendosi all’oste trentino! Viaggio in Italia, Mondadori, Oscar grandi classici, p. 28.
Sì. Però. L’aglio rosolato “un po’ “ e quindi gettato equivale a un pompino col preservativo. C’è addirittura gente che raccomanda l’aglio “incamiciato”: e io vorrei proporgli, in assaggi multipli, la stessa pietanza preparata con l’aglio incamiciato e con l’aglio nudo, per vedere quante volte ci azzeccano. Tornando alle lumache, occorre un atto di coraggio: tritare un po’ d’aglio insieme al prezzemolo. Coraggio, perché se è troppo rovini tutto.
RispondiEliminaio ho proposta la mia ricetta, tu proponi di tritare un po’ d’aglio insieme al prezzemolo, cosa che ci può stare benissimo se in famiglia non hai antagonisti dell'aglio. magari c'è chi aggiungerebbe anche del pepe, o altro. come disse cicerone: de gustibus non ad libitum sputazzellam.
Eliminaquello che mi sorprende è che a te vada bene tutto il resto. :)
A me va bene il 97% di quello che tu dici.
EliminaPercentuale bulgara:)
EliminaA proposito di Alpi...
RispondiEliminaDalle mie finestre vedo le Alpi Graie, confinanti sia con la Francia che con la Valle d'Aosta.
Dal Gran Paradiso alle Levanne tanto per meglio specificare.
Poi, se uno vuole, può volgere lo sguardo fino al Monviso.
Terra di bagna càuda,ove l'aglio è padrone insieme alle acciughe.
I tapinanbur sono ottimi da intingere insieme ovviamente ad una miriade di altre verdure.
caino
400 famiglie della ex Embraco si dovranno consolare con bagna càuda
EliminaCara Olympe,
RispondiEliminatemo che per l'autunno,non basteranno aglio ed acciughe;vuol dire che andremo a caccia di chiocciole,magari espatriando oltre Sesia.
caino