È tutto uno stracciarsi le vesti perché Mélenchon non
ha dato indicazioni di voto, di scegliere cioè di votare per il rappresentante
del capitale finanziario, l'alleato di Berlino e del Partito democratico
americano invece che per la leader della destra neofascista. È il solito
ricatto, la camicia di forza entro la quale costringere milioni di schiavi di
questo sistema a scegliere i propri sfruttatori e carcerieri, sempre la stessa
minestra borghese.
E però Mélenchon venerdì scorso ha dichiarato che
andrà a votare. Ciò rappresenta già una dichiarazione di voto, tanto più quando
inviata a non “commettere il terribile errore di dare il voto per il Fronte
Nazionale”. Il fatto stesso che Mélenchon si sia candidato alle presidenziali,
conferma la natura del partito e degli interessi che egli rappresenta. Il fatto
stesso che egli si proponga come primo ministro sotto Macron, dicendo di essere
“pronto a governare questo paese se conquistiamo la maggioranza” alle elezioni
legislative di giugno, la dice lunga su queste elezioni: sono una frode
politica.
*
Dopo che la “sinistra” ci ha salvato dal peccato
originale della lotta di classe, la “nuova” destra anti-ideologica ci lusinga
attraverso il voto promettendo un cambiamento radicale e un miglioramento
sostanziale della condizione dei poveri e dei senza lavoro con un sussidio
mensile. Sortilegio della crisi generale del sistema borghese è la revoca di ciò che ogni costituzione fin qui aveva promesso: un lavoro in cambio di un salario.
Mentre l’economia si arricchisce col denaro morto, questi
nuovi movimenti politici servono al sistema per confermare in ogni buon
elettore che se anche la sua condizione di schiavo non può cambiare e
migliorare entro il quadro degli attuali rapporti schiavistici, gli sarà
comunque garantito, sotto il guanto della solidarietà sociale dal quale spunta l’artiglio
del potere, lo stretto necessario per la sopravvivenza in cambio di obbedienza.
Senza una critica pratica e radicale della formazione
sociale capitalistica e delle condizioni di sfruttamento sulle quali essa
poggia, ossia senza un programma per il superamento dei rapporti di produzione
capitalistici, ogni discorso sul cambiamento è fumo negli occhi. Tutti gli
sforzi della vecchia società moribonda sono volti a inculcarci la menzogna
dalla quale tutte le altre provengono: che la fine del capitalismo sia la fine
del mondo e non invece la fine del suo dominio totalitario sul mondo.
La vecchia società moribonda che non tira mai le cuoia mi ricorda Ka-Du-Te-Ta, in lingua Sioux "La-vecchia-che-non-muore-mai". Una divinità che, secondo la leggenda, insegnò agli indiani a coltivare la terra. Queste vecchiacce sono imprevedibili: una volta ti inventano il capitalismo e un'altra inventano i contadini.
RispondiEliminaScusate la digressione ma per i miei ottant'anni mi
hanno regalato due bottiglie di Amarone del 2007.
BENE BRAVA BIS !!!
RispondiEliminaciao
Anch'io la penso come... Methuselah... specie a causa di voi due... sornioni!
EliminaPlinio il Vecchio
Uno dei post "politici" più belli e pregnanti dell'ultimo periodo. E io mi sento sempre più bordighista.
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