Fotografa
Eugenio Scalfari:
Macron ha nominato il
primo ministro del suo governo nella persona di Philippe che proviene dalla
destra francese. La scelta degli altri ministri, avvenuta d'accordo con
Philippe, ha seguito alcune linee molto chiare. I problemi dell'economia sono
stati affidati a ministri esperti di quelle materie o addirittura operativi in
privato e quindi provenienti da fondi di investimento, banche, imprese
industriali e capacità finanziarie.
In
Inghilterra governano i conservatori, in Germania alle prossime elezioni si
profila una vittoria schiacciante della Merkel, che così continuerà a governare
con al guinzaglio ciò che resta della sedicente socialdemocrazia, e forse anche
senza il cagnolino sotto il tavolo. Idem con kartoffeln in Austria e in Olanda,
non parliamo di Ungheria e Polonia.
Un
po’ diversa appare la situazione in Italia poiché si vive ancora, da decenni,
nell’equivoco che il partito che attualmente ha capo l’ineffabile Renzi sia
ancora in qualche modo un partito di centro-sinistra. All’altro capo dello
schieramento, pronto ad ogni compromesso, c’è un satiro ottuagenario che ha
come primo obiettivo i suoi interessi personali. C’è poi il partito di Grillo,
ma non ha alcuna chance – stante l’attuale legge elettorale, ma anche con una
diversa – di poter governare da solo come invece dichiara di voler fare. È un
partito inutile, buono solo a convogliare il malcontento e tener sotto
controllo la protesta.
Questa
spaccatura sociale riflette una situazione che vede da una parte chi campa bene
o senza eccessivi problemi, e dall’altra chi invece deve fare le capriole ogni
giorno per mettere assieme pranzo e cena. Fin che durano pensioni e stipendi
pubblici la situazione è questa, da noi e ovunque.
Pertanto,
pur con differenze, nei paesi europei c’è una divisione sociale netta tra chi
vuole mantenere lo status quo e salvaguardare ciò che ha, e chi, in minoranza,
vorrebbe un’altra politica, fatta di maggior giustizia sociale, magari con la
ghigliottina nelle piazze ma anche con il reddito di povertà.
La
più fantastica truffa è rappresentata proprio dalla ricetta del reddito di
povertà. Una larga classe sociale che non ha lavoro e prospettive sarà
mantenuta, secondo le promesse, dalla carità di Stato e dunque sarà sempre
pronta a qualunque avventura, sostenitrice col coltello tra i denti di chi gli
garantisca una mancia di sopravvivenza. Di lavoro non si parla se non per
chiacchiera. Lavorare tutti e lavorare molto meno dovrebbe invece essere la
parola d’ordine di chi rifiuta l’elemosina e di diventare cliente di qualcuno. E
però il sistema non può ridurre la giornata e la settimana lavorativa, poiché
si trova imbrigliato in una contraddizione che agisce con la forza di una legge
di natura.
un esempio della "nuova" fenomenologia a cui lo stato, lungi dall' essere in antagonismo con il mercato esteso mondialmente, è chiamato. la sostanza invece è sempre quella: la feroce difesa dello status quo
RispondiEliminamolti hanno memoria corta oppure non ce l'hanno proprio. il primo presidente degli Stati Uniti a proporre l’introduzione di un reddito universale è stato Nixon, a lavorare al progetto c'erano un certo Rumsfeld e l’allora 28 enne Dick Cheney
EliminaQuando il potere ti dà qualcosa gratis è per renderti mansueto e ricattabile.
Questo tipo di sussidio (di ciò in realtà si tratta) mascherato da “reddito” non sarebbe una misura contro la povertà, ma la sua continuazione con altri mezzi, la formalizzazione di uno status di minorità e marginalità permanente di fasce sociali sempre più ampie. La società borghese non vuole affrontare le sue contraddizioni per ciò che sono e in tal modo le vuole aggirare.
ero un pischello quando gli indiani metropolitani avevano aggiunto "non lavorare più" allo slogan "lavorare meno lavorare tutti"
Eliminaaccontentati
indiani, appunto
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