Il caso, solo una lontana parentela, mi portò a casa
della mamma di Giovanni Ventura, a Resana, vicino Castelfranco Veneto. Prima
dei fattacci del 1969. Ricordo vagamente una breve scalinata per la quale si accedeva a
una vecchia casa di modesto pregio, sulla statale Castellana, e un giardino
con forse del ghiaino. Niente di più. Franco Freda invece non l’ho mai
conosciuto di persona, ma ho avuto per le mani alcune pubblicazioni della sua
“casa editrice”. Anche qui fu il caso a metterci lo zampino, così come, per
dire, fu il caso che nello stesso torno di tempo mi mise in contatto, per
contro, con i Grudrisse di Marx. Giunsero
a fagiolo poiché alla fine il sommario, così si chiamava, di Storia della filosofia del Dal Pra Mario
mi aveva messo in crisi. Ognuno ha avuto le sue doglie adolescenziali e magari un prof di filosofia che indulgeva troppo su Heidegger. Non mi chiesi
mai, dopo, se quei due o tre testi pubblicati da Freda avrebbero potuto
condurmi su un percorso diametralmente opposto a quello che fu effettivamente,
per il semplice motivo che mi parvero subito paccottiglia, e infatti lasciai
perdere.
Ogni tanto il nome di Freda si prende qualche riga
della cronaca, come in questo caso che ha ad oggetto un fatto accaduto presso
l’università di Pavia (splendida città e bella università). Quello che mi strappò un amaro sorriso fu invece
una dichiarazione di Gianni Alemanno (allora sindaco di Roma e genero di Pino
Rauti, già segretario del MSI, col quale Freda ebbe una lunga e attiva frequentazione
in passato) che fu costretto ad annullare una presentazione in Campidoglio di
un libro della Ar di Freda, dicendo che gli uffici comunali avevano autorizzato
“ignorando la matrice ideologica di questa casa editrice, contraria ai principi
sanciti dalla Costituzione”.
Ci sarebbe da riflettere parecchio sul fatto che figure di
primo piano del neofascismo italiano siano diventate ministri della Repubblica,
presidenti della Camera dei deputati, e che un tipino come Alemanno, già
segretario del Fronte della Gioventù, diventasse sindaco della capitale. Son cose che a Berlusconi non si possono perdonare, altro che bunga-bunga. Hai
voglia a pulire di ramazza.
Salve Olympe, segnalo che il link è errato: fa riferimento ad un'intervista del 2012 alla compagna del "monello".
RispondiEliminaA Pavia è venuta in pellegrinaggio per Sant'Agostino e San Severino Boezio? :-)
grazie ho corretto. a che cosa servono i collaboratori se no?
EliminaDalla presentazione sul sito di Ar:
Elimina《La realtà è poca, ma è l’idea, secondo Freda, che deve giudicare la realtà, non viceversa. Infatti, il nome che il gruppo si dà è un’esortazione anagogica: Ar. Ar è il radicale di quei termini di origine indoeuropea che esprimono la vigoria fisico-morale (aretè, in greco, ‘aristocrazia’), fino ad arrampicarsi nelle implicazioni metafisiche di essa: i vocaboli ordine, rito.》
Non fatico a comprendere come preferì i Grundrisse agli sproloqui di questi minchioni. Furbastri, ma pur sempre minchioni.
infatti
EliminaIl titolo parla di ramazza quando forse nemmeno il lanciafiamme basterebbe (ma almeno disinfetta). Troppo drastico?
RispondiEliminabasta ignorarli
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