La prima parte del post è una strizzatina d’occhio
alla cosiddetta histoire historisante, o, com’è comunemente nota, all’histoire
événementielle.
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È il pomeriggio del 29 aprile 1945, a Berlino infuria
l’ultima sanguinosissima battaglia europea del secondo conflitto mondiale. Le
truppe dell’Armata rossa, il giorno prima, hanno ingaggiato nei sobborghi della
capitale uno scontro furioso perdendo 108 carri, 62 dei quali distrutti da ciò
che resta dalla 33^ Waffen-Grenadier-Division Ss Charlemagne, di cui fa parte l’ultimo Sturmbataillon composto da
poche centinaia di combattenti francesi e scandinavi, al comando del Brigadeführer
Gustav Krukenberg. Questi soldati combattono con una determinazione quasi folle
nel voler difendere una città e un regime già condannati.
Il sergente Eugene Vaulot, che aveva distrutto due
carri a Neukölln, usa i panzerfaust per fermarne altri sei non lontano dalla
Cancelleria. È decorato con la Croce di ferro da Krukenberg durante una
cerimonia improvvisata in una stazione della metrò, quello stesso 29 aprile. Nel
film La caduta, diretto da Oliver
Hirschbiegel, viene riproposta, en passant e analogamente, questa scena. Vaulot,
già ferito sul fronte russo e congedato, nel 1944 si era riarruolato. Non
sopravvisse alla battaglia di Berlino, invece Krukenberg morirà quasi
centenario e ostinatamente nazista (*).
In quelle ore, nel Führerbunker, Adolf Hitler sta
dettando a una segretaria, Traudl Junge, il suo testamento privato e quello
politico. In quest’ultimo vi sono le disposizioni per l'organizzazione del
Reich dopo la sua morte, che sarebbe avvenuta il giorno dopo per suicidio.
Reichspräsident e Capo supremo della Wehrmacht viene
nominato il Großadmiral Karl Dönitz. Ad Joseph Goebbels la carica di nuovo Reichskanzler.
Segue una lista di ministri, e infine il Direttore del Fronte del lavoro. Per
quanto riguarda le Forze Armate, il testamento prevede che Comandante in capo
dell'esercito sia il feldmaresciallo Ferdinand Schörner, in quel momento
impegnato con le sue truppe nei pressi di Praga, dove si sarebbe arreso solo
l’8 maggio.
Chi era il feldmaresciallo Ferdinand Schörner? A noi è
molto famigliare il nome di Erwin Rommel, e quello di Ferdinand Schörner non dice
nulla. Il motivo è semplice: Rommel divenne famoso per le sue imprese belliche
in Nord Africa, mentre Ferdinand Schörner operò su fronti secondari e quasi
sempre come comandante di unità incalzate dall’avanzata russa. Eppure i due
feldmarescialli, Rommel e Schörner, si conoscevano bene per aver combattuto in
Italia nel 1917.
Il tenente Rommel, alla guida di un reparto di punta
del battaglione da montagna del Württemberg, raggiunse una serie di brillanti
successi e in particolare furono i suoi soldati a conquistare il Monte Matajur,
il 26 ottobre 1917. Non è però esatto quanto scrive Wikipedia, cioè che egli fu
il più giovane militare a ricevere la più alta decorazione militare prussiana,
la medaglia Pour le Mérite (**).
Schörner, come tenente nel III battaglione del reggimento
bavarese da montagna, prese parte allo sfondamento tra Plezzo e Tolmino,
guidando brillantemente il reparto che diede l'assalto con successo al monte
Podklabuc. Anche lui fu insignito della medaglia Pour le Mérite, ed era più giovane di Rommel.
*
Caporetto costò all’Italia 40mila soldati fra morti e
feriti, 298.745 prigionieri, 3.512 pezzi di artiglieria, 1.732 lanciamine,
2.899 mitragliatrici, enormi quantità di viveri ed equipaggiamento bellico,
600mila civili sfollati, la distruzione del Friuli e parte del Veneto orientale.
I responsabili, come quel teppista notorio di Badoglio, fecero carriera allora
e anche dopo, e morirono di vecchiezza tra agi ed onori.
Quest’anno ricorre il centenario di quella sconfitta
e sarebbe opportuna un’attenta e partecipe riflessione collettiva sulle cause immediate di quei fatti ma soprattutto sulle
cause profonde e apparentemente lontane che condussero a quella tragedia bellica.
Il Patto di Londra fu stipulato all’insaputa del parlamento, e questo la dice
lunga sulla democrazia borghese, e del resto finora le cosiddette democrazie popolari sono state anche peggio.
Dal maggio 1915 al novembre del 1918 si consumò lo
sterminio d’intere generazioni. Mediamente negli scontri sanguinosi ed inutili
di quella guerra sono morti 22 giovani italiani ogni ora. Molti avevano tra i 19 e i 21 anni, a volte meno. Per 100
metri di terreno, si mandavano a morire ad ondate contro le mitragliatrici decine
di migliaia di ragazzi in nome e per conto, si disse, della “più grande Italia”.
Non si sa se con più crudele cinismo o con più dilettantesca insipienza.
A Redipuglia, il più grande dei molti “sacrari”
sparsi tra il F-VG, il Veneto e il Trentino, voluto dal fascismo, dei resti di
100.187 morti, 60.330 sono “ignoti”. Ciò dà l’idea delle condizioni nelle quali
si crepava, senza contare la malnutrizione, le malattie, la sporcizia, le
amputazioni, la protervia di molti ufficiali, le fucilazioni, le menzogne.
Com’è possibile che si sia sopportata tanta sofferenza, sopraffazione e
violenza? Con la paura e la censura.
Caporetto non è solo l’Italia di ieri, ma quella di oggi
e di sempre. I vizi e le mende della sua classe dirigente, violenta e predatrice,
impunita, sciatta e pressappochista, che commemora con soddisfazione, con vibrante
entusiasmo, i morti ammazzati.
(*) Si trovano sempre, in ogni epoca, individui
disperati disposti a combattere sotto qualsiasi bandiera, anche la più infame.
Non deve quindi oggi meravigliare il reclutamento dei cosiddetti foreign fighters. Sulle motivazioni non
serve darsi la pena di leggere le convenzionali analisi del Royal United
Services Institute, basta visitare il sito della Légion étrangère, o
estrapolare tra le righe di ciò che scrisse Céline.
Gustav Krukenberg era nipote, da parte materna, di Alexander
Christian Leopold Conze, un archeologo che nel 1878 scoprì con Carl Humann
l'altare di Pergamo.
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(**) Nel 1842, fu Alexander von Humboldt a suggerire
a Federico Guglielmo IV d’istituire anche la croce Pour le Mérite für Wissenschaften und Künste. Questa onorificenza,
soppressa nel 1918, è stata reintrodotta in Germania nel 1952, mentre nella Bundeswehr
non è più stata reintrodotta la croce Pour
le Mérite.
Bene, le disposizioni sono arrivate fino a noi, non ci occupano militarmente, ma sempre servi e schiavi siamo, Die Känzllerine esegue alla lettera, ein Volk, ein Reich IV, eine Führererine, ca cangia?
RispondiEliminaCaifa.
francesi e inglesi al posto loro farebbero lo stesso.
Eliminanoi no; noi abbiamo gli emiri in lotta tra loro, sempre
Gentilissima, ha fatto un riferimento a Celine. In senso negativo, per le sue simpatie al nazismo o in senso positivo per la sua analisi dell'animo umano? grazie
RispondiEliminami riferivo in particolare a Morte a credito per certe descrizioni
Eliminanon ho alcuna prevenzione verso Céline
I sabaudi dopo l’unità d’Italia sottrassero, con la coscrizione obbligatoria, risorse giovani alle famiglie di reddito medio-basso, privandole della manodopera da impiegare nei lavori agricoli più pesanti e del relativo reddito. Figli che, in mancanza di uno Stato sociale, provvedevano al sostentamento dei genitori anziani. Serviva la carne da cannone.
RispondiEliminaIn Sicilia nacque un nuovo proverbio: ni levarunu u gustu ‘e futtiri
Splendido post, grazie.
RispondiEliminaMi permetto una sola osservazione.
Spesso nella storia d'Italia moderna e contemporanea eventi apparentemente causati soltanto da decisioni prese da governi o da personalità nazionali si rivelano, ad un'analisi più approfondita, frutto anche di circostanze più complesse e di influenze esterne, alle quali un Paese pesantemente dipendente dall'estero come l'Italia - che senza traffico mercantile attraverso Gibilterra e il Canale di Suez muore di fame - non poteva sottrarsi.
Ricerche recenti gettano qualche luce sull'impatto che le minacce e i velati ricatti - perché di quello si trattava - anglofrancesi ebbero sulla decisione italiana di firmare il Patto di Londra ed entrare in guerra, contro il neutralismo del partito di Giolitti e della maggioranza dell'opinione pubblica. Del resto pensare che in uno Stato di polizia come l'Italia, dove la minima manifestazione pubblica di dissenso può essere facilmente manganellata, gasata o sparata via da strade e piazze se dispiace al governo, pensare che in uno Stato del genere sia stata qualche rumorosa piazzata degli interventisti a portare il Paese alla guerra è impossibile. E neanche la cupidigia, l'immoralità e l'insensibilità dei politici e dei loro danti causa di banche e industrie possono interamente spiegare, da sole, la scelta per la guerra.
Non molti sanno che già prima di Caporetto gli Alleati, e in particolare gli inglesi, avevano piani segreti per impossessarsi della flotta italiana e occupare una parte del Paese (col suo re fantoccio sistemato in Sicilia o in Sardegna, come poi accadde, mutatis mutandis, nel 1943) se per caso il governo si fosse azzardato a trattare un armistizio con gli Imperi Centrali.