Friedrich Wilhelm Heinrich Alexander von Humboldt non
si sposò. In una lettera al suo amico di una vita, Johann Karl Freiesleben
(1774-1846), scrisse che un uomo sposato è “un uomo perso”. I due amici, dopo
la laurea, si erano uniti per un viaggio in Savoia e in Svizzera. Si può ben
capire che un viaggiatore come Humboldt, lontano da casa per anni e anni,
disdegnasse il matrimonio.
Quando si trovò a Quito, in Ecuador, preoccupato a
scalare sistematicamente tutti i vulcani raggiungibili, la vorticosa attività di
Humboldt destò costernazione nei salotti della buona società. Come scrive la
sua biografa, Andrea Wulf, il suo bell’aspetto aveva attirato l’attenzione di
diverse giovani donne in età da marito, ma lui a una cena o ad altri eventi
sociali “non si fermava mai più di quanto era strettamente necessario”. Così
ebbe a dire l’allora diciottenne creola Rosa de Montúfar (1783-1860), la figlia
del governatore provinciale, il marchese di Selva Alegre, nota per la sua
bellezza (*).
Se non sposò la bella Rose, divenne “grande amico del
bel fratello di lei”, Carlos Montúfar, che lo accompagnò per il resto della
spedizione americana in Ecuador, Perù, Messico, Stati Uniti e Cuba, e poi anche
fino al suo ritorno in Europa. Una volta a Parigi, dove presenziarono all'incoronazione
di Napoleone, Carlos ripartì per la Spagna e Humboldt per Berlino.
Andrea Wulf ci offre questa
descrizione del più giovane amico di Humboldt:
Il
ventiduenne Montúfar aveva dieci anni di meno di Humboldt, riccioli scuri,
occhi neri e un portamento fiero ed eretto. Non era uno scienziato, ma
apprendeva in fretta e Bonpland sembrava non curarsi di questo nuovo venuto
nella squadra. Ma altri erano gelosi della nuova amicizia. Il botanico e
astronomo sudamericano Jose de Caldas aveva conosciuto H. qualche mese prima,
lungo il tragitto verso Quito, e quando aveva chiesto di unirsi alla spedizione
si era sentito opporre un cortese rifiuto. Seccato, scrisse che Montúfar era
diventato l’adone di Humboldt (94).
Venticinque anni dopo la morte di H., un poeta tedesco,
tale Theodor Fontane, criticò una biografia su H. che aveva appena letto per
non aver fatto cenno alle sue “anomalie sessuali”.
Anch’io non credo a fenomeni di ascesi che contemplino
la rinuncia a qualsiasi rapporto col sesso, salvo particolari casi patologici.
Che Humboldt scrivesse a Karl Freiesleben cose del tipo “Ti ero legato come da
catene di ferro”, oppure dichiarasse il proprio amore “incondizionato” e
“fervente” a Reinhard von Haeften, sarà pure dovuto al fatto che tale
linguaggio era comune nel XVIII e XIX secolo in Europa, ma qualche dubbio è
lecito. Del resto che dovremmo dire, per citare un altro esempio ben noto,
delle lettere di Henry James a Hendrik C. Andersen? (**)
Che poi scrivesse in una sua lettera “non avverto
bisogni sessuali”, e praticasse un intenso esercizio fisico per calmare “gli
impulsi sregolati delle passioni”, può essere un modo per mascherare le sue
reali tendenze sessuali. E però nulla esclude che con i suoi amici abbia avuto
dei semplici rapporti platonici. Del contro, nulla emerge a proposito del suo
compagno di avventure, Aimé Bonpland, col quale fece il viaggio di cinque anni
alle regioni equinoziali. E tuttavia molte cose stanno a indicare un perfetto esempio di
ambiguità e la sua vita privata rimane in gran parte sconosciuta, anche perché ha
distrutto le sue lettere private.
Dopotutto, a parte la mera curiosità, che cosa può
importarci dei gusti sessuali di uno che da giovane leggeva insieme a Goethe
libri di storia naturale e faceva con lui lunghe passeggiate e poi la sera si
ritrovavano con Schiller a cena e passavano in rassegna le ultime pubblicazioni
filosofiche? Un solo giorno di quelli non vale forse un’intera vita?
(*) Rosa de Montúfar ad ogni modo non rimase zitella,
nel 1815 sposò il generale bolivarista Vicente Aguirre e Mendoza, che in
seguito divenne anche ministro, e con il quale ha avuto due figli. Lei stessa è
considerata un’eroina dell’indipendenza ecuadoregna. Probabilmente Humboldt fu
ospite nel palazzo dei Selva Alegre, il migliore della città, al secondo piano
della quale c'era una collezione di quadri dipinti di Manuel de Samaniego e dei
suoi discepoli, e aveva una grande biblioteca. Che un aristocratico prussiano e
uno spirito qual era Humboldt decidesse di non trascorrere i suoi giorni in una
simile tomba andina appare del tutto comprensibile. Il palazzo dei Selva Alegre
in seguito diventò sede di una banca e nel 1961 fu demolito.
(**) Cfr. Henry James, Amato ragazzo, Marsilio, 2000.
"...che cosa può importarci dei gusti sessuali di uno che...?" Moltissimo. Ce ne importa moltissimo: e mi spiego, prendendola un po' alla lontana.
RispondiEliminaTrent'anni fa tutti erano convinti della superiorità maschile in tutti i campi. Oggi io penso che sia il contrario: superiorità femminile su tutta la linea, con due eccezioni, l'abilità nel parcheggiare l'automobile e l'interesse a ficcanasare nei fatti degli altri, specie sessuali (o sentimentali, se così piace di più). Personalmente, godo di una totale immunità da questo difetto: non solo non mi interessa chi scopa chi, ma trovo sgradevole chi invece se ne interessa, tanto che ho persino rinunciato alla compagnia di un paio di signore avendo constatato che leggevano riviste di gossip.
C'è però una grande differenza tra il gossip di oggi e quello storico. E' da minus habens interessarsi a Al Bano e Romina, alla principesa Diana e ai suoi amanti, a Scalfarotto e consorte: ma le vicende sessuali dei personaggi storici ci danno uno spaccato ineguagliabile della società a loro contemporanea. Gli atti del processo a Oscar Wilde, gli epigrammi di Marziale, le relazioni dei missionari gesuiti: tutta roba di grande interesse. E così penso sia per Humboldt, la cui biografia, su tuo consiglio, ho già acquistato e messo in coda di lettura.
le tue osservazioni sono sempre acute
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