sabato 20 maggio 2017

Un solo giorno di quelli



Friedrich Wilhelm Heinrich Alexander von Humboldt non si sposò. In una lettera al suo amico di una vita, Johann Karl Freiesleben (1774-1846), scrisse che un uomo sposato è “un uomo perso”. I due amici, dopo la laurea, si erano uniti per un viaggio in Savoia e in Svizzera. Si può ben capire che un viaggiatore come Humboldt, lontano da casa per anni e anni, disdegnasse il matrimonio.

Quando si trovò a Quito, in Ecuador, preoccupato a scalare sistematicamente tutti i vulcani raggiungibili, la vorticosa attività di Humboldt destò costernazione nei salotti della buona società. Come scrive la sua biografa, Andrea Wulf, il suo bell’aspetto aveva attirato l’attenzione di diverse giovani donne in età da marito, ma lui a una cena o ad altri eventi sociali “non si fermava mai più di quanto era strettamente necessario”. Così ebbe a dire l’allora diciottenne creola Rosa de Montúfar (1783-1860), la figlia del governatore provinciale, il marchese di Selva Alegre, nota per la sua bellezza (*).



Se non sposò la bella Rose, divenne “grande amico del bel fratello di lei”, Carlos Montúfar, che lo accompagnò per il resto della spedizione americana in Ecuador, Perù, Messico, Stati Uniti e Cuba, e poi anche fino al suo ritorno in Europa. Una volta a Parigi, dove presenziarono all'incoronazione di Napoleone, Carlos ripartì per la Spagna e Humboldt per Berlino.

Andrea Wulf ci offre questa descrizione del più giovane amico di Humboldt:

Il ventiduenne Montúfar aveva dieci anni di meno di Humboldt, riccioli scuri, occhi neri e un portamento fiero ed eretto. Non era uno scienziato, ma apprendeva in fretta e Bonpland sembrava non curarsi di questo nuovo venuto nella squadra. Ma altri erano gelosi della nuova amicizia. Il botanico e astronomo sudamericano Jose de Caldas aveva conosciuto H. qualche mese prima, lungo il tragitto verso Quito, e quando aveva chiesto di unirsi alla spedizione si era sentito opporre un cortese rifiuto. Seccato, scrisse che Montúfar era diventato l’adone di Humboldt (94).

Venticinque anni dopo la morte di H., un poeta tedesco, tale Theodor Fontane, criticò una biografia su H. che aveva appena letto per non aver fatto cenno alle sue “anomalie sessuali”.

Anch’io non credo a fenomeni di ascesi che contemplino la rinuncia a qualsiasi rapporto col sesso, salvo particolari casi patologici. Che Humboldt scrivesse a Karl Freiesleben cose del tipo “Ti ero legato come da catene di ferro”, oppure dichiarasse il proprio amore “incondizionato” e “fervente” a Reinhard von Haeften, sarà pure dovuto al fatto che tale linguaggio era comune nel XVIII e XIX secolo in Europa, ma qualche dubbio è lecito. Del resto che dovremmo dire, per citare un altro esempio ben noto, delle lettere di Henry James a Hendrik C. Andersen? (**)

Che poi scrivesse in una sua lettera “non avverto bisogni sessuali”, e praticasse un intenso esercizio fisico per calmare “gli impulsi sregolati delle passioni”, può essere un modo per mascherare le sue reali tendenze sessuali. E però nulla esclude che con i suoi amici abbia avuto dei semplici rapporti platonici. Del contro, nulla emerge a proposito del suo compagno di avventure, Aimé Bonpland, col quale fece il viaggio di cinque anni alle regioni equinoziali. E tuttavia molte cose stanno a indicare un perfetto esempio di ambiguità e la sua vita privata rimane in gran parte sconosciuta, anche perché ha distrutto le sue lettere private.

Dopotutto, a parte la mera curiosità, che cosa può importarci dei gusti sessuali di uno che da giovane leggeva insieme a Goethe libri di storia naturale e faceva con lui lunghe passeggiate e poi la sera si ritrovavano con Schiller a cena e passavano in rassegna le ultime pubblicazioni filosofiche? Un solo giorno di quelli non vale forse un’intera vita?

(*) Rosa de Montúfar ad ogni modo non rimase zitella, nel 1815 sposò il generale bolivarista Vicente Aguirre e Mendoza, che in seguito divenne anche ministro, e con il quale ha avuto due figli. Lei stessa è considerata un’eroina dell’indipendenza ecuadoregna. Probabilmente Humboldt fu ospite nel palazzo dei Selva Alegre, il migliore della città, al secondo piano della quale c'era una collezione di quadri dipinti di Manuel de Samaniego e dei suoi discepoli, e aveva una grande biblioteca. Che un aristocratico prussiano e uno spirito qual era Humboldt decidesse di non trascorrere i suoi giorni in una simile tomba andina appare del tutto comprensibile. Il palazzo dei Selva Alegre in seguito diventò sede di una banca e nel 1961 fu demolito.

(**) Cfr. Henry James, Amato ragazzo, Marsilio, 2000.

2 commenti:

  1. "...che cosa può importarci dei gusti sessuali di uno che...?" Moltissimo. Ce ne importa moltissimo: e mi spiego, prendendola un po' alla lontana.

    Trent'anni fa tutti erano convinti della superiorità maschile in tutti i campi. Oggi io penso che sia il contrario: superiorità femminile su tutta la linea, con due eccezioni, l'abilità nel parcheggiare l'automobile e l'interesse a ficcanasare nei fatti degli altri, specie sessuali (o sentimentali, se così piace di più). Personalmente, godo di una totale immunità da questo difetto: non solo non mi interessa chi scopa chi, ma trovo sgradevole chi invece se ne interessa, tanto che ho persino rinunciato alla compagnia di un paio di signore avendo constatato che leggevano riviste di gossip.
    C'è però una grande differenza tra il gossip di oggi e quello storico. E' da minus habens interessarsi a Al Bano e Romina, alla principesa Diana e ai suoi amanti, a Scalfarotto e consorte: ma le vicende sessuali dei personaggi storici ci danno uno spaccato ineguagliabile della società a loro contemporanea. Gli atti del processo a Oscar Wilde, gli epigrammi di Marziale, le relazioni dei missionari gesuiti: tutta roba di grande interesse. E così penso sia per Humboldt, la cui biografia, su tuo consiglio, ho già acquistato e messo in coda di lettura.

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