Sentite un po’ che fine
ragionamento svolge l’attuale presidente della commissione lavoro della camera,
Cesare Damiano, in tema della cosiddetta uscita anticipata:
"Immaginiamo che un lavoratore con 35 anni di contributi vada in
pensione a 62 anziché a 66. Con un anticipo di quattro anni subirà una
penalizzazione dell'importo dell'8%, cioè il 2% per ogni anno. L'eventuale
pensione di 1000 euro al mese scenderà a 920 euro. Moltiplicata questa cifra
per tredici mensilità e per i 18 anni che separano il lavoratore dagli 80 anni,
il costo complessivo sarà di 215.280 euro. Nel caso invece che lo stesso
lavoratore rimanga in azienda fino a 66 anni, la sua pensione crescerà da 1000
a 1080 euro per effetto di quattro anni in più di contributi. Moltiplicando per
tredici e poi per quattordici (gli anni che mancano agli 80) si arriva a
196.560 euro. La differenza in valore assoluto è di 18.720 euro, in percentuale
dell'8,7. Con qualche accorgimento tecnico si può arrivare a pareggiare i due
costi con un'operazione di sistema che nel tempo può effettivamente raggiungere
l'obiettivo del costo zero".
Non fa una grinza, vero? Eppure
nella quantificazione delle risorse necessarie, nel calcolo moltiplica questo
per quell’altro, manca un dato essenziale, senza il quale il risultato complessivo
è truccato. Un dato che può essere a sua volta stimato statisticamente e che
riguarda coloro che andando in pensione a 62 anni e che però ad 80 anni non ci arriveranno. Succede. Sono soldini risparmiati dall'Inps anche quelli, on. Damiano. Dunque le risorse necessarie vanno stimate tenendo conto anche di questo fatto.
P.S. : nei prossimi giorni ho
intenzione di scrivere un post sui cosiddetti lavori usuranti, dimostrando l’assurdità
e l’iniquità della legislazione vigente. Tutta roba votata dal Partito
democratico al grido: “È l’Europa che lo chiede, è lo spread che l’impone!”. Pagliacci
loro e fessi quelli che gli danno ancora retta.
"Pagliacci loro e fessi quelli che gli danno ancora retta".
RispondiEliminaPrima di arrivare alla fine del post, e leggere la sua frase che ho virgolettato su, pensavo dentro di me: il problema siamo noi, che invece di limitarci a fare analisi sulle loro scempiaggini, dovremmo trovare il modo di mandarli aff....lo invece.
Astenersi nel non andare a votare d'accordo, ma non basta.
Saluti
P.S: aspetto di leggere il suo post "sui cosiddetti lavori usuranti, dimostrando l’assurdità e l’iniquità della legislazione vigente".
"Se votare facesse qualche differenza non ce lo lascerebbero fare".
RispondiEliminaTramite i social network ho fatto una domanda ai ns. così detti esperti di welfare, siano essi appartenenti al mondo politico, sia alla sfera dei sindacati. Desideravo sapere se è più usurato un lavoratore 55 enne cd precoce, oppure il suo collega lavoratore 65 enne con lo stesso numero di contributi. A mio avviso qualche differenza c'è, a svantaggio del secondo. Quindi, senza voler indurre una guerra fra poveri, 41 anni sono abbastanza e devono andare bene per. Niente pi ingiustizie e contentino. E poi chi lo ha detto che il lavoratore 65 enne, con 41 anni di contributi non sia anche un precoce. Quanti sono quelli che sono andati a lavorare nella bottega di fabbri, falegnami, ed altro e non hanno avuto la fortuna di avere versati i contributi? Quanti sono coloro che hanno studiato per conseguire un diploma in materia tecnica e che contemporaneamente hanno lavorato da precoci? Signori del welfare, prima di legiferare per poi correggere gli errori, fate una responsabile riflessione! Grazie
RispondiEliminahttp://diciottobrumaio.blogspot.it/2016/07/ogni-lavoro-diventa-usurante.html
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