Tra
le più cospicue mediocrità espresse dal Partito democratico, Matteo Renzi è attualmente
quella più in vista. Palma d’oro per arroganza (non è stato facile contenderla
a D’Alema), insuperabile per protervia (a Rio voleva salire lui in pedana per
la scherma) è primo anche nel ruolo di caricatura, pur se non va dimenticato l’insuperabile
Berlusconi e poi anche Bersani, il quale con in mano il “mandato esplorativo”
ebbe a dire: “La Fornero in una mia squadra di governo? Perché no?”.
C’è
però una differenza tra Renzi e Bersani: quest’ultimo è politicamente defunto. Al
massimo può dire la sua dalla Gruber. Per Renzi è diverso. Egli è mandatario di un
progetto di potere, punta a governare con la ferula. Per comandare il Partito ha dovuto
distruggere ciò che di esso restava, salvo, finché tornano utili, i tortellini
e Bella ciao. In assenza di capacità
e di prestigio soccorrerà la forza delle nuove leggi e l’ausilio di complici e servitori
di ogni razza.
Se
vince il referendum, il suo disegno potrebbe essere cosa fatta. Uso il
condizionale perché, anche lo vincesse, tutto sta a indicare che alle prossime
elezioni politiche il Partito democratico prenderà una sberla memorabile, anche
se con l’artiglieria mediatica di cui dispone Renzi non c’è da essere mai sicuri
di nulla. L’umore delle plebi è cangiante, com’è nella natura degli esclusi e
dei posseduti. Nello sforzo di assicurarsi la sopravvivenza esse vi riescono
tanto meglio quanto più s’identificano con gli interessi dei loro padroni, in
cambio di poco e spesso di promesse. A settembre e per tutto l'autunno, allo squillo di tromboni e di
trombette, gli annunci di larghe elemosine e minacce di apocalisse si sprecheranno.
La
sorte di Renzi non è legata solo all’esito elettorale ma anche alla congiuntura finanziaria
(bancaria), e pure a quella internazionale. A fronte di estreme necessità c’è
spazio per tentare altre manovre, come ha fatto Hollande in Francia con la
copertura di matrice islamica. Non dimentichiamoci che il Bel Paese ha una
grande tradizione da difendere, anche se ufficialmente non può esibire le sue medaglie.
anche dal punto di vista borghese mi pare che questo tentativo di riforma -di sveltimento e semplificazione procedurale- dell' infrastruttura politica sia alquanto fallimentare. ma si sa che qui il personale politico, degno figlio della patria, anche quando prende una posa decisionista, in fondo non ama cambiare nulla studiando la situazione, affrontandola e assumendo la responsabilità delle conseguenze. un pò a tutti noi piace molto di più essere cambiati dai tempi che (loro sì) corrono, subendoli integralmente e assumendoli esclusivamente di rimbalzo. meschini. ma in fondo non siamo neanche più una media potenza nel rating internazionale.
RispondiEliminal' ipotesi che, se andassi a votare, mi farebbe votare "no" non è difendere la democrazia ecc ma tenere aperto uno spiraglio di per un partito non-borghese, sempre che serva un partito. il pensiero che segue è che non so che farmene delle tattiche: le ho invariabilmente padellate
qualora vincesse il no si procederebbe comunque, in qualche modo. In qualsiasi modo. Che poi è il motivo per cui hanno messo Renzi lì, a fare gesti.
RispondiEliminaE' come se il referendum, in realtà, si fosse già tenuto nel novembre 2011 e risulta ingiurioso chiedere in autunno agli italiani, cosa ne pensavano...
su questo punto penso lei abbia fatto centro. medaglia d'oro
Eliminasono commosso. DEdico questa medaglia alla mia famiglia, che mi è sempre stata addosso. E' una vittoria che mi è costata tanti sacrifici, ma lo sfruttamento del lavoro paga. Vai con l'inno.
Eliminale olimpiadi saranno il lacerto del nazionalismo più ostinato da smaltire
Eliminaper quel che riguarda le altre coperture di cui la nostra tradizione si ammanta, devo dire che non capisco bene se Lei pensa a un ritorno della strategia della tensione. Io sì.
RispondiEliminaMi dispiace che a volte sembra che Lei non possa sviluppare fino in fondo i ragionamenti per ovvi motivi di opportunità che comunque, comprendo e rispetto. Il mio commentare su questo blog avrebbe senso se riuscissi a svilupparli io. Ma anch'io fino a un certo punto, un po' per i miei limiti intellettuali e un po' perché qui non si sa mai.
Spiace che alla fine, per comprendersi, tocca ammiccarsi... Viene in mente quando i nostri presidenti parlando in pubblico a un loro vicino si coprono la bocca con la mano, gesto vergognoso in effetti. Almeno noi non rappresentiamo un cazzo.