Viviamo,
e non importa se nostro malgrado, in un paese dove l’onestà è tema sinodale, dove
i gioiellieri dichiarano al fisco un imponibile
medio di 14mila euro annui, dove l’imposta di successione e quella sulle
donazioni sono le più basse della UE e tra le più blande dell’emisfero Nord,
dove le società trasferiscono coraggiosamente la propria sede fiscale nei
paradisi autorizzati dalla UE.
Siamo
un paese dove non c’è architetto, geometra o assessore, disposto a spostarsi
dalla parte dell’intelligenza e del gusto. Dove chi riceve uno stipendio alla
pari o più che doppio rispetto a Obama, non può, psicologicamente e
oggettivamente, sentirsi umano. Un paese dove il diritto è ad assetto
variabile, dove dominano i clan, e l’egoismo e la mediocrità sono autorizzati a
far gravi danni.
Dunque,
se in un paese del genere accadono abitualmente
queste e molte altre cose, ancor più gravi, e se ancora in un paese così si
rimpiangono – non sempre immotivatamente – quei lazzaroni dei papi e quei pezzi
di merda dei borboni e degli asburgo, un motivo ci sarà.
Un
motivo che viene prima di tutti gli altri possibili o anche solo immaginabili. E
non può essere altro che questo: a tanta, troppa gente viene comodo per un modo
o per l’altro questo stato di cose. Le geremiadi, le intemerate, gli infusi di
cordoglio, le grida di allarme, le doglianze spicciole o a pacchi, i moniti, i
richiami alla realtà, diventano solo fuffa (nel mazzo mi ci metto pure io,
chiaro).
la storia italiana (travagliata non più di tante altre) ha stratificato soprattutto l'arte di arrangiarsi a tutti i livelli, a volte essa agisce come incrostazione passatista a volte come agilità innovativa. Quella italiana è una società che fa molta fatica ad essere organica, troppe nicchie d'interesse che incrociano e ne avversano altre. L' ineguale sviluppo sociale ne è il prodotto e la sua risorsa.
RispondiEliminaIl duce non disse che "governare gli italiani è inutile"? Proprio lui che c'aveva la fissa di fare dell' Italia un insieme duro e compatto..
Oggi che l' abilità capitalistica si misura nei termini squisitamente sociali di "sistema paese" (che è concretamente la qualità e il costo delle merci o dei servizi prodotti) è ovvio che il paese rivela tutta la fragilità (che non è la mancata rivoluzione borghese!)con cui si è adattato -parrebbe controvoglia- al più vasto percorso storico europeo e fa fatica a competere globalmente, questa volta è difficile aspettare per capire da che parte tira il vento.
concordo, salvo che nell'ineguale sviluppo che è la nostra vera palla al piede
Eliminacerto che la questione meridionale è la nostra palla al piede ma ha fatto la fortuna di tanta imprenditoria legale e illegale -e anche di tanta classe politica; anche quella è in fondo una strada alla accumulazione: di scarsa qualità e così socialmente reazionaria che non ne usciamo più dal punto di vista strutturale
EliminaLo disse Giolitti prima di Mussolini, proprio Giolitti il compendio dei politici italioti, divus Giulio permettendo, un'entità geografica lunga e stretta che va dal profondo nord teutonico al profondo sud messarabico, che si pretende, che abbia il senso di appartenenza? A che poi? La 'roba' di verghiana memoria, quella sì, altro non c'è, sempre nave sanza nocchiero in gran tempesta e pure bordello......
RispondiEliminaCaifa.
L'ineguale sviluppo non solo italiano, ma mondiale è conseguenza del sistema capitalismo.
RispondiEliminaAccresce le contraddizioni, ma contemporaneamente permette il perpetuarsi del sistema.
caino