sabato 9 gennaio 2016

In un Paese come il nostro


In un Paese come il nostro, dove la pratica del non governo dell’economia è sempre stata considerata il miglior governo, leggere le interpretazioni riferite ai dati sull’occupazione/disoccupazione, e quelli sull’aumento dei consumi, non può solo far sorridere.  Dovrebbe invece indurci a qualche riflessione sul livello raggiunto dalla manipolazione della realtà e sul fatto che, nonostante la trasgressione di massa dalle urne, la maggioranza si rechi ancora a votare.

Chi va a votare, sebbene si dichiari sfiduciato e disilluso, crede che in qualche modo i partiti siano, in fondo e malgrado tutto, le uniche articolazioni che possono, se non rappresentarlo, quantomeno garantire una certa stabilità e sicurezza sociale. In realtà tali articolazioni, un tempo ritagliate sulle classi sociali al fine di mediarne gli interessi, sono state sostituite dagli esecutivi nazionali e sovrannazionali che rispondono agli interessi dei grandi gruppi finanziari e industriali multinazionali.

La riforma elettorale e del senato sono un chiaro segnale dell’esautoramento in atto e dello sfaldamento del marcio notabilato politico formatosi nel sistema dei partiti e del suo disciplinarsi all’esecutivo. Nessun complotto, nessuna cospirazione tecnocratica, ma il “normale” adeguamento delle strutture di potere, la “normale” sostituzione di un sistema politico corrotto e inaffidabile con elementi tratti dall’élite borghese.



Una truppa selezionata – che ha fatto tirocinio per un certo tempo presso organismi come le banche nazionali, quelle private e soprattutto il Fondo monetario internazionale, facendo propria la visione degli interessi dominanti – è posta in posizioni chiave nei più alti ranghi istituzionali nazionali e sovranazionali. Al bisogno sono a capo dei governi stessi dei paesi più refrattari al nuovo ordine (per motivi di clientela elettorale e di gestione del bottino pubblico), ossia per dare esecuzione diretta e immediata alle direttive fissate nelle “lettere” e nelle consultazioni tra capi di Stato e di governo.

Sul piano ideologico ciò che caratterizza questo personale è la piena consapevolezza del compito al quale è stato chiamato e la chiarezza degli obiettivi posti dal movimento del capitale multinazionale. Oltre a mostrare, a volte patentemente, disprezzo per i riti dell’estenuante e contorta mediazione politica, è nemico di ogni forma di classismo e antagonismo, salvo il proprio viscerale odio per la plebe.

Ecco dunque che l’attenzione e il coagulo degli interessi sono richiamati, con il partecipe e imprescindibile sostegno dei media, verso lo spauracchio della crisi catastrofica, cui si deve rispondere con coesione per il mantenimento della stabilità del sistema, e dunque servono rigore e sacrifici, chili di carne tagliati sempre nello stesso corpo sociale.

A tali iniziative antipopolari e apertamente reazionarie non è contrapposto alcunché di realmente valido sul piano dell’iniziativa politica. Lo spazio politico di quella che un tempo fu la sinistra (dentro e fuori dal Pci) è occupato da personaggi la cui vocazione è stata sempre quella di gestire un po’ di potere e di spesa pubblica in cambio del controllo ideologico e politico delle componenti sociali dove cresce il malcontento e radica la protesta.


Di questa marmaglia, che ha fatto il suo tempo, la borghesia trionfante non sa più che farsene. Molto meglio offrire spazio mediatico e sostegno a forze interclassiste e apertamente reazionarie che sappiano indirizzare la protesta verso obiettivi secondari: gli immigrati, le malefatte dei partiti, gli sprechi nella spesa pubblica, il pubblico impiego, i garantiti, i pensionati, in un clima di confusione, di risentimenti e d’invidia sociale.

6 commenti:

  1. Non sono bastate, tra quintali di articoli, video ed interviste, le mille trasmissioni di accusa agli statali nelle domeniche pomeriggio della trasmissione di Giletti a far odiare gli statali e quelli col posto fisso.
    Hanno dovuto disturbare Checco Zalone commissionandogli il film "quo vado" per convincere i pochi recidivi che non deve più esistere il posto fisso.
    Tra poco gli statali si andranno a costituire e/o qualcuno si ammazzerà per la vergogna.
    Li licenzieranno tutti. E solo questione di tempo!
    Tranne i dirigenti a cui daranno un bel premio.

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    1. non ho visto il film, ma credo che non serva commissionare nulla, per fare cassa basta seguire la corrente
      sì, credo che al prossimo allarme spread o simili s'aprirà la stagione della potatura

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  2. La Dimostrazione...

    Cara Olympe,

    la lampante dimostrazione di quanto scritto sopra, potrebbe essere stata la trasmissione TV su La7 di iersera a cui per puro caso ho assistito.
    Presenti e assenti :
    Conduce Mentana, sono in studio DI Pietro e Bobo Craxi, collegati Vittorio Feltri e Giorgio Gori.
    Si commenta 1992 il nuovo sceneggiato che parla di Tangentopoli.
    Il livello generale è quello che ognuno può immaginare.
    Vi sono momenti pure di insano parossismo dove si va a un tutto contro tutti.
    Verrebbe da dire ,che è il livello medio di dove sia ormai finito il sistema della democrazia parlamentare in Italia ,ma si può dire anche dell'occidente europeo.
    Era meglio la Prima o la Seconda, ovvero dove si ladrava più e meglio, tutto sommato....
    Fa tenerezza il Bobo ,che tenta una interpretazione politica di carattere più generale, che in qualche misura accenna all'esautoramento della funzione del "politico" ormai in atto, fa perfino un po' schifo il chiacchiericcio tra Feltri e Di Pietro.
    L'unica cosa che salta fuori è che " bontà divina", qualcosa di grosso è capitato nel 1989...
    Ma basta là, vien da dire ,possibile che "i politici " della prima repubblica non se ne accorsero..
    Cosa volete ,ogni tanto ,signori miei , la storia presenta i conti, il dramma è solo che, in ultima analisi, li pagano sempre i soliti.
    Verrebbe da dire al buon Bobo, che dice che voterà socialista se si farà un partito : a cosa servono i partiti socialisti riformisti in questo frangente storico.
    Di Pietro fa l'amico di Grillo,(sbirro era e rimane ) Feltri che so si gode la pensione, può scrivere un libro a quattro mani con Scalfari, Mentana e Gori sono più giovani ,lo scriveranno tra un po' di anni.
    Negri mi pare sia in edicola con una autobiografia di 600 pagine..
    Ho la strana impressione di stare invecchiando, l'unica consolazione è che Marx stia diventando sempre più giovane .
    Amen

    Caino

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    1. 600 pagine? muoio dalla voglia di leggerle e meditarle a lungo

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    2. Cosa spinge una persona - definita per comodità 'normale' - e che sta invecchiando a seguire per qualche ora una trasmissione con Bobo Craxi,Vittorio Feltri e
      Giorgio Gori? Il furto legalizzato del canone TV non sarebbe già sufficiente per abbandonare il telecomando?
      Et cum spiritu tuo...

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  3. «servono rigore e sacrifici, chili di carne tagliati sempre nello stesso corpo sociale.»
    Come Dostoevskij e Tolstoj prefigurarono la rivoluzione, spero che questa frase smuova qualcosa, chissà quando e dove non so.

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