È
un privilegio avere un lavoro precario e sfruttato, ma sono centinaia di
milioni quelli che non hanno nemmeno questo tipo di privilegio, i più poveri
tra i poveri. Ad ogni modo la guerra condotta dal capitale riguarda tutta
quella umanità sul cui sfruttamento e sulle cui sofferenze fonda il processo di
accumulazione capitalistico. I terroristi che ne sono a capo, che hanno dalla
loro parte il denaro, i media di cui sono proprietari e la forza della legge,
si sono riuniti in un loro covo in Svizzera (e dove sennò?). Non hanno bisogno
di pezzi di carta e di timbri per circolare, non c’è frontiera o barriera che
li possa fermare, anzi, viaggiano con jet privati o di Stato e sono accolti con
onori e protetti in alberghi e residence extra lusso.
Ma
anche per questa classe di parassiti e di orchi sta per suonare la campana a
morto. Essi vedono bene che l’introduzione di nuove tecniche e tecnologie
produttive crea la condizione per una sempre più vasta e stagnante disoccupazione, e ciò è
in opposizione con le condizioni oggettive che fin’ora hanno garantito la
stabilità sociale, il loro potere e sicurezza personale.
È
l’ardore stesso con il quale il capitale è costretto
a ridurre la parte variabile (salari) in rapporto al capitale costante per
aumentare il plusvalore estorto, a determinare una situazione che sembra un paradosso (*). In altri
termini, essendo la creazione di plusvalore (e qui si dovrebbe introdurre il
concetto di plusvalore relativo ma lasciamo stare per semplicità) l’impulso e
il contenuto assoluto dell’agire del capitale, in definitiva un contenuto
assolutamente misero e astratto (l’accumulazione di ricchezza come scopo a sé),
esso ha la necessità insopprimibile
di sviluppare le tecniche e la tecnologia per produrre quanto più plusvalore
possibile.
Una
prima legge: la produttività del lavoro deve dare il massimo di prodotto
con il minimo di lavoro e, quindi, la riduzione delle merci il più possibile a
buon mercato. È questa una legge a
cui nel lungo periodo non può opporsi nemmeno il monopolio, e cioè spiega nell’essenziale
la caduta dei prezzi! Questa prima legge si rende effettiva solo
implicando un’altra legge, secondo
cui la scala della produzione non è determinata secondo bisogni dati, bensì,
all’opposto, la massa del prodotto è determinata dalla scala della produzione
sempre crescente prescritta dal modo di produzione stesso.
Vediamo
di rendere la cosa in termini commestibili anche ai seguaci di quell’asino di
Latouche. Lo scopo della produzione capitalistica è quello che ogni singolo
prodotto contenga quanto più lavoro non
pagato possibile, e ciò è raggiunto solo con la produzione per la produzione.
Inoltre, muta la scala sociale dei mezzi di produzione impiegati, e muta tanto
maggiormente quanto più è sviluppata la produttività sociale del lavoro. È quella
capitalistica una produzione che non può vincolarsi a un limite predeterminante
e predeterminato dei bisogni. L’andare oltre questo limite implica la crisi,
come quelle di sovrapproduzione, eccetera. Non
potete farci nulla, coglioni.
Non
c’è nulla di misterioso in queste leggi economiche, così come nella legge sulla
caduta tendenziale del profitto, la quale può essere espressa con la più semplice aritmetica. Una legge – scoperta da Marx – che ha, come le altre, la
stessa forza e valenza di una legge di natura. Mano a mano che procede la
sostituzione di lavoro vivo con lavoro passato, si determina una situazione in
cui il sempre maggiore investimento non trova più remunerazione sufficiente,
ossia adeguata valorizzazione (**). Una tendenza alla quale il capitale cerca
di far fronte in molti modi, ma invano. E ciò è dimostrato, tra l’altro,
dall’inarrestabile fuga dei capitali dalla produzione verso la circolazione e
la speculazione finanziaria, così come dal gigantesco processo di
concentrazione e centralizzazione dei capitali stessi.
Il
capitalismo, considerato dal punto di vista storico, è il punto di passaggio
necessario per ottenere forzatamente,
a spese della maggioranza, la creazione della ricchezza, cioè delle forze produttive incondizionate, che sole possono costituire la base materiale di una
libera società umana. Sulla penuria non si costruisce un bel nulla. Siamo
giunti dunque, nonostante tutte le apparenze possano mostrare il contrario e malgrado
le chiacchiere sulla fine della storia, delle ideologie politiche e delle
classi sociali, a una nuova fase: quella di una rivoluzione tecnica e
tecnologica che sconvolgerà sempre più da cima a fondo l’intero assetto sociale, una rivoluzione dalle conseguenze
imprevedibili e d’inedita portata storica.
Questa
rivoluzione è in atto, e per verificare se racconto balle, non si tratta di
avere fede e speranza infinita, basterà avere un po’ di fiato.
(*)
La vera e propria funzione specifica del capitale come capitale è la produzione
di plusvalore, la quale non è altro che l’appropriazione di surplus-lavoro,
appropriazione del lavoro non pagato nel processo di produzione effettuale, che
si espone, si oggettualizza, come plusvalore.
(**)
Come la merce è unità immediata di valore d’uso e di valore di scambio
(valore), così il processo di produzione, che è processo di produzione di merci, è unità immediata di processo
lavorativo e processo di valorizzazione.
Possiamo stare tranquilli noi in Italia, il CEO di Apple ha appena detto che "il limite è il cielo.
RispondiEliminaProbabilmente si riferiva al fatto che in un futuro prossimo si potrà dialogare con i morti tramite un App.
L'unico problema per Apple è a chi vendere prodotti ,quando saremo tutti morti.
Probabilmente ha già un accordo in tasca con Pietro e Belzebù,(tangentina)in questi casi mica si va tanto per il sottile ,etica e Mercato sono cose diverse.
Caino
Ps Il prossimo Nobel per l'economia probabilmente sarà assegnato ad un cabarettista. Mi pare del tutto evidente.
Lo spirito umano soffre di una carenza intellettuale fondamentale: per fargli comprendere il valore di una cosa, bisogna privarlo di quella cosa. E non è la libertà.
RispondiEliminapiù che lo spirito direi lo stomaco
EliminaSo tutti amici quando se magna.
RispondiEliminaPochi quando c'è da sparecchià.
Dopo la lezione, intervallo.:-)
la globalizzazione si è resa necessaria anche come controtendenza alla contrazione di una base produttiva via via più miserabile -e alla speculare espansione del terziario avanzato.
RispondiEliminasolo che le cose non vanno proprio lisce, gli enormi apparati sociali recentemente entrati nel salotto buono del capitalismo mondiale cercano di affrancarsi rapidamente dai bassofondi delle produzioni a basso valore aggiunto.
è un' ipotesi, ma forse il processo è stato più rapido, l' espropriazione finanziaria meno efficace, di quanto immaginato ai tempi del uruguay round quando le multinazionali basate in USA facevano la fila per portare l'assemblaggio delle produzioni nei paesi emergenti.
è questione di tempo affinchè la nuova e più vasta base produttiva mondiale ricominci a contrarsi, solo in Cina hanno bisogno ogni anno di almeno 20 milioni di nuovi posti di lavoro, di mettere a valore 20 milioni di contadini diplomati e appena inurbati.
a mio modo di vedere è la sovrapproduzione di capitale, che è solo un altro aspetto del contenuto del post, la parola che a Davos è taboo
come ben sai la sovrapproduzione è anzitutto sovrapproduzione di capitale
Elimina