A
riguardo della polemica sui “nudi” classici occultai alla sensibilità
sessuofobica del prelato con turbante, è interessante leggere:
«Alla corte di Francia, Caterina de’ Medici
introdusse una moda che ricordava quella di Creta: due aperture rotonde
mettevano in mostra i seni, velati solo da una leggera stoffa trasparente o
lasciati anche scoperti» (AA:VV: Enciclopedia illustrata della moda, a cura di G. Melossi,
Mondadori, p. 127).
Non
solo a Creta e a Parigi, a Venezia le due rotondità erano ben più in vista,
tanto che ancor oggi, nei pressi di San Marco, si può attraversare il ponte
delle Tette, laddove un tempo era la zona delle Carampane, ossia del meretricio
più popolare. Alle plebee era lecito prostituirsi allo scopo, diceva la legge,
di “distogliere con siffatto incentivo gli uomini dal peccare contro natura”.
I
rapporti sessuali “contro natura” non sono stati intesi come una piaga sociale
in ogni epoca, poiché la pederastia in Grecia era lecita e fu regolata da una
serie di norme sociali che stabilivano i tempi e i modi, mentre l’omofilia
nella Roma dei primi secoli aveva corso ufficioso, purché a subirla fossero i prostituti
e gli schiavi. In seguito, con un’etica diversa da quella greca, la pederastia
si ellenizzò anche presso i latini (*).
Ad
Atene, dopo la guerra del Peloponneso, decimata la gioventù, subentrò un nuovo
interesse per le donne, e ciò dà ragione alla preveggenza platonica di una
città in cui il sesso (pur in contrasto con i desideri personali del filosofo)
fosse limitato, per ragioni sociali,
ai soli rapporti matrimoniali. Ciò
dimostra lo stretto legame delle norme sessuali con il contesto storico-sociale
nel quale esse s’iscrivono come lecite o illecite. Lo vediamo bene anche ai
nostri giorni, laddove la famiglia non assolve più il ruolo che aveva in
precedenza nella riproduzione della forza-lavoro, perde cioè il suo ruolo
economico e sociale e la tradizionale morale familiare entra in crisi.
Se
oggi tali rapporti sessuali hanno perso la connotazione di “contro natura”, per
essere invece inquadrati secondo libera scelta, tuttavia di una certa mentalità
sedimentata nei secoli non si può, d'emblée, far tabula rasa: il maschio
eterosessuale trova modo e occasione di smarcarsi. Anche se ben disposti verso
gli omosessuali, in genere non si perde occasione di ribadire la propria
preferenza per l’altro sesso (**).
Torniamo
al tema della prostituzione nella Serenissima. Le nobildonne veneziane non
potevano prostituirsi, ma lo facevano ugualmente e con passo ben diverso dallo
zoccolamento delle popolane. E a proposito di Creta e di prostituzione d’alto
bordo, va ricordato il nome di Marina Querini in Benzon, cui s’ispirò il
feltrino Tonin Lamberti nella celebre Biondina
in gondoleta, poi musicata dal bavarese Johann Simon Mayr.
Siamo
nel Settecento, Venezia viveva sospesa nel tempo e conclusa nel suo spazio
lacustre. La gente si divertiva nei teatri, ben sette quelli pubblici più
quelli privati, centotrentaquattro casini censiti, innumerevoli le bische, i
caffè erano istituzione, la baldoria era l’unico principio egualitario in una
città dove il carnevale era eterno. E tuttavia i francesi, anche loro grandi
esperti di libertinaggio, decretarono la fine della Serenissima, della “tirannide
tanto odiosa” dei suoi dogi.
(*)
Salvo i rapporti tra donne, e ciò s’inscrive nella visione maschile repressiva
della sessualità femminile comune ad ogni epoca.
(**)
Si veda, a titolo d’esempio, il recente film Le Prénom, laddove Guillaume de Tonquedec, nel ruolo di Claude,
rende bene il concetto (la versione italiana del film, Il nome del figlio, sembra essere una parodia dell’originale).
Mi ha sempre convinto poco l'aggregazione sotto un unico segno di omosessualità e pedofilia, anche quando si chiami elegantemente 'pederastia' e ci si rifaccia all'esperienza istituzionalizzata della Grecia antica. Sono davvero paragonabili? O sono io in errore?
RispondiElimina- ed -
parliamo di contesti storico-sociali molto diversi. non ho usato a caso il termine pederastia invece che pedofilia che oggi ha una precisa connotazione che nella grecia antica non aveva. né casualmente ho scritto "era lecita e fu regolata da una serie di norme sociali che stabilivano i tempi e i modi". dunque delle differenze, secondo me, ci sono.
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