Nella nostra epoca vi sono gli analisti,
economisti e politologi, che ci informano sui fatti del mondo, spesso senza
imbroccarla. E i cosiddetti futurologi, sempre troppo in anticipo coi loro
vaticini, o mancando di prevedere ciò che esiste già (vedi internet). Non
parliamo poi dei meteorologi e dei loro cugini, i climatologi, sempre in lite a
causa dell’orso bianco. Insomma, s’è difficile mettersi d’accordo su che cos’è
il presente, sul futuro è Babele.
Anche nel mondo antico c’erano
gli esperti, i futurologi, vaticinatori professionali ispirati dalle divinità.
È il caso per esempio delle sacerdotesse del santuario greco di Delfi, l’omphalòs
del mondo, dove le famose pizie erano
al centro di un meccanismo che in teoria avrebbe dovuto aiutare a chiarire le
idee in vista delle decisioni più difficili.
Del funzionamento del più
prestigioso oracolo dell’antichità sappiamo molto poco o quasi nulla di
preciso. Le pizie che si sono
succedute si sono portate nella tomba il mistero, per cui si possono fare solo
delle ipotesi. La maggior parte delle informazioni ci viene da Plutarco (Moralia),
originario di una città non lontana da Delfi, personaggio vissuto tra il Ie il II secolo
dell’era volgare, il quale fu uno dei sacerdoti del tempio delfico di Apollo.
Parlo di pizie al plurale poiché esse nei momenti migliori del santuario,
vale a dire dal VI al IV secolo dell’evo antico, ma anche in seguito per
qualche secolo ancora, erano tre. Due in servizio permanente effettivo e una di
riserva. Dovevano essere del posto, appartenenti alle “più solide e apprezzate
famiglie di Delfi”, tuttavia non necessariamente nobili. Anzi, la pizia
descritta da Plutarco viveva “in modo pio quant’altri mai; ma essendo cresciuta
in una famiglia di poveri contadini, scende al santuario sprovvista di ogni arte
poetica, di ogni esperienza e talento”.
Come poteva dunque la pizia
profetare i suoi responsi in versi o in rima data la sua origine plebea? E qui
il ruolo dei sacerdoti del tempio di Apollo che accompagnavano la pizia non è
molto chiaro, il che presuppone che almeno in alcuni casi essa venisse
“ispirata” dai sacerdoti stessi. Un po’ come accade anche oggi con i nostri
politici che si avvalgono degli “esperti” di cui sopra per i loro vaneggiamenti.
Pare ad ogni modo che la pizia
entrasse in qualche forma di allucinazione o trance.
Su questo punto non ci sono notizie precise, anche se Plutarco precisa, forse
con troppo interesse, che la pizia non vaneggia e non farnetica mai, anzi, “si
sente calma e serena”. E però lui stesso, ma anche Strabone, menziona lo pnèuma, specie di vento, aria, soffio,
respiro, ispirazione, ma non ne descrive l’esatta natura. Lucano, un secolo
prima di Plutarco, parla d’inalazioni di vapore come conseguenza del
farneticare della donna.
Si sono fatte molte supposizioni
al riguardo nel corso del tempo, da ultimo si è riaperto il dibattito sulla
presenza di vapori portatori s’ispirazione, grazie ad un esame della geologia
di Delfi. Il geologo Jelle De Boer e l’archeologo John Hale hanno pubblicato in
anni recenti i risultati delle loro indagini, evidenziando l’esistenza di due
importanti linee di faglia che s’incontrano a Delfi esattamente sotto il tempio
di Apollo.
Il substrato roccioso su cui insistono
i resti del tempio è ricco di spaccature che permetterebbero a piccole quantità
di gas di salire attraverso la roccia proveniente dal calcare bituminoso (ricco
di idrocarburi) diffuso nell’area. Esaminando sia il travertino che l’acqua
sotto il tempio hanno trovato la presenza di etano, metano ed etilene (si usava
negli anni Venti come anestetico).
In un ambiente chiuso quale l’àdyton del tempio, queste esalazioni
avrebbero indotto in uno stato piacevole e disincantato, simile alla trance, la
pizia, che di conseguenza avrebbe dato risposte farneticanti e insensate alle
quali dovevano poi trovare un senso i sacerdoti che la circondavano. La
credulità popolare, e non solo quella, è stata circuita in ogni tempo, dapprima
con la religione e oggi pure con la politica, i media, le banche e i broker
delle borse.
A riguardo della pizia v’è da dire che già Diodoro Siculo narrava la
storia di un capraio che notò che i suoi animali, quando si avvicinavano a un
certo buco sul versante della montagna, cominciavano a stridere e a saltare
intorno. I caprai reagivano allo stesso modo avvicinandosi e cominciavano anche
loro a profetizzare, cioè a dar di testa. Per tale motivo gli abitanti di Delfi
pensarono bene di aprire una Međugorje ante litteram con tanto di tariffa e di agenda
delle prenotazioni. Poi anche fonti romane tardo antiche, spesso antipagane of course, mangiarono la foglia, anzi,
sentirono l’odore dolciastro di etilene.
Bellissimo questo articolo di "alleggerimento"... Distrae e interessa nel contempo. Complimenti, come sempre...
RispondiEliminaPs.: mi auguro vivamente tu abbia recesso dall'intendimento di chiudere...come mi intratterrei al mattino sbocconcellando la fetta di pane tostato ?
Un abbraccio
Giorgio
non è mia intenzione rovinare la prima colazione agli amici. ciao
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