lunedì 25 gennaio 2016

A proposito di matrimonio


Questa mattina avevo voglia di svagarmi, perciò ho messo gli occhi sul Domenicale de Il Sole 24ore, una delle poche letture su carta non troppo scadenti rimaste in questo misterioso e singolare paese. L’editoriale del direttore, Roberto Napoletano, è più dolce euchessina del solito, e invece m’ha incuriosito un articolo di Umberto Eco, intellettuale di vaglia ben sotto la sua fama. L’occhiello riassume bene l’articolo: «Quanti sono gli “imbecilli nel mondo? Sono tutti coloro che rinunciano a Wikipedia per chattare in un eterno presente in cui i fatti storici sono confusi con quelli di fantasia». La prima cosa che m’è venuta in mente, a dire il vero, è stata: ne circolano anche molti altri.



Ad ogni modo una premessa del genere intriga poiché grossomodo mi trova d’accordo. L’Eco nazionale prende spunto, con un topos assai logoro devo dire, dal solito studente che all’esame, richiestogli un dettaglio di storia recente, prende fischi per fiaschi. Poi passa a raccontare in lungo altri episodi di smaccata ignoranza, occorsi a dei concorrenti di una trasmissione televisiva, l’Eredità, condotta da tale Carlo Conti. Umberto Eco rileva nelle risposte dei concorrenti della trasmissione un’ignoranza della cronologia storica che lo sconcerta e diverte.

A me invece sconcerta e diverte ciò che scrive poi Eco e che merita di essere proposto senza tralasciare nulla:

«Questo appiattimento del passato in una nebulosa indifferenziata si è verificato in molte epoche, e basti pensare a Raffaello che raffigurava il matrimonio della Vergine con personaggi vestiti alla foggia rinascimentale, ma ora questo appiattimento non dovrebbe avere giustificazioni visto che le informazioni che anche l’utente più smandrappato può ricevere su internet, al cinema o dalla benemerita Rai Storia.»

Sulla benemerita Rai Storia, ovviamente concordo, però sull’appiattimento di Raffaello che non avendo informazioni sull'antico (secondo Eco, sia chiaro) veste i suoi personaggi alla foggia rinascimentale (e sullo stile architettonico del tempio?) che dire? Può non piacere che Raffaello usi quel tipo di abbigliamento, certo; così come si può eccepire per uguale motivo sull’Ultima cena del Veronese (in cui oltre agli abiti rinascimentali ritrasse pappagalli, cani, un servo al quale esce il sangue dal naso, buffoni e ubriachi, e per tale motivo trascinato davanti al tribunale dell’inquisizione che gl’impose di cambiare nome al dipinto), o sui Magi a Betlemme di Benozzo Gozzoli, la Deposizione di R. van der Weyden, e per cento e cento di altri esempi. Ma perché accostare il nome di Raffaello a quello di piccola gente ignorante dello spettacolo odierno?

Sui motivi che hanno indotto l’iconografia rinascimentale ad abbigliare i personaggi sacri con vesti, peraltro assai improbabili, del XVI secolo, non credo serva chiamare sul banco dei testimoni i vari Burckhardt, Panofski o Berenson (*). Forse basta Wikipedia, se non altro per apprendere che non di “matrimonio delle Vergine” si tratta, bensì dello Sposalizio della Vergine.


(*) L’illustrazione è un’arte indipendente, completa in sé, e i suoi meriti artistici non devono dipendere in alcun modo da un sostegno esterno, sia sotto forma d’informazione che d’interpretazione. Ciò che è più contestabile nel nodo di studiare l’arte dei critici dalla mentalità germanica è che essi lo fanno o da filologi, con metodi venutesi a formare nello studio dei testi, delle iscrizioni e dei documenti, o da storici, che usano l’opera d’arte solo come un sussidio per ricostruire il passato (Bernard Berenson, Estetica, etica e storia, trad. di Mario Praz, Mondadori, 2009, p. 89).

8 commenti:

  1. Inquietante assai..
    Bah,.. un tentativo di estrema semplificazione o un bicchierozzo di troppo...?
    In tutti i casi le probabilità che qualcuno discetti su lo "sposalizio della vergine " o abbia letto Berenson, più o meno si equivalgono...

    Caino

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  2. Eco è un imbecille coltissimo.

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    1. non sono d'accordo né sull'imbecille e nemmeno sul coltissimo.

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  3. Mi viene in mente un appropriato giudizio di William S.Borroughs:"Not every one is an artist but everyone is a fucking critic". Il tema non è da poco.
    C'è da chiedersi poi come riusciremo ad educare questa massa di 'imbecilli'chattanti e toglierli dalla'schiavitù comunista'.

    Un'altro anonimo

    PS [..]che usano l'opera d'arte solo come sussidio
    per ricostruire il < loro > passato.

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    1. ricordo una Bustina di Minerva (credo si chiamasse così) dove U.E. faceva nero un suo critico perché aveva scritto "un'altro" con l'apostrofo. su questo aveva ragione, ma non rispose alle critiche sollevate.

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  4. Temo di aver commesso un errore tempo fa, al posto di bastonare Abele, avrei dovuto rieducarlo. Magari mettendolo qualche volta davanti all'aratro lasciandolo libero di cantare nel frattempo lodi al Signore.
    Magari con Rubens che immortalava la scena.

    Caino

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  5. la misura del suo valore è direttamente proporzionale al suo impegno nella vita politica e "civile" italiana

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