In
riferimento al libro di Adonis, Violenza
e islam, di cui recentemente ho raccomandato la lettura, faccio seguire
alcune considerazioni, le quali, sia ben chiaro, nulla vogliono togliere al
valore del libro, anzi.
Adonis
nello svolgere la sua critica all’islam, come religione totalizzante e
totalitaria, incidentalmente accomuna anche gli altri due monoteismi, e al
termine di un ragionamento conclude senza appello:
… ogni società che creda di detenere la
verità assoluta produce ignoranza, che non si limita a occupare il posto della
scienza e del sapere, ma si trasforma in una rivolta continua contro il sapere
e contro la scienza. Il monoteismo è una distorsione della cultura. Andrebbe
abbattuto, non riformato (pp. 102-03
)[*].
L’Autore
mette nello stesso calderone i tre monoteismi, non del tutto a torto poiché
essi hanno in comune nella loro storia l’aver stabilito legami strettissimi col
potere, trasformando la religione in esercizio politico e in autorità
dominante, da cui come solito promana violenza (“un fenomeno comune ai tre
monoteismi”, p. 46).
Qui
però, a mio avviso, si pongono subito due questioni: 1) non si può in nome dei
più alti principi di libertà negare il diritto di professare
una fede religiosa perché ritenuta una “distorsione della cultura”; 2)
l’ebraismo e il cristianesimo, quali li conosciamo nella nostra epoca, non
hanno lo stesso rapporto con il potere e l’autorità statuale che ha l’islam in
numerosi paesi musulmani.
In
nome di nessuna legge e per conto di alcun superiore principio si potrà
sradicare la religione. Adonis cita la celeberrima espressione di Marx (la
religione è l’oppio dei popoli), e però avrebbe fatto bene a riportare il
contesto in cui Marx la pronuncia:
«La miseria religiosa è insieme
l'espressione della miseria reale e la protesta contro la miseria reale. La
religione è il sospiro della creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza
cuore, così come è lo spirito di una condizione senza spirito. Essa è l'oppio
del popolo. Eliminare la religione in quanto illusoria felicità del popolo vuol
dire esigerne la felicità reale».
Per
eliminare la religione è necessario superare le cause che ne sono la radice. La
propaganda atea fine a se stessa non si prende nessuna cura di tali cause e
dunque del compito fondamentale di eliminare la religione sviluppando la lotta
delle “creature oppresse” contro gli sfruttatori, i quali usano la religione,
aspetto particolare dell’ideologia, ai propri fini.
Per
quanto riguarda segnatamente l’ebraismo e il cristianesimo, diversamente che
nell’islam, è intervenuto anzitutto qualcosa nel tempo che ne ha modificato
profondamente il rapporto con la società e l’individuo.
Nei
secoli dell’espansione europea e dello sviluppo della manifattura industriale
si avvertiva il vitale bisogno di liberare le forze produttive e le
potenzialità della scienza. A ciò si opponevano le antiche strutture religiose,
statuali e di classe. L’impossibilità che esse potessero rinnovarsi
pacificamente fu causa delle rivoluzioni borghesi: fu dichiarata l’agibilità di
nuovi e universali diritti, un nuovo rapporto libero e volontario tra coscienza
individuale e fede religiosa.
In
tal modo l’uomo si emancipava politicamente
dalla religione confinandola dal diritto pubblico al diritto privato. In ciò
sta nell’essenziale, in rapporto allo Stato borghese e agli individui, la differenza tra l’ebraismo e il
cristianesimo da un lato e l’islam dall’altro. Una rivoluzione che nei
paesi musulmani non s’è ancora compiuta poiché tutto ciò che in questi paesi si può riscontrare di moderno
nell’ambito socio economico è di esclusiva importazione e la base politica della loro modernità non esiste.
Ciò
che finora è mancato nei paesi musulmani è stata la scomposizione tra l'uomo
religioso e il cittadino, in cui consiste l’emancipazione politica stessa. Tuttavia sia ben chiaro che il trasferimento della religione dallo Stato alla società civile – la religione confinata tra gli altri elementi della società civile – è il compimento dell'emancipazione politica che sopprime la religiosità reale dell'uomo tanto poco quanto poco tende a sopprimerla.
Sostiene
Adonis – e ciò costituisce il limite della sua impostazione e dalla sua critica
– che:
“L’errore è stato quello di
concentrarsi esclusivamente sull’abbattimento dei regimi esistenti,
dimenticando che per fare una rivoluzione bisogna che cambi l’essere umano e
che tale cambiamento sia reale e radicale” (p. 106).
Lo
Stato democratico non ha bisogno della religione per il proprio completamento
politico. Esso è lo Stato perfetto, lo Stato reale. Sono gli Stati “imperfetti”
ad aver bisogno di una religione di Stato, di dichiarare a proprio fondamento
la religione (fede religiosa o fede politica fa lo stesso).
E
dunque, infine, la ragione di tale mancata emancipazione non va cercata nell’influenza
in un libro, per quanto ritenuto sacro e inappellabile, né nella psicologia,
ossia nella testa degli uomini e delle donne, nell’astratto essere umano, bensì
nelle violente contraddizioni delle loro proprie condizioni di vita.
Quanto ad eliminare la religione nelle cause sociali che la producono e la
mantengono, bisognerà attendere una nuova epoca.
Amen, è proprio il caso di dirla.
RispondiEliminaBuona giornata.
Eppur si muove...
RispondiEliminaCaino
In effetti, mi sembra, che nei paesi arabi dove molta manifattura occidentale è delocalizzata e impegna (sfrutta) molta forza lavoro, ci sono meno fervori fondamentalisti.
RispondiEliminaops, mi sono perso un congiuntivo: "ci siano meno..." ecc.
Eliminanon credo che potrai essere perdonato, perciò prepara il collo
Elimina@luca massaro. No,la frase era proprio costruita male: o "mi sembra" era un'incidentale e allora non ci voleva il "che" e nemmeno il sospirato congiuntivo, o il "mi sembra" reggeva tutto il seguito e imponeva l'uso del congiuntivo. Direi che ci sono tutti i presupposti per offrire spontaneamente il collo
Eliminasaluti
ale
ho dato un'occhiata al libro di Adonis e sono rimasto scioccato dall'elenco dei "supplizi" ai danni dei non credenti, dalla descrizione di una religione oscurantista e terrificante. Sono totalmente a digiuno di storia della religione islamica e ammetto di aver fatto fatica a seguire le conversazioni che costituiscono la struttura di questo libro molto ricco di riferimenti e citazioni di autori arabi. Saluti
RispondiEliminaLei avrà notato che Adonis definisce la "società araba ... dominata dall'ignoranza dall'analfabetismo e dall'oscurantismo". E allora bisogna chiedersi perché permanga in questo stato di minorità e perché le classi padronali abbiano interesse a sostenere l'islam. saluti
RispondiEliminaPosto che tutto il male non viene per nuocere, forse l'assimilazione del cristianesimo con ebraismo e islam sotto una certa prospettiva potrebbe essere vista diversamente. Il soffitto della Sistina e S.Luigi dei Francesi qualche frazione di pil ce l'hanno regalata.
RispondiEliminaDalla grotta al Golgota di sceneggiature c'è n'è abbastanza.
Ad Isfahan hanno tentato: esperimento finito subito e malamente, con tristi tracce ancora oggi visibili.
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Mah, ..società araba dominata da ignoranza e dall'analfabetismo....
con il 40% di connazionali (ottimismo) che non sono in grado di comprendere uno scritto vagamente complesso o esprimere un pensiero coerente .....
Poi gli uomini si scelgono la creazione di senso che gli hanno imposto.
Imitazione e abitudine sono le molle motrici della maggior parte dell'azione umana.lr