giovedì 12 novembre 2015

La rimodellazione impossibile


Pochi mesi fa Bill Gates ha detto: «La gente non si rende conto di quanti lavori saranno presto rimpiazzati da software e algoritmi». Hai voglia, eccome che se ne rendono conto coloro che perdono o non trovano lavoro. L’altro ieri Tim Cook, alla presenza di un certo Monti Mario (quello che nel novembre 2011 tutti osannavano e io ripetevo invece essere un …), sosteneva il contrario: «I lavori variano ma il lavoro resta».

Posto per mera ipotesi che sia effettivamente come dice il miliardario della Apple, c’è da chiedersi quali sono le nuove forme di occupazione e in quali condizioni operino. Risponde Cook: «Il tuo atteggiamento mentale deve essere di apertura». Venga a dirlo ai milioni di giovani precari, ai cinquantenni rimasti senza lavoro, lo vada a dire con quel suo sorriso stampa in faccia ai 18.200 dipendenti dell’Unicredit che perderanno il posto.

Sostiene sempre quel Cook della Apple: «… il cambiamento nel mondo è una costante. C’è stata un’epoca in cui dovevi saper cavalcare e portare le carrozze. Poi sono arrivati i treni e le auto e abbiamo avuto bisogno di ingegneri». Ciò denota con quali occhi meschini Cook guardi il presente e il futuro. Non siamo più in quelle epoche dove le eccedenze create dall’agricoltura permettevano una maggiore prosperità e di conseguenza lo sviluppo di nuove “professioni”, né in quell’epoca più recente dove la determinazione del rapporto di produzione capitalistico della fabbrica si espande a tutta la società.



Non almeno nelle aree di antica industrializzazione. Vada Cook a Torino, a vedere una delle città italiane dov’è più diffusa la povertà, a constatare come si sono riciclati gli operai della Fiat e dell’indotto, e dove e come lavorano i figli di quegli stessi operai. E ciò sia detto senza alcuna nostalgia per il lavoro di fabbrica.

Il mondo cambia costantemente, certo, lo sa anche chi non frequenta la Bocconi o l’élite miliardaria. Ma anche un’intelligenza modesta, se guarda le cose con onestà e non semplicemente da un punto di vista di classe, e dunque anche un’intelligenza non marxista e normativa come quella di Cook e molti altri, può rendersi conto della rivoluzione epocale (non però intesa semplicisticamente nei termini apologetici correnti) in atto: mai, in nessuna epoca precedente, il lavoro passato ha sostituito il lavoro vivo in misura tanto significativa. In altri termini: mai la produttività del lavoro ha raggiunto i livelli attuali.

Trasferito alle macchine gran parte del lavoro materiale, è la produzione d’informazioni, coscienza e linguaggi che dovrebbe acquistare un ruolo decisivo. E invece lo sviluppo della produttività del lavoro non si è accompagnato ad un nuovo quadro di razionalità fondato sulla produzione di tempo disponibile e delle condizioni materiali per un suo impiego socialmente elevato, poiché tale rimodellazione non è compatibile entro i parametri dell’accumulazione capitalistica, ossia con l’esigenza primaria e assoluta di fare profitto per il profitto.


A fronte dell’inedito sviluppo delle forze produttive, i rapporti di produzione non sono cambiati per nulla. Si può anzi verificare a occhio il peggioramento di tali rapporti (dal lato giuridico e sostanziale delle condizioni del lavoro, dal taglio del welfare, dal valore infimo raggiunto dalla rappresentanza politica e dalla cosiddetta “sovranità”) a favore del capitale. E ciò apre uno scenario di conflitto che sta covando e che inevitabilmente esploderà innescato dal tracollo finanziario del sistema e da una nuova e più cruda fase della crisi storica del capitalismo. E ciò a prescindere dal travestimento ideologico che potranno prendere tali avvenimenti nella coscienza collettiva e in ognuno dei viventi. Nel frattempo i padroni del mondo – che tutto ciò presagiscono – faranno di tutto per riservarci delle sorprese, come già è accaduto, per esempio, cent’anni or sono.

11 commenti:

  1. Pur nelle mia limitatezza nelle tue analisi trovo sempre la realtà dei nostri giorni, che difficilmente ritrovo nei fumosi talk show o negli articoli dei giornali.
    Grazie

    RispondiElimina
    Risposte
    1. non ci vuole molto, il paragone è con livelli alquanto scadenti
      grazie a te

      Elimina
  2. faranno di tutto per riservarci delle sorprese, come già è accaduto, per esempio, cent’anni or sono.

    in effetti mi domando da molto come stavolta "mobiliteranno" le masse da inviare al massacro. Perche' se a prima vista la cosa sembra difficile , dobbiamo anche ricordarci l' impressionate facilita' con cui "l' altra volta" riuscirono a mandare a morire " per la nazione" ( cioè per LORO ) un " proletariato" che si pensava addirittura " internazionalista" .

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Venduti che gli votano i crediti di guerra li hanno già trovati tante volte, una in più non farà differenza.

      Quanto alla carne da cannone, l'insoddisfazione, la rabbia e l'odio che ormai traboccano da tutti i pori della società ma che sono sapientemente mantenuti in forma gassosa, inerte, quindi non pericolosa - non pericolosa per il sistema, mentre sono molto pericolosi per le persone, naturalmente - , aspettano solo di essere coagulati da qualche parola d'ordine e qualche campagna di stampa isterica comme il faut, zeppa di balle e retorica.

      Elimina
  3. la contrazione del lavoro che non sarà rimpiazzato o modificato è riassumibile attraverso questo piccolo conto della serva : costo bonifico in banca con operatore 4,30 euro , costo bonifico attraverso home banking 0,00 euro

    RispondiElimina
    Risposte
    1. infatti, la scienza viene sussunta al capitale proprio a questo scopo: diminuire la parte variabile del capitale

      Elimina
    2. Marx sottolinea spesso come lo sviluppo di scienza e tecnica siano eminentemente prodotti del lavoro, inizio ad avere qualche dubbio in merito
      mi pare che le forze produttive non siano per nulla neutrali: sono prodotti del Capitale e in sè chiamati a produrre e riprodurre il rapporto sociale capitalistico.
      quando Adorno e horkeimer dicevano che le forze produttive non sono il substrato umano davano parola ad un fatto che per ora è difficile smentire
      per venire al capitale umano che dovrebbe interagire con l' apparato tecnico-scientifico mi pare che stiamo a zero: il
      proletariato cognitivo, visto da vicino, sembra essere una favola per pochi invasati.

      Elimina
    3. di proletariato cognitivo mi pare di non aver mai scritto, parlo invece di un nuovo quadro di razionalità fondato sulla produzione di tempo disponibile e delle condizioni materiali per un suo impiego socialmente elevato, ma tutto ciò è ben lontano dalla realtà attuale

      Elimina
    4. non era riferito a te ma a bifo, zizek, alla retorica dell'open source ecc

      Elimina
    5. sì, lo so. ma la mia è una precisazione per chi legge ed eventualmente gli sfuggisse il rif.
      ciao

      Elimina
  4. Complimenti, post bellissimo.

    RispondiElimina