sabato 7 novembre 2015

Le petit pénis de Napoléon le grand / 1


Letizia Ramolino Bonaparte, madame Mère, in accordo col il fratellastro, il cardinale Fesch, inviò a Sant’Elena il dottor Francesco Antonmarchi, e poi anche un cappellano, il settantenne Antonio Buonavita, che per la bisogna fu nominato direttamente dal papa “protonotario apostolico per Sant’Elena”. Pio VII con l’occasione inviava presso Napoleone la benedizione apostolica in segno di perdono. La più sottile vendetta è appannaggio dei preti. Ad accompagnare Buonavita fu l’abate Angelo Paulo Vignali, di origini còrse. Buonavita rientrerà in Italia nel marzo 1821 per motivi di salute lasciando nell’isola l’abate.

Un paio di mesi dopo la partenza da Sant'Elena di Buonavita, Napoleone moriva. La salma fu inumata il 9 maggio 1821 in una tomba in muratura e lastroni di pietra profonda quattro metri. In occasione della traslazione del corpo da Sant’Elena agli Invalides, nel 1840, fu notata la sua straordinaria conservazione, salvo che mancava del pene. Quanto avvenne l’evirazione? Non lui vivo, naturalmente. Alla tomba montava giorno e notte una guardia inglese.

Pare che il pene di N. fosse – lo rilevo per i lettori eventualmente curiosi di questo genere di notizie – di assai modeste dimensioni, e ciò confermerebbe la tesi che fosse affetto in realtà, nonostante le ben note vicende amorose, di distrofia adiposo-genitale di Fröhlich, ossia una delle tipiche manifestazioni dell'insufficienza funzionale dell'ipofisi durante l'epoca dello sviluppo. Sui reali o solo presunti aspetti morbosi che accompagnarono l’esistenza di N. si è scritto e ricamato molto, e per ciò che riguarda tali pruderie non ho nulla da aggiungere.



Ricordo, a riguardo delle afflizioni fisiche che perseguitarono Napoleone, un film in cui egli è ritratto a Waterloo colpito da forti dolori di natura gastrica e perciò costretto ad abbandonare il campo d’azione a causa della grave sofferenza. Non ho elementi per confermare o smentire le fonti storiche da cui sono tratte simili sequenze. Rilevo altresì che N. a Waterloo soffriva in modo violento di emorroidi, tanto che fu costretto a ritirarsi sotto la tenda dove i medici gli applicarono impacchi di acetato di piombo sulla parte turgida e infiammata e lo imbottirono di laudano.

Attribuire però l’insuccesso di Waterloo alle condizioni di salute di Napoleone mi pare assai azzardato per motivi dirimenti. Ad ogni modo, pur tenendo in debito conto degli aspetti soggettivi della vicenda storica, essi non possono alterarla fino al punto di essere fatti prevalere sugli aspetti oggettivi verso i quali tale vicenda è comunque necessariamente destinata a seguire il suo corso. E ciò non può prescindere dal fatto che Blücher e i suoi prussiani avrebbero fatto la differenza anche se N. avesse goduto di una salute di ferro.


Soprattutto, la differenza la stavano facendo le mutate condizioni politiche e sociali dell’Europa. E ciò che valse allora e anche dopo, conta anche per l’oggi, laddove la disoccupazione di massa, le ondate migratorie e l’invecchiamento della popolazione faranno indubbiamente la differenza, come già Blücher e i suoi prussiani, in un sistema economico che va per conto suo e governato da un’élite inadeguata e miope.

In questo genere di ricostruzioni viene del tutto trascurato che comunque l’avventura napoleonica dei “cento giorni” avrebbe avuto termine in un lasso di tempo assai breve. La coalizione antibonapartista circondava preponderante la Francia da ogni parte. Gli avvenimenti storici decisivi sono il prodotto di condizioni maturate lungamente, e dunque anche in tal caso il nome del luogo della sconfitta militare napoleonica sarebbe in ogni caso coinciso, prima o poi, con quello di un qualsiasi altro sperduto villaggio dell’Europa che non fosse Waterloo.


I malanni fisici di N. possono avere avuto ruolo a Waterloo, e tuttavia essi nell’esito finale dell’epopea napoleonica non pesarono più di quanto giocarono le gravi patologie del Führer nella sconfitta della Germania nazista. In altri termini, sono da considerare importanti, sotto il profilo clinico e psicologico, le vicende di personaggi che hanno riempito con le loro azioni lo sviluppo storico di un intero periodo, ma esse non possono di per sé essere invocate quali espressioni, in ultima analisi, decisive dello sviluppo storico stesso.

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