venerdì 27 novembre 2015

Operazione Champagne


Si sente spesso e sempre a sproposito dire che il terrorismo e la lotta armata non hanno “mai vinto”. Su questo tema c’è molta confusione, non a caso. Basterebbe citare le esperienze storiche più note, come quella maoista o cubana, per smentire questa affermazione. Tuttavia preferisco lasciare la parola a un esperto del campo avverso, ossia al colonnello Philippe Mathieu che su queste cose poteva esprimersi con più competenza e franchezza di certi “esperti” d’oggi.

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Ho visto il film la Battaglia di Algeri un paio d’anni dopo la sua uscita, in occasione di un comizio per le elezioni politiche del 1968 del Partito liberale italiano (altri tempi!!) tenuto in un cinema. Accompagnavo mio padre e ciò spiega il motivo della mia presenza. Del film mi rimasero impresse alcune scene e grossomodo anche i relativi dialoghi. In seguito lo rividi in occasioni meno “liberali”, ma mi sembrò a tratti naïve. Rivedendolo in questi giorni trovo che questo film possa fornire buoni spunti di riflessione anche per l’oggi.

Nel film di Gillo Pontecorvo i combattenti del Fln algerino sono definiti terroristi dalle autorità di occupazione. Per contro, il colonnello Philippe Mathieu (Jean Martin), École Polytechnique e laurea in ingegneria, uno dei protagonisti del film, aveva idee sue. Nel briefing tenuto ai suoi ufficiali, dopo gli attentati dinamitardi nei bar, discoteche, compagnie aeree, ippodromi, Mathieu definisce il Fln algerino come “una minoranza che s’impone con il terrore e la violenza”. “Questa minoranza – affermava – è l’avversario che bisogna isolare e distruggere, che si sposta in superficie e in profondità con metodi rivoluzionari ben collaudati e con tattiche originali. È un nemico anonimo, irriconoscibile, mischiato a mille altri che gli somigliano e che troviamo ovunque: nei vicoli della casba, nelle vie della città europea, e nei posti di lavoro”.

Reduce da Diên Biên Phu, il colonnello Mathieu aveva il senso della storia e pure dell’ironia. I giornalisti, dopo lo sciopero generale proclamato dal fronte alegerino, gli chiedono: “Uno sciopero generale è un argomento plausibile per l’ONU”. Mathieu: “L’Onu è lontano, caro signore, è più facile farsi sentire con le bombe. Io almeno farei così al posto loro, vi assicuro”. Giorn.: “Insurrezione armata, ma cosa sarebbe con precisione?” Mathieu: “È un momento inevitabile della guerra rivoluzionaria: dal terrorismo si passa all’insurrezione così come in campo aperto dalla guerriglia si passa alla guerra vera”. Giorn.: “Diên Biên Phu?”. Mathieu: “Esattamente. Soltanto che in Indocina hanno vinto loro ….. Che si diceva ieri a Parigi?” Giorn.: “Niente. È uscito un altro articolo di Satre”. Mathieu: “Mi spiegate perché i Satre nascono tutti dall’altra parte?”.

N.B.: Il dialogo tra Mathieu e i giornalisti è riportato testualmente. 


3 commenti:

  1. Durante la conferenza stampa al Cremlino, Hollande, dopo aver detto che per Assad non vi sarà alcun futuro, ha precisato che la Siria avrà bisogno di elezioni e di una nuova costituzione. È stato molto divertente.

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    1. vedi in tutto ciò qualcosa di diverso rispetto al vecchio colonialismo? forse garantiva una maggiore stabilità.

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  2. La tragica drammaticità dei giorni nostri non sta tanto, o quantomeno non solo, nella mistificante narrazione dei fatti. Ma, soprattutto, nella indotta farsesca interpretazione e spiegazione di quei fatti di cui, profusamente, viene nutrito il famigerato senso comune.

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