Marx
osservava oltre 140anni or sono che “La
stampa quotidiana ed il telegrafo in un batter d'occhio diffondono le loro
trovate su tutto il globo terrestre e fabbricano più miti in un giorno di
quanti se ne potevano fabbricare una volta in un secolo”. Chissà cosa
direbbe oggi davanti a un televisore o un computer.
Proviamo
un naturale disgusto e orrore per le immagini dei tagliatori di gole e dei
massacratori di Parigi. E però la civilissima e cristianissima Europa, anche in
epoca moderna, si è mostrata capace di ben altro. Basti pensare che la pena di
morte nella Città del Vaticano è stata legale fino al 1969, e venne formalmente
abrogata solo nel 2001. L’ultimo ghigliottinato fu Agatino Bellomo, nel 1870,
cioè finché visse il potere temporale. Tanto per dire, Giovanni Battista
Bugatti, boia dello Stato Pontificio dal 1796 al 1864 (iniziò giovanissimo), portò a termine 516
esecuzioni. E che dire della cattolicissima Spagna? Ricordo perfettamente
l’ultima esecuzione con la garrota. E che dire poi delle migliaia di ghigliottinati durante la
grande rivoluzione borghese in Francia? Il futuro ministro di polizia di
Napoleone, Fouché, inviato a Lione durante la rivoluzione, commise tali atrocità che fu
criticato perfino dai suoi mandanti parigini.
A
Lione e così a Parigi ci furono delle petizioni di cittadini inviate alle
pubbliche autorità perché le ghigliottine fossero trasferite dalle piazze ad
altri luoghi. Il motivo delle doglianze non era di ordine umanitario come
potremmo immaginare noi mammolette d’oggi, ma di ordine economico. L’odore del
sangue non aveva impregnato solo le piazze, ma anche i muri delle abitazioni,
facendone scadere il valore immobiliare.
Durante
la rivoluzione il furore iconoclasta rase al suolo o demolì parzialmente decine
di chiese e cattedrali, innumerevoli castelli, abbazie, conventi, palazzi, e
poi distrusse tombe e statue innumerevoli. Per fare alcuni esempi circoscritti alla zona di Parigi: la Tour du Temple, la chiesa di
Saint-Jacques-de-la-Boucherie, l’abbazia reale di Chaalis e altre, come la
magnifica abbazia circestense di Royaumont. E ciò che non demolirono i
rivoluzionari fu raso al suolo in gran copia dai napoleonici, non solo in
Francia.
Anche di recente la televisione è stata prodiga nel mostraci – per quanto riguarda il passato – specialmente le demolizioni operate dai bolscevichi in Russia a danno delle chiese locali. Ci siamo già dimenticati della biblioteca di Loviano, oppure di quella di Sarajevo, tanto per dire. O dei bombardamenti perpetrati senza alcun motivo bellico ai danni delle città europee da parte degli anglo-americani. E a riguardo dell’uso disinvolto del racconto storico e delle immagini, la foto qui sotto, a corredo di un servizio di Raitre, dovrebbe mostrare delle vittime (italiane) dei partigiani titini che si stanno scavando la fossa.
Questo qui sotto è invece l’originale da cui è stata tratta la foto mostrata nel servizio.
E
questa sotto è la fucilazione degli stessi avvenuta ad opera dei soldati del generale Roatta.
*
«Il nostro secolo non è più una
semplice epoca rivoluzionaria; noi entriamo in una nuova fase di metamorfosi
della storia umana. Il mondo si trova sulla soglia di una trasformazione più
drammatica per conseguenze storiche e umane da quella generata dalla
rivoluzione francese e da quella bolscevica […] Comunque oggi possa essere
scioccante nel 2000 sarà riconosciuto che Robespierre e Lenin furono dei
riformatori moderati (Zbigniew
Brzezinski, America in the Technotronic
Age, ora nel vol. Between Two Ages: America's
Role in the Technetronic Era)».
...fabbricano più miti in un giorno di quanti se ne potevano fabbricare una volta in un secolo”
RispondiEliminacon tanti saluti agli illuministi che vorrebbero ancor oggi superare culturalmente (cioè espandendo l'idealtipo laico borghese) l'oscurantismo feudale senza mutare il rapporto di dominio tra classi e tra il singolo uomo e la "sua" natura sociale