A
Pargi il prossimo 30 novembre e fino al 15 dicembre si terrà (o dovrebbe
tenersi, considerato cos’è accaduto venerdì) la XXI Conferenza delle Parti (COP
21). Il Segretario di Stato, John Kerry, in una intervista al FT ha già messo le mani avanti: “a
Parigi di certo non sarà firmato un trattato e non ci saranno obiettivi di
riduzione [delle emissioni gas a effetto serra] giuridicamente vincolanti, come
è avvenuto a Kyoto”. I ghiacciai si riducono a vista d'occhio, il livello del
mare s'innalza, il ph degli oceani è sempre meno alcalino, e loro, gli
“americani”, ossia i maggiori inquinatori del pianeta (con i cinesi), non
vogliono firmare accordi giuridicamente vincolanti. Non sono solo i più
pericolosi destabilizzatori del pianeta, ma ci vogliono proprio morti. Tutti.
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Leggo
che in Italia si stimano 70mila morti l’anno a causa di ciò che si respira. Le
regioni più inquinate sono la Lombardia e il Veneto. L’area con il più alto
tasso d’inquinamento atmosferico (d’Europa!) è quella dove abito. Si sarebbe tentati di fare indigestione di prosciutto crudo.
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Mercoledì
sera, 12 novembre, a Berlino si è tenuta un’imponenete cerimonia in occasione
del 60 anniversario della fondazione della “nuova Wehrmacht” (rinominata
“Bundeswehr” nel 1956). Il
ministro Ursula von der Leyen e il presidente del Bundestag Norbert Lammert hanno
tentato nei loro discorsi di nascondere le radici e il carattere storico della
Bundeswehr presentandola come il pilastro della “democrazia” e della “pace”.
Nel
1957, tutti i 44 generali e ammiragli provenivano dalla Wehrmacht di Hitler, soprattutto
dallo stato maggiore. Nel 1959, 12.360 dei 14.900 ufficiali erano stati
ufficiali nella Wehrmacht, e 300 provenivano dalle fila dalle SS. Immaginiamoci
quale spirito etico e quale impronta dominasse nella “nuova Wehrmacht” poi
rinominata “Bundeswehr”.
Anche
l’ex cancelliere Helmut Schmidt aveva servito nella Wehrmacht di Hitler, sul
fronte russo non mancò di farsi onore. È morto qualche giorno fa a 96 anni. La
strage di Stammheim non poté compiersi senza il suo placet. È bene conservare
memoria di certe cose.
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