Banche
che salvano altre banche con i propri soldi. Ci dobbiamo credere? Bisognerà
stare attenti agli estratti conto a partire dalle prossime settimane, agli
aumenti di questo e quello di 50 centesimi o di un euro. E ad altri soliti e truffaldini espedienti. Compreso l’acquisto di asset delle banche stesse proposto agli ignari correntisti – cui magari far firmare un nuovo profilo di rischio – con il miraggio di offrire loro un pur magro
interesse in tempi così grami d’inflazione. Infatti le fondazioni bancarie, con
la nuova normativa, si stanno liberando dei propri asset di casa poiché in portafoglio
non possono averne più del 33 per cento.
I
crediti inesigibili detenuti dalle banche italiane sono stimati in 200
miliardi, ma pare siano in realtà molti di più. E i soci delle banche stesse si
sono dissanguati recentemente con aumenti di capitale per 60 miliardi (miliardi),
scrive il Sole 24 ore. Oltre alle
note quattro banche salvate in queste ore, l’anno scorso era stata la volta
della Banca Tricas, il principale istituto di credito abruzzese, e a rimetterci
furono gli azionisti.
Vero è che Bruxelles si predispone a varare un nuovo meccanismo unico europeo di salvataggio che dovrebbe prendere vita in tre fasi, cioè dal 2017 al 20024, ma campa cavallo …. E tuttavia, scrive il Sole 24 ore, questo fondo che dovrebbe garantire i correntisti sotto i 100mila euro (e dunque non le aziende che per le loro movimentazioni detenessero liquidità superiore a tale cifra) dovrebbe avere in dote “una somma pari allo 0,8% dei depositi bancari totali (in tutto secondo i dati attuali, 43 miliardi di euro)". Una somma risibile anche se si tiene conto che a pagare le ristrutturazioni, ossia i fallimenti, saranno azionisti e obbligazionisti (sicuri di non essere – magari inconsapevolmente e “subordinatamente” – tra loro?), quindi anche i correntisti oltre – si dice – i 100mila euro.
Non
c’è da farsi prendere dal panico, ma non c’è nemmeno da fidarsi troppo di un
sistema finanziario e dunque bancario che non sta semplicemente correndo verso
il baratro, bensì sta già precipitando nel baratro con un impatto che
confermerà la celeberrima formuletta einsteiniana, laddove la massa è enorme e
la velocità quella dei più sofisticati computer.
No,
non è colpa del liberismo. Lo sto scrivendo ahimè inutilmente da sei anni. È il
capitalismo!
Seminerio, e non è il solo, crede di cavarsela facendo dello spirito su chi dà la colpa al liberismo. Non è nemmeno che mentano. E' che i loro circuiti sono proprio bloccati quando si tratta di fare due più due e risalire dagli effetti alle cause reali.
RispondiEliminacredo che Seminerio sia più avvertito di quanto possa sembrare. ma può sempre chiederti: l'alternativa? e qui il discorso si complica e dipende poi dall'interlocutore che hai di fronte. c'è chi in buona sostanza difende il sistema pur con i suoi "squilibri", e per contro c'è chi vede l'alternativa in un comunismo bell'è fatto. la storia non funziona così, mai.
Eliminain ogni caso nell'immaginario collettivo siamo rimasti ai commissari del popolo e al dottor Zivago. la crisi del marxismo ha significato un regresso culturale generale, a prescindere come direbbe Totò
7 ottobre (Reuters) - Come a livello globale e a perimetro di zona euro - su cui il Fondo monetario internazionale ha una stima intorno ai 900 miliardi di euro - le sofferenze bancarie sono un problema di prima rilevanza nel caso della stabilità finanziaria.
RispondiEliminaLo stesso vale naturalmente nel caso dei 'non performing loans' che appesantiscono i bilanci degli istituti italiani - per cui Washinghton ipotizza un ordine di grandezza intorno ai 200 miliardi - e la soluzione della bad bank potrebbe essere un positivo passo in avanti.
Lo dice alla stampa José Vinals, direttore Fmi del dipartimento dei mercati monetario e dei capitali.
"Occorre individuare il miglior modo di procedere nei confronti delle sofferenze, che per le banche non generano alcun profitto ma semmai originano rischio e la loro gestione è costosa" spiega in risposta alla domanda formulata da una giornalista italiana.
"E' necessario sollevare i bilanci bancari dal peso dei non performing loans:occorrono un'adeguata pressione da parte delle autorità di viglianza e una riduzione dei tempi per la concreta escussione delle garanzie. Non va nemmeno esclusa l'eventualità di ricorrere allo strumento della bad bank. Nel caso italiano si potrebbero prefigurare alcune difficoltà sul piano normativo - i materia di competizione - ma l'esempio della Spagna si è rivelato positivo" conclude Vinals.
l'anno prossimo ne sentiremo parlare parecchio, dovranno aggirare le norme CE ma ci dovranno metter mano per forza 'che i bilanci delle tre principali banche italiane hanno gli strizzoni (per non parlare delle "piccole" come Popolare Vicenza che però da sole azzerano economicamente una provincia intera)
Cara Olympe,
RispondiEliminati ringrazio per questo nuovo post,infatti proprio in questo momento puo'passare di tutto in conto "nostro",distratti .
Personalmente mi sono cucito il portafoglio,ma tanto e'inutile,negli autobus tutti stanno attenti all'islamico,pure i nostri borsaioli di serie "c".
Caino