Si
è favoleggiato molto sul ruolo avuto da Virginia Oldoini, detta Nicchia, nelle
vicende che portarono all’unità d’Italia sotto lo scettro dei cosiddetti Savoia
(*). Virginia, assunta nella diplomazia di Cavour, sarebbe stata definita da
Leatitia di Solm, moglie del ministro degli interni Urbano Ratazzi, come “la
vulva d’oro del Risorgimento”. È vero, ebbe numerosi amanti, non solo tra gli
statisti, come Napoleone III e Vittorio Emanuele II. Il banchiere Rothschild le
regalò un servizio da tè in oro massiccio del Settecento. Ad ogni modo esercitò
un’indubbia influenza politica e non solo a riguardo delle vicende italiane.
Il
nome e il titolo di contessa di Castiglione deriva a Virginia dall’aver sposato
il conte Francesco Verasis di Costigliole d’Asti e di Castiglione Tinella,
cugino di Cavour. Verasis, undici anni più anziano di Virginia, rimasto vedovo
della sua prima moglie nel 1851, la contessa milanese Frncesca Trotti, fu
consigliato di corteggiare e di sposare Virginia dal conte Alessandro Giuseppe
Colonna Walewski, non ancora principe e figlio illegittimo di Napoleone I, il
quale era stato ambasciatore francese a Firenze nel 1849 ed ebbe dunque modo forse
di conoscere la ragazza “più bella d’Europa”.
Bastò
una lettera di raccomandazione del cugino Cavour, dicono, per chiederla in
sposa. Cavour che già pensava di utilizzare quell’unione per realizzare i
destini della patria. Del resto lui stesso era attratto dalle belle donne e
faceva la corte alla marchesa Cristina Trivulzio, anche lei un’itinerante tra
Francia e Inghilterra ma per motivi diversi dal meretricio diplomatico. Tuttavia
credo che Cavour sia andato in bianco, la principessa Belgioioso aveva un altro
passo.
Virginia
fu notata anche dalla regina, Maria Adelaide, durante un suo soggiorno estivo a
La Spezia, e pare fosse proprio lei, la regina, ad intuire le sue qualità di
femmina fatale. Anche Massimo d’Azeglio fu prosseneta dell’unione tra il conte
vedovo e la bella Virginia. Nelle sue Confidenze,
afferma: “Sono persuaso che tutto si metterà bene e che potrò felicitarmi di
essere stato il felice profeta di questo matrimonio”. In realtà peccava di
ottimismo poiché ben presto Virginia ebbe a paragonare il suo rapporto con il
marito a “una maionese impazzita che nessuno tira più su”.
E
dire che il Verasis copriva letteralmente Virginia di regali sempre più costosi,
tra i quali i gioielli per i quali la contessa aveva una speciale predilezione.
Cavour spedì Virginia a Parigi – a spese del marito s’intende – con il compito
preciso ed esplicito di brillare nei salotti buoni della capitale. Chiaro
l’intento di favorire l’incontro tra lei e Napoleone III, dei cui amorazzi era
al corrente tutta Europa. Anzi, v’è da dire che alla Virginia l’imperatore
preferiva un’altra fiorentina, la contessa Marianna Walewski, ossia Maria Anna de
Ricci che sposò il citato Alessandro Giuseppe Colonna Walewski, figlio di
Napoleone I e ministro di Napoleone III (**).
Se
la sua vicenda con Napoleone III è abbastanza nota, meno noto è il ruolo che
svolse a latere della guerra Franco-Prussiana. Poi vi fu la Comune, con la sua
bandiera: rossa. In origine, secondo una legge marziale del 1789, si trattava
di un vessillo che il portabandiera doveva innalzare per segnalare ai soldati
l’ordine di sparare sulla folla, in caso di tumulti gravi. Il popolo, in segno
di sfida all’esercito, se ne appropriò per la prima volta il 6 giugno 1832,
quando venne utilizzata dal popolo parigino insorto ai funerali del generale
Lamarque. Successivamente la bandiera rossa fu adottata dagli operai tessili di
Lione nella rivolta del 1834.
Dopo
una vita avventurosa, almeno nella sua prima giovinezza, Virginia trascorse gli
ultimi anni in un appartamento in place Vendôme, ossia fino al 1899. Un paio di
giorni dalla morte della contessa, inumata nel cimitero del Père Lachaise, i
rappresentanti dell’ambasciata d’Italia, guidati da Carlo Sforza, procedettero
al sequestro dei documenti della contessa e li bruciarono alla presenza di un
magistrato francese.
*
Già
il Congresso di Vienna fu essenzialmente l’occasione per un gigantesco
carosello fatto di ricevimenti e di scambi sessuali, sempre interni all’élite, e
anche dopo la vita dei padroni d’Europa e del mondo trascorse nei miracoli di
feste e di balli, di amori e di pettegolezzi. Il sesso fu usato in diplomazia
così come oggi viene usato per creare scandalo e stroncare carriere. Si pensi
ai casi recenti di Clinton, di Strauss Kahn, di Hollande e di Berlusconi. In
Inghilterra, non da oggi, lo scambio e lo scandalo sessuale segue certe ben
note tendenze.
Ad
ogni modo si può dire ciò che si vuole ma non me lo vedo un Napoleone III nei
cessi delle Tuileries calare le braghe per favorire l’approccio del Piemonte,
né del resto un Talleyrand inseguire nudo una cameriera d’albergo. Per non dire
poi – si perdoni il paragone ardito con Berlusconi – un Metternich organizzare burlesque
a base di peripatetiche da trivio. E come immaginare, per finire ai nostri
giorni, un Mitterand inforcare all’Eliseo una motocicletta per andare all’appartamento
della sua amante? Le style est l'homme
même, come ebbero a osservare i nostri trisavoli.
(*)
Scrivo i “cosiddetti Savoia” poiché in realtà si tratta dei Carignano, i quali
sono lontanissimi parenti dei Savoia, ne adottarono il nome quando morì
l’ultimo Savoia (Carlo Felice). Il titolo passò al cugino di 13° grado, Carlo
Alberto, figlio di Carlo Emanuele di Carignano. Carlo Alberto era già stato
ufficiale di Napoleone, era inviso a Carlo Felice ma alla sua morte fu imposto
dagli austriaci.
(**)
Il nipote (Napoleone III) aveva come amante la nuora dello zio (Napoleone I). Tout
se tient.
su “la vulva d’oro del Risorgimento” si fonda la nazione
RispondiEliminaPost meraviglioso. La storia è l'ultimo rifugio dagli orrori del presente. Un errore di battitura: Castigliole è Costigliole d'Asti, uno dei numerosi bei paesi antichi che punteggiano il Monferrato. Il potente castello è ancora quello della contessa. Vanta uno scalone monumentale di nientepopodimeno che Filippo Juvarra.
RispondiEliminacorreggo, grazie
EliminaVulva d'oro o meno,nella politica di equilibrio,europeo, (all'epoca mondiale),ci stava che prima o poi nascesse una media potenza nel mediterraneo .
RispondiEliminaChe poi la cosa fosse stata favorita ed affrettata tra una chiavata e l'altra ed un bicchier di vin,come recita una famosa canzone popolare,e'del tutto normale,ma non decisivo in ultima analisi,come giustamente Olympe fa notare...
Due ultimi post molto belli.
Caino