Comprendo
che vi siano questioni urgenti e importanti cui prestare attenzione, per
esempio “l’addio definitivo alla politica” di Veltroni, come titola oggi il Corriere della sera. Ad ogni modo, di
tanto in tanto, fa bene alla nostra salute prendere in considerare notizie di
minor momento e posizioni più rilassate. Perciò in questo post tratterò brevemente
di tale Andrea Brustolon da Belluno. Per chi non lo avesse già frequentato o
mai sentito nominare dirò che non si tratta di un cabarettista, né di una figura
caratteristica che frequenti gli ormai sparuti bacareti della nostra regione.
Andrea
Brustolon fu uno scultore e intagliatore italiano protagonista del barocco
veneziano, come scrive wikipedia. Protagonista del barocco non è titolo
usurpato bensì del tutto attinente all’opera del Brustolon, maestro con la
sgorbia quanto Leonardo col pennello. Un grande artigiano, come lo furono tutti
gli artisti classici.
Poi,
invece, qualsiasi tagliatele o sedicente artista, avrebbe avuto la pretesa di
porsi come teorico non solo della propria attività “artistica” ma dell’arte in
generale, addirittura dell’esperienza in generale, di perseguire cioè una
ricerca “sull’essenza e sulla natura della realtà”. E ciò nella presunzione che
la propria attività artistica consentirebbe un approccio alla realtà più
profondo ed essenziale di quello garantito da altri tipi
d’approccio (*).
Al
Brustolon, che non si considerava filosofo ma artigiano, nel 2009 è stata
dedicata finalmente una mostra antologica, a Belluno. Notevoli le sue opere
della cosiddetta fornitura Venier che si possono ammirare al museo di Ca’
Rezzonico.
Per
villa Pisani, sede di un museo nazionale, a Stra (in provincia di Venezia ma più
vicina a Padova), Andrea intagliò dodici splendidi seggioloni di bosso, in ognuno
dei quali le allegorie e il segno zodiacale di ciascun mese. Domenica scorsa li
ho potuti vedere ma non fotografare (avevo un corazziere in borghese
particolarmente dedicato a me!) in una piccola sala del Quirinale. Il Veneto è
terra generosa, non solo con le sue tasse.
(*)
Anche Peggy Guggenheim, che per decenni fu bulimica collezionista, negli ultimi
suoi anni non acquistò più nulla ed ebbe a dire in una intervista del 1971 che
si può riascoltare questa sera alle 20.50 su RaiStoria:
«Gli artisti moderni? Beh, devo dire
che con il tempo sono rimasta sempre più delusa delle opere contemporanee. Per
molto tempo ho cercato di tenermi aggiornata comprando nuovi lavori, ma poi mi
sono resa conto, dopo aver tenuto i quadri per un certo tempo, che non erano
assolutamente all’altezza. Io penso che noi ci addentriamo sempre di più in
un’epoca di anti-arte. Può darsi che io appartenga a un’altra epoca e che non
m’interessa più quello che accade oggi; ma non posso impedirmi di pensare che
l’epoca alla quale appartenevo era infinitamente superiore nel campo della
pittura e della scultura rispetto all’epoca in cui viviamo oggi. […] All’inizio
è stato difficile fermarmi […] poi mi
sono abituata a non comprare più nulla e adesso non ci voglio più pensare. […] Io credo che l’era della pittura è
terminata. Forse l’arte si trasformerà in qualcosa d’altro.»
Una domanda fuori tema: alle Scuderie quirinalizie ci sono anche delle corazziere che si dedicano con particolare attenzione ai visitatori richiedenti? ;-)
RispondiEliminace n'è una per la tua misura
EliminaAscoltando le parole della Guggenheim in pausa pranzo, mi sono proprio chiesto se fossero affermazioni di una persona resasi conto, come in un perverso contrappasso, di essere stata un importante e influente ingranaggio nel più grande e complesso meccanismo di degenerazione dell’arte contemporanea.
RispondiEliminaE pensavo a Lei ovviamente, Olympe :)
P.S.: grazie per i “consigli veneziani”, sempre apprezzati.
:)
EliminaLe Michel-Angel du bois, come lo definiva Honeré de Balzac...
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