Già
un’altra volta ho scritto di quando si ricevono dei libri da un libraio
antiquario e può succedere di avere qualche sorpresa positiva. Ciò che mi
rallegra oggi, dopo una formidabile uscita dai gangheri a causa di una cretina dell’ufficio
postale (c’è da sentirsi sempre più stanchi di questo paese), è appunto di aver
ricevuti dei libri che avevo scelti due sabati or sono a Roma, e tra questi un
volume in cui ho trovato la dedica qui riprodotta.
La
dedica è di mano dell’autore, Antonello Pietromarchi, diplomatico ed ex
ambasciatore, nonché figlio del più noto Luca Pietromarchi. Come il libro sia
finito in una libreria di Corso del Rinascimento lo ignoro. Posso solo supporre
che forse V.P. l’ha regalato ad altri, forse non ritenendolo di suo interesse. Ho
motivo di ritenere, dall’esame del volume stesso, che esso non sia stato letto
e forse nemmeno sfogliato.
È
un libro assai denso quello di Pietromarchi, molto documentato e ricco di
notizie fuori dell’ordinario. M’interessa particolarmente la descrizione degli
accadimenti del diciotto brumaio, nonché di quelli del giorno seguente. Aveva
ragione Tocqueville nel dire che si trattò di “uno dei colpi di Stato peggio
concepiti e peggio condotti”. Tuttavia il putsch
riuscì, e Tocqueville dimostra, anche in tale occasione, di mancare la
prospettiva storica, il movimento nella sua necessità, e di puntare invece a ciò che afferisce alle minuzie.
Dicevo
che il libro contiene notizie inedite o quantomeno poco note, come quella della
lotta sostenuta da Napoleone III con il cardinale Antonelli per entrare in
possesso dell’archivio della principessa Alexandrine de Bleschamp († 1855), vedova di
Luciano Bonaparte († 1840). L’archivio, copiosissimo, era costituito da
centinaia di carte di grande rilievo storico: lettere private di Napoleone,
corrispondenza di Talleyrand, Fontanes, Bernadotte, di M.me de Stael, di Murat,
di Pio VII, di una gran quantità di cardinali (tra cui il noto Fesch) e
segretari di Stato vaticani, di generali, ammiragli e diplomatici. Alla fine Napoleone
III riuscì a riportare in Francia l’archivio e i diari inediti di Luciano, il
tutto in cinque fascicoli. Uno di essi, contenente i documenti più scottanti e
più interessanti, venne consegnato a Napoleone III e non se ne seppe più nulla.
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