martedì 13 ottobre 2015

Un'espressione enogastronomica


Un fatto rimane chiaro di là delle chiacchiere sulla “crescita” e la “ripartenza”: all’interno della divisione internazionale del lavoro non si può dare alcun allargamento della nostra base produttiva, e i segnali che si accompagnano a un flebile sussulto di ciclo vanno raffrontati con i numeri di una disoccupazione che resta sempre ben sopra il 10 per cento e soprattutto con i dati di un’emarginazione spaventosa che non potrà essere riassorbita stante le nuove tecnologie o da un’agricoltura che per decenni è stata sistematicamente penalizzata a favore di quella nord-europea e ora dall’abolizione delle frontiere.

L’Italia è terra di conquista delle multinazionali straniere e cimitero di piccole e medie imprese spazzate via dalla concorrenza più agguerrita del mondo. Sì, è vero, per quantità siamo i maggiori vignagnoli del mondo, ma per quanto riguarda i settori di punta dell’economia mondiale – compreso sviluppo e ricerca – contiamo poco e quel poco in genere è in mani straniere. Per il resto ci si accontenta di ritagliarsi qualche nicchia, come quella agroalimentare o nell’ambito di tecnologie a bassa o al più media rilevanza.

Del resto il rachitismo strutturale e la debolezza della borghesia nostrana sono fatto storico e sono state alla base della forte contraddittorietà che da sempre ha contraddistinto lo sviluppo capitalistico del paese. Persa la possibilità delle svalutazioni competitive della moneta nazionale c’è una sola strada per far funzionare il gioco: abbattere i salari e le tutele. Le diverse fazioni della borghesia nazionale (comprese quelle pro e contro l’euro) sanno bene che questo gioco per durare ha bisogno della politica e dell’informazione. Per controllare la politica ormai bastano gli scontrini dei pasti in trattoria, e l’informazione sappiamo a chi deve rispondere.

Il gregge bruca e mugugna nel suo stazzo.

3 commenti:

  1. in effetti tanto più succoso e indispensabile diventa l'estrazione di plusvalore relativo tanto più la società borghese italiana, colta nel suo insieme, si mostra poco dinamica quando non addirittura ostile ad un salto di qualità del proprio capitalismo che ovviamente richiede scossoni allo status quo. ed allora, per poter continuare a dormicchiare al riparo della concorrenza, ci si è sempre rivolti allo stato, al sindacato, alle corporazioni

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    1. in una struttura feudale tanto meno dinamica è la borghesia tanto più succosa è l'estrazione di plusvalore relativo.

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