mercoledì 18 marzo 2015

Non è adatto a un pubblico televisivo


La puntata di oggi della trasmissione Il tempo e la Storia aveva per tema il taylorismo e il fordismo. Come consulente presente in studio lo storico Lucio Villari, il quale non ha saputo spiegare la differenza tra la prima e la seconda rivoluzione industriale. Secondo lo storico la prima rivoluzione industriale è consistita nella “divisione sociale del lavoro”, ossia nella parcellizzazione del lavoro; la seconda rivoluzione industriale, invece e all’opposto, è consistita nel coinvolgere l’operaio nel processo produttivo complessivo e con ciò nello sviluppare nel lavoratore un interesse per le sorti della produzione e della fabbrica che l’impiega. Lo stesso conduttore del programma, Massimo Bernardini, è dovuto intervenire chiedendo ragguagli. L’esempio che ne è seguito è stata la classica pezza peggio del buco. Ad ogni modo non è questo che m’interessa rilevare.



Nel corso della puntata è stato trasmesso uno spezzone di un documentario tratto dalla videoteca Rai in cui è trattato il problema della sovrapproduzione, e questa è posta in relazione con la legge della caduta tendenziale del saggio del profitto, scoperta da Marx. L’illustrazione dei concetti non era per nulla precisa, ma pur sempre un tentativo di far comprendere al grosso pubblico delle questioni che non possono essere sintetizzate e volgarizzate in una trasmissione televisiva. In realtà gli autori, forse inconsapevolmente, esponevano la cosiddetta teoria del sottoconsumo che nulla ha a che vedere col marxismo (*).

Tirato in ballo Marx, il conduttore sollecita Villari di spiegare il ruolo avuto dal barbuto di Treviri quale critico del capitalismo. Lo storico si è esibito nel solito e più vieto truismo: l’analisi del capitalismo condotta da Marx nel Capitale riguarda specificatamente il capitalismo della sua epoca, ossia quello della prima rivoluzione industriale. Non so se si tratta di malafede o solo d’ignoranza, a me interessa rilevare quanto sia mistificante la vulgata da parte dell’intellighenzia borghese.

*

Ciò che interessa Marx è il modo di produzione capitalistico in generale, le sue leggi e le sue tendenze, e non, invece, una sua forma determinata ad un qualche stadio del suo divenire (per es. l’Inghilterra del XIX secolo). Anche se, ed è pacifico, il paese industrialmente più sviluppato non fa che mostrare a quello meno sviluppato l’immagine del suo avvenire (**).

In altri termini, la critica marxiana dell’economia politica non studia i fenomeni della società capitalistica così come essi appaiono alla superficie, ma si propone di scoprire dietro ad essi le leggi e le categorie del modo di produzione capitalistico, i rapporti di produzione tra gli uomini, i rapporti di classe della società capitalistica. Gli economisti borghesi considerano le categorie economiche (sono tali ad es. merce, denaro, valore, ecc.) come categorie naturali della produzione, date una volta per tutte ed immodificabili. In questo modo le categorie dell’economia politica vengono concepite come qualcosa al di fuori e al di sopra della storia.

Per contro, la critica marxiana dell’economia politica considera le categorie come riflesso dei rapporti sociali di produzione. Scopre in tal modo, per esempio, la reale natura del lavoro salariato, tipico della società capitalistica, lo sfruttamento della classe operaia e ciò che distingue l’attuale modo di produzione da quelli precedenti.

Se Villari fosse stato più aderente a quanto si affermava nel filmato, quando era chiamata in causa la caduta tendenziale del profitto, avrebbe potuto spiegare che le stesse leggi della produzione e dell’accumulazione aumentano in progressione crescente, insieme alla massa, il valore del capitale costante più rapidamente di quanto si verifica per la parte variabile del capitale convertita in vivo lavoro, e perciò le stesse leggi producono per il capitale sociale un aumento della massa assoluta del profitto e una diminuzione del saggio del profitto.

Tutto ciò, posto che Villari stesso abbia cognizione di ciò di cui parla, non è adatto a un pubblico televisivo. E però questo non giustifica in alcun modo l’ignoranza e, conseguentemente, la falsificazione dozzinale di una teoria scientifica.



(*) La teoria sottoconsumistica, così come altre posizioni consimili, ritiene che la contraddizione centrale dell’economia capitalistica sia tra produzione e consumo, e dunque individua la causa della crisi nella disuguale distribuzione della ricchezza, vale a dire nel sottoconsumo, non comprendendo che esso esprime solo un lato, un aspetto, della crisi, non la sua necessità. Non è la disuguaglianza sociale, l’ineguale distribuzione della ricchezza, la causa effettiva delle crisi nel modo di produzione capitalistico, altrimenti la crisi di genere capitalistico si segnalerebbe anche nelle formazioni economiche precedenti.

(**) La legge non descrive il movimento della realtà immediata, ma cerca di coglierne, di là delle forme, la sua necessità. Il fenomeno è sempre più ricco della legge, e ciò è dovuto al fatto che la legge si riferisce solo ai rapporti necessari, generali, stabili, essenziali, tra i lati di un fenomeno o tra fenomeni. Mentre a determinare un fenomeno concorrono sempre, incrociandosi con le sue leggi generali, molte altre leggi particolari. Così come nel caso dei concetti, anche la legge è uno strumento necessario del pensiero per appropriarsi il concreto, per riprodurlo, per dirla con Marx, come suo “concreto di pensiero”. Marx, di conseguenza, nel costruire il modello dinamico del modo di produzione capitalistico non si accontenta di descrivere la genesi, lo sviluppo e la forma più avanzata, a lui contemporanea, di questo modo di produzione, ma va a rintracciarne le leggi generali e le tendenze necessarie.




7 commenti:

  1. Signora ,perdona loro,non sanno quello che fanno,e sovente nemmeno quello che dicono..e se lo sanno,allora li attendono le fiamme dell'inferno.

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  2. Non sarà adatto, eppure che piacere sarebbe per una volta ascoltarle in televisione queste argomentazioni.

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    1. la televisione è intrattenimento, qualche sprazzo d'informazione e nessun tipo di approccio scientifico ai problemi, tantomeno su un tema come quello della crisi del capitalismo, laddove la parola d'ordine è sviare l'attenzione delle sue cause per portarla sul terreno dei fenomeni e delle mere opinioni. a marx la borghesia non ha mai fatto sconti, nemmeno quando certi suoi figli, ora pentiti, ne hanno fatto un santino

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    2. Tipo Giuliano Ferrara o Negri?

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    3. il secondo, l'ultima volta che l'ho incontrato era entusiasta della velocità e puntualità del frecciargento

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  3. Tra l'altro non possiamo aspettarci una funzione simile da una trasmissione che non manca di pagare il dazio settimanale alle correnti catto-stataliste presenti nell'organigramma Rai (le puntate su Papi, fascismo e dintorni hanno puntualità matematica).
    La cosa tragica? Che rimane una delle poche (forse l'unica) trasmissione di recente creazione guardabile. Se non altro per gli spunti (al netto delle puntate idiote cui facevo cenno sopra).

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