Quando la Cina nella seconda metà del XIX
secolo aprì obtorto collo all’Occidente, inviò alcuni suoi dignitari a visitare gli Stati Uniti e i paesi europei. Per una strana combinazione di gerarchia e di rifiuti, toccò a un mandarino di classe non elevata e impiegato all’ufficio delle dogane, certo Binchun, mettersi in viaggio verso i paesi dei “diavoli bianchi”. Si recò in undici
paesi e visitò città, fabbriche, musei, cantieri navali, ospedali ed entrò in
contatto con ogni tipo di persone, dai monarchi alle anime comuni. Rimase
stupito dalle città illuminate e non meno dei treni su quali viaggiò decine di
volte: “sembra di volare”, scrisse. Prese nota che le macchine potevano
migliorare la vita delle persone. Ebbe a considerare che le pompe d’acqua usate
per l’irrigazione avrebbero potuto, se usate in Cina, rendere fertili le terre
ed evitare la siccità. Ebbe ad annotare anche questo:
«Agli occidentali piace essere puliti, e i loro bagni e gabinetti sono
lavati fino a diventare immacolati. L’unico aspetto negativo è che essi gettano
giornali e riviste nelle feci, dopo averli letti, e talvolta se ne servono per
pulire la lordura. Sembra che non rispettino e non apprezzino quanto vi è
scritto.»
(La
citazione di Binchun è tratta da: Jung Chang, L’imperatrice Cixi, trad. di Elisabetta Valdré, Longanesi 2015, p. 97).
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