Immaginiamo
che degli uomini bussino alla porta di casa nostra e ci chiedano di entrare.
Richiestone il motivo essi rispondono che vogliono entrare per venderci le loro
mercanzie, magari scambiandole con altre di nostra proprietà se essi le
riterranno convenienti. I prezzi ovviamente li decideranno loro. Opponiamo un
netto rifiuto? Gli stessi tizi minacciano di buttar giù la porta con la forza e
poi di fare strage. È ciò che si è verificato esattamente nel 1853 tra il commodoro
Matthew Calbraith Perry, inviato dal presidente Millard Fillmore con una flotta
a bussare alla porta del Giappone. Il trattato che ne seguì si chiamò
ovviamente Trattato di amicizia e pace
tra Giappone e Stati Uniti.
*
Dopo
quasi un secolo di film dove i prodi e laboriosi emigranti bianchi sterminano
feroci e indolenti pellirossa (già la classificazione è eloquente) la cui preda
è lo “scalpo” dei poveri coloni (invertendo con ciò i fatti); dopo decenni di
racconti in cui gli eroici liberatori hanno facile ragione dei brutali e un po’
stupidi soldati del III Reich così come dei fanatici e sadici musi gialli; dopo
oltre mezzo secolo di propaganda sull’American
way of life; dopo tutto questo e molto altro ancora, è pressoché
impossibile anche solo scalfire lo stereotipo di un’America patria dei più alti
principi di libertà e di democrazia.
Del
resto, com’è noto, la storia la scrivono i vincitori, né possiamo augurarci che
a vincere fossero i fascisti. Che poi la stragrande maggioranza dei soldati
tedeschi caduti nella seconda guerra mondiale siano morti sul fronte orientale,
è cosa che in questo 75° anniversario della sconfitta del nazi-fascismo passa
in dimenticatoio. Fintanto che alle celebrazioni per la liberazione di Auschwitz
svoltesi in Polonia nessuna autorità russa è stata inviata, a conferma di ciò
che in un film vincitore del premio Oscar viene mostrato, e cioè la liberazione
del campo da parte delle truppe americane.
*
Gli
Stati Uniti sono degni eredi dell’imperialismo inglese (un post domani su
questi gentleman), poiché hanno dapprima considerato legge naturale il loro
dominio su tutto il continente americano (è una storia per nulla nota nel dettaglio), e da una certa epoca hanno applicato
tale legge a tutto il globo. Di conseguenza chiunque vi si opponesse è stato
considerato un nemico mortale, con le conseguenze che ben conosciamo. Non c’è
una sola area del pianeta dove l’azione dell’imperialismo americano non abbia
provocato delle crisi.
Gli
Usa impararono che si potevano dominare i mercati senza assumersi gli obblighi
politici ed economici connessi all’esercizio della sovranità diretta sulle
colonie. E tuttavia si sono dichiarati anticolonialisti solo dopo aver
consolidato il loro impero (*), solo dopo aver difeso con ogni mezzo i propri
dazi doganali essi divennero liberisti puri, solo dopo aver con molto comodo
abolito formalmente la schiavitù si sono dichiarati paladini dei diritti
civili, e solo da alcuni decenni i neri possono iscriversi nei registri
elettorali negli stati del Sud.
Il
fatto che gli Usa nel corso del Novecento si siano trovati ad intervenire
contro altri imperialismi va visto esclusivamente nell’ottica di quella “legge
naturale” che hanno elevato a vangelo dei loro interessi. Le classi dirigenti
anglo-americane avrebbero guardato con ancor maggiore favore i fascismi europei
se questi non avessero minacciato direttamente il loro dominio; prova ne è che
rifiutarono di inviare aiuti alla legittima repubblica spagnola aggredita da
ogni lato dal fascismo. E nonostante le leggi razziali e le persecuzioni
politiche, non interruppero le relazioni diplomatiche e commerciali con i paesi
fascisti. Dopo gli accordi dell’agosto 1941 tra Usa e GB, “le redini della
diplomazia internazionale e del controllo dei mercati venivano affidate dal
Regno Unito agli Stati Uniti d'America”.
Terminato
il conflitto, si trattava di respingere le “orde barbariche”. Se sostieni che la responsabilità
principale della divisione del mondo in due blocchi minacciosi e contrapposti
fu anzitutto americana, si corre il rischio di farsi ridere dietro. Eppure si
tratta sostanzialmente della verità. Secondo il senatore del Texas, Tom
Connally, “il Patto atlantico non era altro che il logico prolungamento della
dottrina Monroe”. Il suo collega
dell’Ohio, Robert A. Taft, molto influente, era contrario al Patto atlantico
così come veniva proposto, tanto da dire: “Il Patto atlantico si muove
esattamente nella direzione opposta a quella dell’Onu e ridicolizza tutti gli
sforzi per assicurare la pace internazionale attraverso principi della legalità
e della giustizia. Esso divide necessariamente il mondo in due accampamenti
armati”.
Non
è senza significato che Herbert York, già fisico al Berkeley Radiation
Laboratory e al Oak Ridge nell'ambito del Progetto Manhattan, consigliere
scientifico di diversi presidenti, in Race to Oblivion (un testo illuminante che consiglio di leggere), ebbe a
scrivere che dopo il Progetto Manhattan, per la creazione dell’atomica in
anticipo sui tedeschi, gli americani avevano acquisito una sorta di mentalità
della “corsa” basata su falsi giudizi:
Ripetutamente, a cominciare da quel
momento, i nostri governanti si sono convinti che il nemico, o il conflitto, o
qualsiasi cosa si scelga di designare con questo termine, è impegnato a
produrre qualche diavoleria tecnologica destinata a distruggerci o, quantomeno,
a procurarci seri guai. E ogni volta queste convinzioni si dimostrano
completamente false o, almeno, enormemente esagerate.
Olympe, il primo tranello della storia è il “Cavallo di Troia”, Cmq è paradossale che la rivolta delle colonie americane contro la madre patria inizi con un FALSE FLAG(buon sangue non mente): IL Boston Tea Party del 16 dicembre 1773, ossia l’assalto alle navi della Compagnia delle Indie effettuato da alcuni coloni, travestiti da Indiani Mohawk, che gettarono in mare un carico di tè.
RispondiEliminaDa allora la storia degli usa è stata costellata da ampliamenti territoriali mediante immigrazione, sospingimento, espulsione e sterminio degli autoctoni, costruendo il paradigma su cui si baseranno in seguito le dottrine geopolitiche della democrazia nordamericana: dalle politiche invasive di Monroe-Adams [1823] del principio del “destino manifesto” [1845], e dalla politica del big stick di Theodore Roosevelt, a quella del controllo a distanza per il tramite dei “nostri S.O.B.” di F. Delano Roosevelt, a quella del containment di Truman("Possono esserci momenti in cui i governi ospiti mostrano passività o indecisione di fronte alla sovversione comunista e, secondo l’interpretazione dei servizi segreti americani, non reagiscono con sufficiente efficacia (…) I servizi segreti dell’esercito degli Stati Uniti devono avere i mezzi per lanciare operazioni speciali che convincano i governi ospiti e l’opinione pubblica della realtà del pericolo insurrezionale. Allo scopo di raggiungere questo obiettivo, i servizi americani devono cercare di infiltrare gli insorti per mezzo di agenti in missione speciale che devono formare gruppi d’azione speciale tra gli elementi più radicali”), per arrivare, infine, alla odierna “esportazione della Democrazia” dei neocons.
In questo periodo stanno “esportando Democrazia” a più non posso.
Saluti
PS: La perdita delle colonie, e quindi il mancato guadagno della vendita del tè, spinse la compagnia delle Indie ad incrementare la vendita dell’oppio in Cina, che porterà alle guerre di cui parli nel tuo ultimo post.
Ed è nell’ambito della II° guerra dell’oppio che avviene un altro paradosso: lo scontro tra i Taiping, l’esercito imperiale e gli inglesi. Questi ultimi, avendo capito che i Taiping erano più forti dell’esercito imperiale, combatterono contro entrambi, per evitare che la vittoria dei Taiping comportasse una guerra più violenta.
SOB =Son Of Bitch
la vendita dell'oppio in cina fu un modo di pagare l'importazione del tè, poi divenne un grande affare di per sé
Eliminaciao