Per quanto si discuta su come
uscire dai disastri sociali attuali e da quelli incombenti e irreversibili che
riguardano la salute del pianeta, dalla crisi economica così come dagli effetti
delle emissioni antropiche, non c’è alcuna evidenza d’inversione di tendenza,
di idee e di progetti la cui applicazione trovi poi positivi risultati.
Degli effetti delle emissioni del
cosiddetto gas serra si parla almeno dal rapporto delle Accademie americane
delle scienze presentato dal presidente Johnson al Congresso nel 1965. Da
allora gli studi, le pubblicazioni, i convegni, i protocolli e le grida
dall’allarme non si contano. E tuttavia è di questi giorni la notizia che la
concentrazione di CO2 aumenta dopo aver segnato il record nel 2013.
La nostra epoca detiene i mezzi
tecnici per alterare in via definitiva le condizioni di vita sul pianeta. I
ghiacciai fondono, gli oceani acidificano, il livello dei mari aumenta insieme
alla concentrazione atmosferica di CO2 e alla temperatura globale, e
non si fa nulla per raggiungere un effettivo accordo internazionale sulla
immediata e drastica riduzione delle immissioni e dell’inquinamento in
generale, per fermare il disboscamento, per limitare le monoculture e
l’inaridimento di vaste aree del pianeta.
Tali accordi non sono
possibili per l’opposizione di troppi interessi in campo, per la frammentarietà dei
poteri, per il carattere dei rapporti tra le diverse
nazioni, ma anzitutto perché il modo di produzione capitalistico segue le sue leggi e ogni misura di riforma è semplice placebo.
Oggi siamo giunti al punto in cui
non è più possibile risolvere nessun problema senza imboccare la lunga e
tortuosa strada della rivoluzione globale. Rivoluzione o morte non è più
un’espressione poetica, o un auspicio rivolto in chiave etica al bisogno del
cambiamento; essa è diventata una necessità, l’ultima parola del pensiero razionale.
Pertanto, essere razionali oggi significa essere per la rivoluzione. Il resto sono, quando va bene, seghe mentali!
E tuttavia finché abbiamo di che
scaldarci quando fa freddo e di che rinfrescarci quando è caldo, garantito il necessario
e un po’ di quella che chiamano opulenza, finché avremo rappresentata la nostra
e l’altrui vita come un continuo spettacolo, la borghesia può dormire sonni
tranquilli. Quando verranno meno queste garanzie e certezze, solo allora
esploderà la rabbia, s’impiccheranno ai lampioni alcuni veri furfanti e molti
capri espiatori.
L'ESIGENZA DI ABBANDONARE LE ILLUSIONI SULLA PROPRIA CONDIZIONE E' L'ESIGENZA DI ABBANDONARE UNA CONDIZIONE CHE HA BISOGNO DI ILLUSIONI..
RispondiEliminaCara Olympe,
il tuo scritto sull'Egitto,,oggi, mi fa riporta ancora al nostro Anonimo "riformista" di Voghera di pochi post fa.
In fondo il nostro "gazzettino"ha ragione quando rimpiange i tempi eroici del Wefare (nato non a caso nei trenta gloriosi),assistenza,salari (relativi ) crescenti,ferie,ect,ect,ect ed in fondo ha pure ragione quando afferma che nel paesello italia,il 99% del popolo sovrano lavoratore salariato tornerebbe a quei tempi..
Solo che ,mentre un tempo le riforme si facevano per ottenere "quelle cose",oggi si fanno per toglierle.
Dunque un solo termine RIFORMA,per due obiettivi ben diversi,contrapposti...
In un quadro di questo genere diventa perfino rivoluzionaria la dottrina sociale della chiesa.
In fondo ha ragione il Card Bagnasco ,quando afferma che per il momento nelle parrocchie e nei centri di assistenza,per il momento non vi e'ancora traciia di quello che i dati televisivi sciorinati a piene mani in questi tempi ..piu' 1,5%,piu' 0,5%,piu' 2%..ect,ect,dai vari Squinzi,Renzi,Padoan..ci promettono ,ovvero in fondo previsione di aumenti di fatturato..
La domanda ,quindi ,per il nostro anonimo riformista di Voghera,e' una crescita senza "diritti"??
DIrei proprio di SI'..una crescita ,senza ritorno di quei bei diritti "rimpianti"
Allora che cosa e' Riformismo di Oggi ?
Di sicuro,allora come oggi,L'EGITTO,sara' un'occasione per la crscita dei fatturati nel paesello italia,e magari pure in egitto,per certi versi,ma aCondizione che,in egitto si tolgano pure quei pochi diritti che vi erano per i salariati e simmetricamente al paesello in proporzione adeguata.
A ognuno il suo prezzo da pagare,tanto per mantenere inalterati ,gli squilibri dello sviluppo,secondo le cosiddette leggi inflessibili del mercato globalizzato,pero' democratico,ovviamente.
Per il nostro riformista di Voghera forse puo' bastare,ma il mondo per quel poco che capisco gli sta preparando altre belle sorprese..
Sta nacsendo pure un riformismo rivoluzionario alla Landini,per la difesa di diritti che di fatto ormai non esistono piu'.
Altre illusioni,d'autore ,pero',si direbbe...
voghera, massachusetts?
EliminaEsiste un modo per velocizzare questo processo?
RispondiEliminasecondo Lei quale potrebbe essere?
EliminaQuello che temo è che la rabbia possa esplodere quando comunque sarà troppo tardi, cioè quando i processi di trasformazione del pianeta avranno superato il punto di non reversibilità.
RispondiEliminaSullo stato di salute del pensiero razionale non sono parimenti troppo ottimista: una specie che abbisogni di una catastrofe per rinsavire non testimonia certo di aver fatto uso di questa qualità; per tacere del fatto che all'oppiaceo millenario delle religioni se ne sono aggiunti altri di natura più laica ma dagli effetti non meno devastanti.
Grazie per l'assiduità dei suoi stimoli
la razionalità non appartiene alle masse (e nemmeno alle élite)
EliminaUn parente di un mio caro amico è appena stato licenziato senza alcuna giusta causa, probabilmente solo perché non è più giovane. Il datore di lavoro (li chiamano così) ha sentito al telegiornale del Jobs Act e si è regolato di conseguenza. Da informazioni certe so che di casi del genere gli avvocati se ne stanno vedendo arrivare a decine. La strada per l'autocoscienza collettiva, per passare dall'"io" al "noi" sarà lunga e dolorosa. Ma i servi della democratura capitalistica si stanno scavando la fossa con le loro stesse mani.
RispondiEliminaHo anch'io diretta conoscenza di casi del genere
Eliminasfortunatamente la storia ci insegna che per le rivoluzioni " la disperazione" non basta, ci deve essere anche un ceto emergente a cavarcarla. ... sempre si in nome della "giustizia" ma sempre soprattutto per i propri interessi di classe..
RispondiEliminaora io vedo la " crescente disperazione" ma non vedo "il ceto emergente" , ... a parte una marea di furbacchioni che aspettano la "rivoluzione" col culo al caldo :-)
le rivoluzioni si fanno in nome di qualcosa; per conto di chi, si vede dopo
EliminaO comunismo o estinzione. Saluti rossi.
RispondiEliminapreferisco i colori tenui. che sia segno di decadimento borghese? saluti
EliminaCULI CALDI E CULI FREDDI
RispondiEliminaMi sovvien che a parte il luogo ,ove il freddo aiutuava che a San Pietroburgo con i Cosacchi alle porte alcune migliaia di culi freddi si scagliarono a mani quasi nude contro la cavalleria cosacca.
Testimoni cosacchi affermarono che il terrore in loro crebbe quando capirono che oltre ai loro cavalli,si sarebbero mangiati pure loro.
IL COLORE DEI CAVALLI ERA ININFLUENTE IN QUELLE CIRCOSTANZE,ma le idee ben chiare su cosa fare.Poche ,ma buone soprattutto chiare,i culi freddi freddi sono di aiuto.