Ci
si può innamorare di un eunuco? Eccome, anche a una donna può capitare. Si può
avere un’attrazione sensuale per chiunque, perfino per un personaggio
mitologico (vedi Teresa d'Ávila), tanto meglio se è per un eunuco in carne e ossa,
pur sprovvisto del corredo completo. E di una storia d’innamoramento tra una
giovane donna e un eunuco, con epilogo singolare, dirò tra poco, dopo qualche
riga su un interessante libretto, curato da Alessandra Brezzi, Note per un dono segreto, il viaggio in
Italia di Shan Shili, che offre le impressioni di prima mano della moglie
di uno dei primi diplomatici cinesi, Qian Xun.
L’invio
di diplomatici all’estero si deve alle aperture verso l’occidente intervenute
dopo il colpo di Stato (1861) di quella che sarà poi nota come l’imperatrice
Cixi (1835-1908), ossia di colei che s’innamora del Piccolo An, un eunuco del
suo harem. Il diario di viaggio di Shan Shili, scritto nella prima decade del
Novecento, è assai diverso dai lavori di altri personaggi cinesi coevi, poiché
i suoi commenti personali sono assai rari e il racconto è rivolto più a
spiegare la grammatica culturale storico-artistica dell’occidente che a rendere
conto delle suggestioni provocate dal contatto con un mondo in gran parte
alieno.
Essa
dimorò a Roma, tra il 1908 e il 1909, in via Palestro 32, presso l’allora
Legazione di Cina, e si mosse alla scoperta dei tesori artistici e
architettonici della neo-capitale italiana con uno spirito curioso e
intraprendente. Curioso il modo in cui tratta la vicenda dei rapporti tra Napoleone
e papa Pio VII, ossia del rapporto tra potere statale e religione, laddove dal
suo punto di vista è irragionevole che un sacerdote s’impicci di questioni che
non dovrebbero riguardarlo:
Di fronte vi è la tomba di Pio VII [chiaro che sta parlando del monumento funebre
presente nella Basilica di san Pietro],
il Papa che incoronò Napoleone, e che successivamente, non volendo rinunciare
al potere politico, fu imprigionato da questi nel palazzo Fontainebleau a
Parigi. Ho visitato il palazzo e ho visitato le numerose stanze dove fu
rinchiuso […]. La lunga prigionia
durò sette anni e, appena uscito, ricostruì la congregazione dei Gesuiti; si
può ben immaginare quale fosse la sua indole!
Ed
infatti l’Autrice del volumetto così commenta:
I suoi giudizi sull’operato del Papa, o
sui comportamenti dei gesuiti in Cina e in Europa, sono sciabole affilate che
feriscono il nemico e che trapelano di tanto in tanto tra le pagine dell’opera.
Peccato
però che dell’opera siano riportati e tradotti solo alcuni brani. E veniamo a
Cixi e al suo eunuco, così come la vicenda si racconta in un libro recentissimo
di Jung Chang.
Bisogna
anzitutto tener presente che le concubine dell’harem della Città proibita,
qualunque fosse il loro grado e titolo, compreso quello di moglie dell’imperatore,
non venivano mai in contatto, salvo in rarissime circostanze, con persone di
sesso maschile che non fossero gli eunuchi del complesso residenziale. Quando
morì l’imperatore Xianfeng (1860), Cixi non era la moglie dell’imperatore, ma
una sua concubina. La moglie dell’imperatore si chiamava Zhen, e però Cixi
aveva dato un erede maschio al monarca, ed era dunque questo bambino
l’imperatore che succedeva al padre defunto e che raggiunta una certa età
avrebbe assunto il potere. Nel frattempo la gestione in suo nome fu affidata a
otto dignitari di corte.
Benché
Cixi fosse la madre naturale del nuovo imperatore, essendo però una concubina
non era riconosciuta come la madre ufficiale (nominalmente la madre del bambino
era l’imperatrice Zhen), e dunque Cixi non aveva né alcun titolo e alcun potere
politico. Contrariamente a una certa cinematografia, nella tradizione cinese,
salvo delle eccezioni molto remote, la donne non potevano assumere il potere
politico ed era impensabile potessero avere voce negli affari di Stato.
Sennonché
l’imperatrice vedova Zhen e la concubina Cixi, contrarie alla politica
perseguita dal defunto imperatore e fatta propria dai reggenti, strinsero
un’alleanza politica e organizzarono un colpo di Stato con l’aiuto di un paio
di principi, fratelli del defunto imperatore e anch’essi favorevoli ad un
accordo con gli occidentali. Il putsch ebbe successo, il potere ufficiale
restava prerogativa dell’imperatore bambino, ma fino alla sua maggiore età
sarebbe stato d’ora innanzi gestito, col consenso dell’imperatrice Zhen e in
accordo con i due principi, personalmente da Cixi, la quale aveva dimostrato la
propria attitudine al comando e una visione politica non comune. Anch’essa assunse il titolo di
imperatrice vedova o vedova imperatrice (titoli intercambiabili).
Pur
con tutti i piccoli comfort disponibili, la vita di corte dev’essere stata
assai noiosa, specie per delle donne segregate a vita tra le mura della Città
proibita, e in particolar modo se si doveva osservare per molti anni un lutto
molto stretto. L’imperatrice vedova cominciò ad invaghirsi di un suo eunuco
che, come detto, si chiamava Piccolo An. Come in ogni storia di questo tipo,
viene raccontato che il Piccolo An era bello e sensibile, e ci posiamo
senz’altro credere. Tutti sapevano che era il favorito, e anzi i sentimenti di
Cixi travalicavano il semplice benvolere di una padrona per un servitore. I
cortigiani nel 1869 s’accorsero del languore che struggeva Cixi e del fatto che
essa non attendesse come prima agli affari di Stato. Un comportamento che
lasciava intuire “una condiscendenza verso la ricerca dei piaceri”. E ciò, in
un sistema rigidamente maschilista come quello, non poteva essere tollerato,
nemmeno se l’interessata era l’imperatrice.
Gli
eunuchi, tutti provenienti da famiglie molto povere, da bambini venivano
condotti da un castratore specializzato, lo scopo era quello di farli entrare,
dopo un intervento che non di rado si concludeva con la morte dello sventurato,
come eunuchi presso la corte imperiale dove si sarebbero guadagnati più
facilmente di che sopravvivere. L’intervento era peraltro molto costoso, tanto
che servivano poi anni di servizio per ripagare il castratore specializzato.
Per tale motivo la dolorosissima operazione veniva effettuata talvolta dagli stessi
padri sui figli. A causa della menomazione soffrivano di incontinenza, la quale
s’aggravava con l’età, ed erano costretti perciò a portare sempre pannolini.
Gli
eunuchi erano considerati con sommo disprezzo da tutti, salvo dalle donne di
corte che vivevano in contatto con loro. Rarissimi i casi in cui potevano
uscire dalla Città proibita, e le punizioni subite potevano travalicare i
procedimenti legali stabiliti, e bastava un nonnulla perché l’imperatore li
facesse mettere a morte. Qianlong (1711-‘79) disse che “nessuno è più meschino
e abietto di questi stupidi contadini”. Questo in sintesi il quadro generale della
loro situazione.
Dovendosi
predisporre gli abiti nuziali per Tongzhi, l’imperatore figlio di Cixi, il
quale aveva raggiunto l’età di tredici anni, vennero incaricate le sartorie
reali di Suzhou, ameno e rinomato centro serico non lontano da Shangai. Cixi
pensò d’inviare il Piccolo An a sovraintendere alla confezione degli abiti, non
perché ciò effettivamente servisse, poiché c’era già chi se ne occupava, ma per
gratificare il suo innamorato con l’eccitazione di un viaggio. L’eunuco, con
alcuni suoi famigliari e altri eunuchi che lo accompagnavano, avrebbe viaggiato
lungo il Grande Canale e poteva addirittura festeggiare l’imminente capodanno a
bordo dell’imbarcazione.
La
cosa destò grande scandalo e unanime riprovazione nell’establishment cinese,
tanto che quando l’imbarcazione arrivò a Shandong, il governatore Ding Baozhen,
strenuo fautore della tradizione e delle norme consolidate, fece arrestare il
Piccolo An e i suoi accompagnatori. Il governatore inviò un rapporto presso gli
alti dignitari di Pechino segnalando la faccenda. Quando il rapporto venne
letto dal rigido precettore dell’imperatore, contrario alle aperture in atto in
quel frangente, questi esclamò: “Che soddisfazione! Che soddisfazione!”. Tutti i funzionari di rango affermarono
che il Piccolo An meritava la condanna a morte, sostenendo che aveva infranto
alcune regole fondamentali.
Invero
il Piccolo An non aveva infranto alcuna regola di sua sponte, egli aveva
obbedito a un ordine dell’imperatrice vedova Cixi, perciò in tale presa di
posizione vi è da rintracciare una motivazione politica che ha trovato un discutibile
(per noi) pretesto per agire. Intanto Cixi, essendo parte in causa, si mosse
tramite l’imperatrice Zhen, per far annullare il decreto di condanna capitale
per il suo eunuco. Nulla valse però a far desistere il principe Chun, suo
cognato, e gli altri dignitari, ostinati a far eseguire la condanna. E dire che
Chun era stato il principe che prese parte al colpo di Stato che diede il
potere a Cixi.
Cixi
riuscì a trattenere il decreto di condanna a morte per un paio di giorni,
sperando che qualcosa si smuovesse, ma vi si oppose un muro di assoluto
silenzio. Fu pertanto costretta ad emanare il decreto. Il Piccolo An venne
decapitato, assieme a sei eunuchi che l’accompagnavano nel viaggio, sua sorella
e sua nipote con alcune musiciste furono esiliati come schiavi per le guardie
di frontiera. Il cadavere del Piccolo An fu esposto per giorni nel luogo
dell’esecuzione di modo che la gente vedesse che non aveva organi sessuali, in modo
che il sospetto diffusosi, ossia che fosse l’amante dell’imperatrice, venisse a
cadere.
Cixi
cadde per un lungo periodo in uno stato di prostrazione e di quello che oggi
potremmo comunemente chiamare esaurimento nervoso. Il principe Chun e altri
maggiorenti, come scrive l’Autrice, “non si limitarono a uccidere l’amante di
Cixi, bensì la misero in guardia su alcuni cambiamenti allarmanti che stava
introducendo”. A me pare chiaro che nell’establishment vi fossero due fazioni,
una favorevole agli accordi commerciali con l’occidente, e l’altra contraria.
Quella favorevole prese il sopravvento e attuò le riforme che ritenne
necessarie, mentre quella contraria alle aperture si astenne dal reagire perché
ciò portava indiscutibilmente grandi vantaggi doganali ed economici, e tuttavia
entrambe le fazioni non erano disposte ad andare oltre certe concessioni. E
difatti, il processo di modernizzazione e apertura della Cina fu in massima
parte sospeso.
Sui
motivi adotti dall’establishment cinese per non mandare oltre la
modernizzazione della Cina, ve ne’è uno, di primario rilievo, che riguarda
l’impatto ambientale che avrebbe avuto l’industrializzazione sull’ambiente e il
paesaggio. Questi maggiorenti erano senz’altro personaggi crudeli, ma avevano
una spiccata sensibilità verso la natura (e la poesia), una sensibilità che gli
occidentali in generale hanno poco, e che gli italiani in particolare hanno
perduto totalmente o fraintendono con altro.
Sono contento che hai letto, e citato anche nel post precedente, il libro su Cixi che ha tradotto la mia compagna...così...casualità e piccoli piaceri. Sono lontano dalla civiltà, e solo scendendo saltuariamente in città ho accesso a internet per leggerti sempre più con ammirato stupore. un saluto g
RispondiEliminaah, Elisabetta è la tua compagna! chissà quali conversazioni interessanti tra voi due. fuori dal mondo? da questo mondo! anch'io per quanto mi riesce, da sempre direi. un abbraccio
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