lunedì 21 ottobre 2013

Viri devoti


In alcuni noiosi post recenti, in cui parlo del nazismo, ho cercato di dare cenno su come le determinazioni di carattere economico interagiscano potentemente sulle motivazioni politiche. Detta così può sembrare l’uovo di Colombo, ma si tratta di un’acquisizione non ancora sedimentata nel senso comune dopo millenarie diatribe su concetti come “spirito” e “materia”, e poca attenzione è data al fatto che ci alimentiamo (in tutti i sensi) solo in piccola parte d’ideali e per la maggior parte di prosaiche cose reali.

Poi c’è chi, approdato al materialismo dopo anni di seminario, arriva per contrappunto ad esaltare a senso unico il ruolo di “Madre Natura”, non distinguendo la differenza tra un materialismo volgare e il materialismo storico-dialettico, ossia, tanto per capirci subito, che l’uomo è sì venuto originariamente dalla natura, ma che in tale stato esso sarebbe rimasto un puro essere naturale, non sarebbe mai diventato un uomo se non come un prodotto degli uomini (*).


(*) È il caso del professor Odifreddi e della seguente persiflage: «Credo in un solo Signore, l’Uomo, plurigenito figlio della Natura, nato dalla Madre alla fine di tutti i secoli: natura da Natura, materia da Materia, natura vera da Natura vera, generato, non creato, della stessa sostanza della Madre. Credo nello Spirito, che è Signore e dà coscienza della vita, e procede dalla Madre e dal Figlio, e con la Madre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti dell’Intelletto».


Pertanto, se assumiamo l’uomo come un prodotto della società e non solo come un puro essere naturale fattosi geometra, non dovrebbe sorprende che le nostre comuni nozioni e concezioni storiche derivino – com’è stato osservato anche di recente – prevalentemente da “opinioni” di origine mediatica e di “propaganda” politica, posto, soggiungo, che la coscienza individuale può divenire coscienza soltanto realizzandosi nelle forme ideologiche dell'ambiente che gli vengono date.

E, però, c’è da osservare in via preliminare che i professori universitari, peraltro noti pubblicisti e popolari showmen, non possono nascondersi dietro un dito, sia pure quello della provocazione, quando decidono di affrontare pubblicamente argomenti di carattere storico che per vari motivi sono ancora di forte impatto emotivo presso l’opinione pubblica. Se decidono di sfidare il pregiudizio hanno il dovere di farlo, data la loro posizione, con sufficiente cognizione di causa, e defecare i loro torniti dubbi su qualcosa di più solido dell’opinione del beccaio.

4 commenti:

  1. OT x Olympe: pensa che bello realizzare dei filmati didattici e fruibili da chiunque (come questo http://www.youtube.com/watch?&v=STp3cQQvm8E) sui principi di base dell'analisi marxiana del sistema economico, cercando in particolar modo di far vedere che l'oggetto dell'attenzione deve essere la sfera della produzione e NON quella della circolazione delle merci... scusa l'off topic ma è un'idea che mi era saltata in testa e ci tenevo a comunicartela

    Stefano

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    1. in sé l'idea sarebbe ottima, ma ormai credo non serva. non c'è più interesse autentico per queste cose.
      ciao

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    2. Al contrario, Olympe, io percepisco in molti un desiderio di capire. Curioso perché ancora ignaro dell'abisso, nei giovani; disperato nei più grandicelli.
      Un desiderio che dovrà scontrarsi con i dogmi del pensiero comune e con le grandi o piccole - comunque sempre più precarie - comodità delle nostre vite (ricordo un tuo post bellissimo sui naufraghi aggrappati alle vane cianfrusaglie della nave che affonda). Ma un desiderio autentico.

      Da economista di complemento e nella mia modesta capacità di comprensione e di spiegazione, illustro ai miei studenti le Verità della metafisica marginalista; dagli atroci postulati che esaltano il primordiale, ferino egoismo come se fosse l'eterna unica essenza dell'uomo, fino ai biechi corollari di politica economica, passando per le cattedrali matematiche edificate sul nulla (cioè sulla negazione della realtà sociale che si pretenderebbe di descrivere).
      Poi racconto loro l'altra visione, la visione alternativa dei fatti economici, sociali e storici, la visione che spiega e fa luce su ogni cosa. Sconcerto, spesso contrarietà (il nome di Marx è quello di un reietto), a volte dichiarato rifiuto. Ma gli sguardi raccontano un'altra verità; il dubbio seminato nelle granitiche certezze, lo scandalo che germina nell'ovvio dei discorsi.
      Se questo accade con la mediazione di uno come me, pensa quale valore avrebbe la didattica suggerita da Stefano!

      Hans

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    3. ammiro la tua lucida passione
      ciao Hans e grazie per avere ripescato un post che avevo dimenticato (ma chi li legge?)

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