I movimenti di massa che nell’ultimo periodo sono stati chiamati degli “indignati”, così come quelli precedenti dell’ultimo decennio che hanno preso i nomi più colorati, rispondono all’insoddisfazione che nasce spontaneamente contro questo sistema di cose, ma non sono animati da una prospettiva definita e perciò non riescono a trasformare la necessità di una resistenza collettiva in programma politico positivo. Non riescono perché temono giustamente le insidie della politica politicante e perché sono eredi di una sconfitta, di un lutto, che non hanno ancora nemmeno provato a elaborare. Questi movimenti hanno il destino segnato, cioè quello di diventare ostaggio dell’ideologia veicolata dai media e della violenza di piccoli gruppi estremisti.
L’impreparazione sul piano politico di questi movimenti è resa evidente dalla loro sostanziale indeterminatezza, dal non sapere effettivamente con chi stare e perché. Ci si pronuncia contro la finanza speculativa, le banche, le politiche di taglio dei bilanci statali, ma in genere non si dice: questo sistema basato sulla grande proprietà privata non solo non ci piace, ma non funziona e vogliamo togliercelo di torno. Già questo, in embrione, sarebbe un programma politico. Paradossalmente non siamo nemmeno a questo ed è facile intuire che tale stato di cose mascheri anche appetiti egoistici.
Troppo in fretta s’è buttato il marxismo come un ferro vecchio invece di comprenderne la portata rivoluzionaria ancora e sempre attuale, di rinnovarlo e adattarlo. Non c’è e non può esserci nulla che possa sostituirlo se non come surrogato, poiché il marxismo è l’unico approccio scientifico alla materia. Come scrive Lenin, o il marxismo o l’ideologia borghese, non c’è altra via. Perciò la borghesia s’affanna preventivamente con i suoi filosofi a rimasticare Marx sostanzialmente per falsificarlo e servirlo come un vecchio illuso che s’è sbagliato su tutto.
In definitiva il rischio più grave è rappresentato dal fatto che con il passare del tempo, rendendosi conto della loro impotenza, questi movimenti di massa, trasversali alle classi e ai ceti sociali, assumano la tendenza, già in atto, ad adattarsi a questo genere di spontaneità e di diventare strumento dell’opportunismo e del populismo. Troppe volte per il passato s’è assistito a questo scenario per non temere il peggio.
pienamente d'accordo, presto lo faccio girare anche sul nostro blog
RispondiEliminaSempre tuo onoratissimo lettore
Lorenzo
onore tutto mio caro Lorenzo
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