Qual è la situazione in Libia a distanza di otto mesi? Non ne parla più quasi nessuno. Intanto la città di Sirte viene distrutta dai cosiddetti ribelli e dai raid della Nato. “Block by block” dice la BBC. Sono impedite le forniture di cibo, medicine e altri generi di necessità. Non una voce si alza in occidente per denunciare quanto avvien ai danni della popolazione civile, la stessa che secondo la risoluzione Onu doveva essere protetta e garantita. Anzi, si registra da parte dei ribelli ogni sorta di saccheggio e di asportazione dei beni dei residenti.
Le atrocità commesse in Libia e quelle in corso a Sirte derivano direttamente dalla natura neo-coloniale dell’intervento stesso. Tutti i responsabili della guerra libica devrebbero essere accusati di crimini di guerra, a cominciare da Obama, Cameron e Sarkozy. Essi hanno fomentato e sostenuto una guerra di aggressione al pari di quelle scatenate dai gerarchi nazisti. La causa, lo sanno tutti, è il petrolio e il gas libici.
Quello stesso petrolio che Eugenio Scalfari, sì sempre lui, in un editoriale del 27 febbraio scorso definiva testualmente così:
«quello libico è uno dei peggiori per qualità».
Qui sotto le tabelle che dimostrano proprio l’opposto della tesi scalfariana. La prima dimostra che oltre il novanta per cento del petrolio libico è “light & sweet”, petrolio di alta qualità a basso tenore di zolfo, quindi petrolio di prima fascia.
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La seconda tabella dimostra che la Libia è il primo paese africano per riserve di petrolio e l’ottavo del pianeta, il che la dice lunga su questo conflitto.
Fonte: World Oil and Gas Review - 2010
In USA si lasciò che accadesse ciò che poteva essere evitato (torri gemelle) per mettere le mani "legalmente" in Afghanistan (ricordiamoci di Pearl Harbour...). Potevamo noi europei essere da meno e rimanere senza un "goccio"?
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