L’attuale crisi economica e finanziaria è peggiore di quella degli anni Trenta? Sul piano sociale dobbiamo ancora toccare certi acuti, ma non è difficile prevedere che gli effetti della crisi stanno solo cominciando a farsi sentire. Inoltre la grande differenza tra la crisi degli anni Trenta e più in generale delle altre crisi di ciclo rispetto all’attuale, è proprio dovuta al fatto che questa non è né una crisi di ciclo né una depressione che contenga in sé le potenzialità di quell’espansione che per il passato ha segnato la fase successiva. Non bisogna dimenticare infatti che gli anni Trenta sono stati un decennio con molti importanti progressi tecnologici: dai frigoriferi alle lavatrici, dal nylon ai primi antibiotici, dal miglioramento dei trasporti a quello delle grandi arterie stradali, dall’aviazione alla prima televisione.
Quasi tutte le tecnologie attuali sono invece assai “mature”, e nonostante l’elettronica non sono all’orizzonte nuove importanti invenzioni e innovazioni che possano incidere in modo determinante sugli investimenti industriali e sui consumi. Ecco anche perché all’attuale fase di stagnazione e di disoccupazione non seguirà con ogni probabilità alcuna fase di rilancio dell’accumulazione. È anzi da prevedere una sempre più massiccia finanziarizzazione dei capitali, una loro ulteriore fuga dalla produzione e dai bassi tassi medi di profitto.
Ecco quindi accentuarsi la conflittualità di ogni tipo e forma, a livello sociale ma anche di contesa tra singoli Stati e aree economiche. Ne è un esempio, per quanto minuscolo, la diatriba nata a margine dell’incontro tra Sarkozy e Merkel. Giustamente e opportunamente il ministro degli esteri italiano, personaggio invero opaco ma in questo caso con un minimo di dignità, ha sollevato obiezione. La risposta piccata della Merkel è stata che la Germania (e la Francia, dunque), essendo una grande potenza economica ha il diritto di prendere tali iniziative bilaterali. Questa dichiarazione è una stronzata, in spregio dei trattati e della forma. L’atteggiamento della Germania e della Francia ha messo in chiaro che l’Europa, ovvero l’euro che ne è il pilastro, è solo questione loro.
"Quasi tutte le tecnologie attuali sono invece assai “mature”, e nonostante l’elettronica non sono all’orizzonte nuove importanti invenzioni e innovazioni che possano incidere in modo determinante sugli investimenti industriali e sui consumi".
RispondiEliminaE le rinnovabili, le cosidette energie verdi, non crede che sono invenzioni determinanti per gli investimenti industriali, oltre che "rivoluzionarie" nel senso che, finalmente ogni paese, nazione, borgata, ecc., può fare da se la propria energia, senza rompere la minchia ad altri come le guerre imperialiste per il petrolio?
http://www.zeroemission.tv/Economia/Green-economy%2C-l%26rsquo%3BItalia-cresce-pi%26ugrave%3B-dell%26rsquo%3BEuropa-per-fatturato-%28%2B35%25%29/news/14365.phtml
Grazie per la folgorazione vermeeriana sotto il titolo.
RispondiEliminaEffetto baudelairiano: ai contenuti più drammatici e tragici fa da contrappunto una forma di bellezza sublime, che sia il verso alessandrino o la pittura olandese. Non so se sia vero che l'unica redenzione in questo mondo sia l'arte, ma è bello pensarlo.
già
RispondiEliminacara amica/o,
RispondiEliminabisogna intenderci: con questi chiari di luna, in questo sistema, le energie alternative possono solo essere evocate come panacea (visto la vicenda Solyndra?)
sono anche dell'avviso che benché le energie alternative siano utilissime e che il capitale ci si butterà a capofitto, esse non possono risolvere il problema del petrolio che, al momento, è ancora largamente insostituibile
naturalmente si tratta di una mia opinione
saluti