La miseria non è la povertà, ma la mancanza di prospettiva, di futuro. Presi in castagna, i gerenti del potere politico hanno provato, con qualche successo, di metterci gli uni contro gli altri: i vecchi e i giovani, per dirla con il titolo di un bel romanzo (poco letto) di Pirandello. Il conflitto di classe in questo modo diventa chiacchiera sociologica: sono gli anziani che mangiano il futuro ai giovani. Non li vedete, belli pasciuti davanti alle gallerie d’arte in coda per quelle mostre messe in piedi per fare bigliettame?
Al solito, la realtà è ben diversa. Il capitalismo ha voluto illudere il proletariato dei paesi ricchi, nella temperie storica del dopoguerra. Il nostro è il migliore dei mondi possibili, stampando soldi ed elargendo credito a (quasi) tutti. Ecco creato il “benessere” illimitato. Ora, sconfitto l’impero del male, siamo entrati nella fase parsimoniosa perché l’impero del bene è prossimo alla bancarotta. L’ordine è contrarre la spesa pubblica fino a dosi omeopatiche, anzitutto in Italia, dove le pensioni medie e la spesa sociale sono già tra le più tirchie d’Europa.
Anni fa, al momento delle “riforme” pensionistiche, un clown della politica ebbe a vantarsi che il suo merito principale stava nello «sparigliamento» mediatico, cioè nella possibilità di utilizzarlo per ridurre anche consistentemente le prestazioni senza che ve ne fosse una diffusa consapevolezza. Passo dopo passo si è arrivati alle misure sull’innalzamento della vita media come fosse una colpa da espiare. Esaurita la vita produttiva si diventa solo un costo che va abbattuto.
È così che la crisi viene fatta ricadere, evocando sensi di colpa, su chi lavora e dopo una vita da schiavo riceve una pensione, se va bene, di 7-900 euro. È altrettanto naturale che con tali cifre cali la “propensione” alla spesa e conseguentemente anche la cazzo di “crescita” diventi più difficile. Tuttavia gli schiavi ai remi consentono ancora all’Italia di essere il secondo paese europeo per esportazioni (*).
Quindi il problema non sono le pensioni, ma come sempre la distribuzione della ricchezza. Messa in termini correnti, se Giuliano Amato becca al netto quanto venti pensionati medio-alti, è evidente che non ci sono troppe bocche ma solo bocche troppo grandi. Ma per quanto grandi, per quanto sprechino, non possono mangiare per venti. Perciò tesaurizzano, speculano, intrigano, ma non promuovono la “crescita”. E quindi la manfrina comincia daccapo.
Ma dove nasce tutta questa frenesia per il debito pubblico? Sono decenni che ha tale andamento, perché proprio ora tanto allarme? Per via dei mercati, dicono. E chi sono? I fondi pensione, per esempio. E chi ha in mano il mestolo? Oggi piove e la borsa va giù, domani pioverà di più e la borsa andrà su, dopodomani ci si regola sullo starnuto di Francoforte e New York. Suvvia, è un modo come un altro per succhiarci la vita e tenerci buoni con il terrore. La storia recente dell’Argentina, per esempio, lo dimostra.
Scommettiamo che se cade quel menagramo di B. la Borsa guadagna il 10% in tre giorni, effetto dello «sparigliamento» mediatico di cui sopra?
(*) Nonostante il governo, se si considera l'insieme del primo semestre 2011, le esportazioni superano le importazioni per 22,2 miliardi di euro, quando nello stesso periodo del 2010 il deficit era di 15,4 miliardi. Nel primo semestre 2011 le merci italiane vendute in Cina sono ancora in forte crescita (+23,4% in valore); nei primi sei mesi del 2011 le esportazioni italiane negli Stati Uniti sono cresciute del 22%, con l'Italia che guida in questo senso la classifica dei Paesi europei, insieme alla Germania. Le esportazioni di macchine italiane sono aumentate del 37% durante il primo trimestre del 2011, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, secondo l'Associazione dei Costruttori Italiani di Macchinario Tessile (ACIMIT).
Ogni giorno mi alzo e vado al lavoro con la speranza che sia un giorno in meno al collasso e alla fine di questo sistema purulento.
RispondiEliminaLei non ci crederà ma ormai solo questa speranza mi spinge in avanti, e i suoi post mi aiutano a restare vivo ed andare avanti. Non m'importa cosa sarà dopo. L'importante è che finisca.