martedì 17 maggio 2022

Non dimentichiamoci l'Asia

 

Il 12 e 13 maggio, si è svolto il vertice ASEAN-USA, il primo a tenersi a Washington nei 45 anni di storia dell’organizzazione. È stato anche il secondo vertice tenutosi negli Stati Uniti dopo un incontro del 2016 ospitato da Barack Obama in California.

L’ANSEAN è l’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico. Ne fanno parte dieci Stati: Filippine, Indonesia, Malaysia, Singapore, Thailandia, Brunei, Vietnam, Birmania, Laos e Cambogia, con una superficie complessiva di poco superiore a quella dell’Unione Europea, con quasi 700 milioni di abitanti, un PIL di 3.000 miliardi di dollari che cresce a un tasso medio del 4% annuo.

Lo scopo fondamentale dell’Associazione è di promuovere la cooperazione e l’assistenza reciproca fra gli stati membri per accelerare il progresso economico e aumentare la stabilità della regione. L’ANSEAN è uno dei principali partner dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, con la quale sviluppare la cooperazione per la pace, la stabilità, lo sviluppo e la sostenibilità dell’Asia. Dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai fanno parte Cina, India, Russia, Pakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan e Kazakistan.

Biden, definendo l’incontro come il lancio di una “nuova era nelle relazioni USA-ASEAN”, ha detto ai leader riuniti che “l’ampiezza delle nostre discussioni riflette quanto siano vitali le regioni dell’Indo-Pacifico e dell’ASEAN per gli Stati Uniti d’America”.

Chissà che cosa direbbero a Washington se il Xi Jinping dicesse ai membri dell’Unione delle nazioni sudamericane quanto sia vitale l’America Latina per gli interessi della Cina.

Senza nominare esplicitamente la Cina, Biden ha affermato che gli Stati Uniti puntano a “un Indo-Pacifico che sia libero e aperto, stabile e prospero, resiliente e sicuro”. Quindi la solita tirata ideologica sui “diritti umani”, che però gli Stati Uniti violano sistematicamente dalla loro fondazione.

Washington demonizza regolarmente Pechino dichiarandola una minaccia per l’Indo-Pacifico “libero e aperto” e per il cosiddetto “ordine internazionale basato su regole”. Le “regole” ovviamente sono quelle stabilite dagli USA per soddisfare i propri interessi economici e strategici, i quali vedono come una minaccia al loro dominio globale l’espansione economica della Cina.

Washington, da più di un decennio, alimenta le tensioni nella regione tra la Cina e alcuni membri dell’ASEAN, il Brunei, la Malesia, le Filippine e il Vietnam per controversie territoriali nel Mar Cinese Meridionale. La Marina degli Stati Uniti ha ripetutamente messo in scena provocatorie “operazioni di libertà di navigazione”, inviando le sue navi da guerra nelle acque rivendicate dalla Cina intorno agli isolotti sotto il suo controllo.

La dichiarazione congiunta ASEAN-USA ha fatto diversi riferimenti alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS): “Ci impegniamo a mantenere la pace, la sicurezza e la stabilità nella regione e a garantire la sicurezza e la sicurezza marittima, nonché la libertà di navigazione e sorvolo e altri usi legittimi dei mari come descritto nell'UNCLOS del 1982”. Che però gli Stati Uniti non hanno mai ratificato!

In parallelo è la stessa politica di minaccia degli USA/NATO ai confini della Russia. Del resto di quale altra politica estera è capace la cricca di Washington?

Biden durante il vertice ha promesso 150 milioni di dollari all’ASEAN di aiuti allo sviluppo. Pechino all’ASEAN a novembre ha promesso 1,5 miliardi di dollari. Gli USA basano la propria influenza sugli aspetti militari, infatti lo stanziamento più consistente è stato di 60 milioni di dollari per la cooperazione militare nel Mar Cinese Meridionale, con il pretesto di prevenire la pesca illegale cinese.

Di ciò che Biden e i leader asiatici hanno effettivamente discusso a porte chiuse, ovviamente non si sa nulla. Solo Singapore ha imposto sanzioni alla Russia per il suo interevento di difesa preventiva in Ucraina. Esistono divisioni anche in merito all’allineamento con la campagna di guerra guidata dagli Stati Uniti contro la Cina, tanto che nella dichiarazione congiunta del vertice non è apparso alcun riferimento a Taiwan.

I Paesi dell’ASEAN e la Cina sono interdipendenti in molti modi, soprattutto economicamente. Pechino ha un accordo di libero scambio con l’Asean e ha superato gli Stati Uniti per volume di scambi commerciali con la regione nell’ormai lontano 2009.

Per contrastare questi rapporti economici, Washington sta lavorando all’Indo-Pacific Economic Framework (IPEF), che Biden prevede di lanciare formalmente durante il suo viaggio in Corea del Sud e Giappone di questa settimana. L’IPEF, annunciato lo scorso ottobre e simile alla defunta Trans-Pacific Partnership (TPP), ha lo scopo di mettere il commercio e gli interessi degli Stati Uniti al centro delle relazioni economiche nella regione.

E però sulla base dell’IPEF i Paesi dell’ASEAN non potranno avere un accesso più ampio al mercato statunitense.

Il 24 prossimo, Biden prenderà parte al vertice del Quadrilateral Security Dialogue (Quad), un’alleanza quasi militare diretta contro la Cina, con il primo ministro giapponese Kishida e i leader di India e Australia. Scopo degli USA è creare un fronte quanto più ampio e compatto possibile contro la Cina. Se il tentativo di mettere la Russia, vera potenza nucleare avversaria, in condizioni di non nuocere riuscirà, il conflitto aperto con la Cina aspetterebbe solo di essere provocato.

1 commento:

  1. https://officinadeisaperi.it/materiali/geopolitica-blocchi-ricatti-valori-nazionalismi-da-il-manifesto-e-il-fatto/

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